Banche e risiko, rispunta l'ipotesi Banco BPM-Credit Agricole Italia
pubblicato:L'ipotesi sarebbe quella di un'acquisizione della divisione italiane della Banque Verte da parte di Piazza Meda. Così Castagna resterebbe alla guida del gruppo, ma i numeri sono tutti da contare e non è detto che a Roma siano d'accordo

Un po’ fantasioso il mosaico del risiko non accenna a ricomporsi nel giorno in cui l’offerta di Banca MPS per Mediobanca vive un passaggio decisivo.
La maggior parte degli analisti ipotizza infatti che l’m&a, che ha visto finora Banca Ifis su illimity, Banca Generali su Banca Intermonte, Banco BPM su Anima e Bper sulla Popolare di Sondrio, sia - dopo il passo indietro di Unicredit proprio su Piazza Meda e l’affondo decisivo di Siena su Piazzetta Cuccia - a una svolta, ma non ai nastri di arrivo.
Troppo tumultuose le scosse telluriche del riassetto finanziario italiano dopo le ultime manovre per lasciare ipotizzare un riassesto repentino.
Troppo ampie le interferenze dei rami sempre meno collaterali del business bancario, come l’assicurazione o il risparmio gestito, per immaginare che il quadro si sia già fermato.
Banco BPM, un piano per scalare ancora le dimensioni
Così oggi Affari & Finanza di Repubblica ripesca un’ipotesi che sottotraccia è circolata nei mesi scorsi, partendo dalla Cenerentola del ballo che ha tanta voglia di guidare un nuovo giro di danze dopo mesi in difesa, in trincea: il Banco BPM.
Sulla banca guidata da Giuseppe Castagna è passata come una bufera l’offerta di scambio di Unicredit che il governo è riuscito a bloccare con le prescrizioni del golden share, poche ma buone, comunque sufficienti a frenare un Andrea Orcel per niente in soggezione. Anche se il piano dell’esecutivo sembrava progettare un asse Siena-Milano, con la fusione MPS-Mediobanca, se si farà, il primo disegno potrebbe subire quantomeno un rinvio.
Nel frattempo la più dinamica delle banche italiane, che è la francese Credit Agricole, potrebbe architettare qualcos’altro dopo le conquiste tenaci di questi anni.
Dopo Cariparma e Creval, dopo la conquista del 20% dello stesso Banco BPM, ma anche dopo il raffreddamento dei ponti di Amundi con Unicredit, è verosimile che la filiale italiana guidata da Giampiero Maioli e Hugues Brasseur non lasci le cose come stanno.
La Banca che ha sottoscritto un accordo con un plafond da 3 miliardi con il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida è un protagonista non trascurabile degli assetti finanziari italiani. Oltretutto non va dappertutto bene, anzi.
Banco BPM, spunti francesi dopo il passo indietro di Unicredit
Secondo la Repubblica, il raffreddamento di Unicredit su Amundi, il futuro rinnovo favorevole della partnership con l’asset manager controllato appunto dal Credit Agricole era uno dei pilastri dell’eventuale intesa sul Banco Bpm, potrebbe avere un costo molto pesante: a metà 2027, quando potrebbe non essere rinnovata la partnership, Amundi potrebbe perdere 65-70 miliardi di asset in gestione, commissioni relative da 500 milioni, in quinto degli utili di tutto il gruppo.
Controlliamo, il colosso francese del risparmio gestito che potrebbe non vedere di buon occhio l’eventuale nascita di un nuovo gigante Generali-Natixis, ha chiuso il primo semestre del 2025 con attivi in gestione per 2.267 miliardi in totale, di cui 199 miliardi di euro soltanto in Italia, dove quindi Amundi conta poco meno di un quinto degli asset in gestione e dove rischia di perdere un terzo dei propri attivi under management. Non sembra proprio una bella prospettiva, anzi, sembra piuttosto un allarme.
Che sia la strada di Piazza Meda quella da percorrere per difendere e rimpolpare la propria presenza italiana?
L’ipotesi di una fusione tra Banco BPM e Credit Agricole Italia, passante dall’acquisizione della francese da parte dell’italiana che lascerebbe in sella Castagna, non è di oggi: oggi la Repubblica ricorda che il 7 agosto Castagna in merito aveva ipotizzato che, in caso di merger, sarebbe stata più probabile una fusione tra banche italiane, che una conquista francese (ossia sarebbero stati loro a comprare Credit Agricole Italiane e non il contrario), mentre Le Echos a fine agosto tornava sul tema indicando proprio l’inossidabile manager di Piazza Meda come motore del deal. I numeri sarebbero tutti da ricalcolare.
Banco BPM-Credit Agricole Italia, i numeri in gioco
Oggi Banco BPM vale circa 17,41 miliardi di euro e secondo la Repubblica il valore di libro di libