AllianzGI - Un autunno di decisioni critiche

di FTA Online News pubblicato:
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Weekly outlook di Allianz Global Investors a cura di Stefan Rondorf, Senior Investment Strategist, Global Economics & Strategy.

Un autunno di decisioni critiche

Sebbene negli ultimi mesi il flusso incessante di notizie a livello globale non abbia dato segni di tregua, sui mercati finanziari sono emersi chiari segnali di distensione: lo dimostra ad esempio l'indice CBOE Volatility (VIX), una misura delle aspettative di volatilità implicita dei titoli dell'S&P 500, che ha indicato una stabilizzazione. Analogamente, l'indice di volatilità dei titoli governativi USA ha proseguito la sua tendenza al ribasso, a riprova di una minore tensione sul mercato. Ciò significa che, quantomeno nei mesi estivi, gli investitori hanno iniziato ad adattarsi a un contesto geopolitico costantemente instabile. Se tale tendenza proseguirà anche durante la stagione autunnale, che si sta avvicinando nell'emisfero settentrionale, dipenderà da alcune questioni decisive, tra cui:

1) La politica dei dazi statunitense e i relativi effetti: Finora l'impatto dei dazi sulle importazioni statunitensi è stato relativamente contenuto, grazie principalmente alla prudente costituzione di scorte da parte di imprese e consumatori, e alla decisione dell'amministrazione di sospendere temporaneamente l'applicazione di dazi più elevati poco dopo averli annunciati in primavera. Tuttavia, per la maggior parte dei Paesi interessati le aliquote si sono nel frattempo assestate su un livello più alto del previsto, mentre negli Stati Uniti le entrate fiscali derivanti dai dazi stanno aumentando sensibilmente. Nonostante i recenti dati economici rimangano nel complesso solidi e la dinamica inflazionistica sia contenuta, l'elevato onere legato ai dazi lascia presagire per i prossimi mesi una pressione al rialzo sui prezzi. Dal momento che i dazi sono in gran parte trasferiti sui prezzi al dettaglio, ciò dovrebbe pesare sulla fiducia dei consumatori, con possibili ripercussioni anche sulle dinamiche del mercato del lavoro e sulla crescita economica complessiva. Si è verificato un curioso colpo di scena: i cosiddetti dazi reciproci, così come alcuni degli altri dazi aggiuntivi, sono stati recentemente dichiarati nulli da un giudice federale; si prevede che l'amministrazione presenti ricorso alla Corte Suprema degli Stati Uniti, anche se è improbabile che una sentenza definitiva arrivi prima del 2026.

2) Le scelte di politica monetaria della Federal Reserve (Fed): Di recente, l'esecutivo del presidente Trump ha cercato di estendere la propria influenza sulla Federal Reserve, la banca centrale più importante al mondo, esercitando una pressione sostenuta affinché la stessa tagli i tassi di interesse e compiendo tentativi per occupare i posti vacanti nel Consiglio dei governatori; in un caso, un governatore è stato costretto a lasciare l'incarico e la legittimità del suo allontanamento è ora oggetto di revisione giudiziaria. Se i mercati obbligazionari dovessero ritenere che la Fed non agisce più in maniera indipendente, ossia fissando i tassi in base ai fondamentali economici e inflazionistici, le conseguenze potrebbero essere significative. Ciononostante, ad agosto gli investitori obbligazionari non hanno mostrato segnali evidenti di nervosismo, ma il sentiment potrebbe cambiare rapidamente. Di conseguenza, nei primi giorni di contrattazioni di settembre si è osservato un certo disagio nei mercati obbligazionari.

3) Prospettive di crescita del PIL europeo: In modo sorprendente, diversi indicatori anticipatori chiave di recente hanno dato segni di miglioramento. Sebbene in Europa permanga una forte preoccupazione per le ripercussioni della politica dei dazi statunitense, si avvicina lentamente l'inizio del nuovo anno, e con esso il pacchetto di stimoli fiscali del governo tedesco, che si prevede generi un primo impulso all'attività economica. Analogamente agli Stati Uniti, alcuni Paesi europei si trovano ad affrontare serie sfide sul piano fiscale: in Francia, per esempio, il Primo Ministro sembra destinato a perdere il voto di fiducia previsto per inizio settembre e al suo successore spetterà con ogni probabilità l'arduo compito di avviare il tanto necessario e urgente consolidamento di bilancio. Il Presidente potrebbe persino indire elezioni anticipate, aumentando ulteriormente l'incertezza. Gli investitori stanno anche valutando in che misura i piani di austerità del governo britannico possano ostacolare la crescita economica del Paese.

Alla luce di queste importanti questioni, gli investitori sono apparsi straordinariamente sereni ad agosto e alcuni indici azionari hanno addirittura raggiunto nuovi massimi. Il sentiment è stato particolarmente positivo riguardo all'intelligenza artificiale e all'espansione delle relative infrastrutture, contribuendo a un mercato sempre più dominato da un ristretto numero di titoli con un peso rilevante. Gli indici azionari globali sono dominati da Stati Uniti e tecnologia, con un rischio di concentrazione a livelli storicamente insoliti ed elevati. Se a settembre la fiducia degli investitori dovesse vacillare, mantenere un portafoglio ampiamente diversificato potrebbe rivelarsi la strategia più efficace per contenere la volatilità potenziale.

Le decisioni attese nelle prossime settimane suggeriscono la seguente allocazione tattica in termini di azioni e obbligazioni:

  • Le azioni rimangono la asset class preferita nel lungo periodo; tuttavia, alcuni indici globali molto diffusi hanno una ponderazione insolitamente elevata nei titoli statunitensi e tecnologici, risultando quindi particolarmente vulnerabili in caso di una loro battuta d'arresto. Per questo motivo, gli investitori dovrebbero monitorare con attenzione l'evoluzione della situazione negli Stati Uniti, inclusi i movimenti del dollaro. Potrebbe essere opportuno valutare la copertura di una parte delle esposizioni in dollari all'interno dei portafogli azionari globali.
  • Settembre è noto per essere un mese stagionalmente volatile per i mercati azionari, poiché il rientro degli investitori dalle vacanze estive porta a una riconsiderazione delle posizioni; data la maggiore propensione al rischio, anche quest'anno non si può escludere un andamento simile. Ad ogni modo, secondo le statistiche di posizionamento di Deutsche Bank, gli investitori non hanno ancora spinto al limite le proprie esposizioni al rischio, un elemento che potrebbe contribuire a contenere eventuali correzioni.
  • Anche al di fuori degli Stati Uniti, il momentum per alcuni mercati azionari è incoraggiante: oltre alle speranze di ripresa in Europa, le aziende giapponesi continuano a essere proiettate verso una maggiore redditività a lungo termine. Molti mercati emergenti presentano valutazioni interessanti e, in alcuni casi, la situazione politica sembra meno incline alle crisi rispetto a quella di Paesi industrializzati consolidati.
  • Il dollaro statunitense mostra il potenziale per un indebolimento nel medio termine: tra i fattori trainanti vi sono i persistenti dubbi sullo status del dollaro come bene rifugio, oltre alla prospettiva di imminenti tagli dei tassi da parte della Fed.
  • I mercati obbligazionari meritano attenzione: i segnali più evidenti di tensione sul fronte del debito sovrano si osservano sulla parte lunga delle curve dei rendimenti, specialmente negli Stati Uniti, in Francia e nel Regno Unito (cfr. Grafico della settimana). Una persistente tendenza all'aumento dei rendimenti a lungo termine aumenterebbe la pressione dei governi a ridurre ulteriormente la spesa, un fattore che potrebbe avere ripercussioni sui mercati azionari.
  • I mercati delle materie prime restano in fermento: la domanda di oro è ancora forte e l'offerta globale di petrolio sembra destinata a superare la domanda nei prossimi mesi. In assenza di crisi, è probabile che nella migliore delle ipotesi il prezzo del petrolio si muova lateralmente.
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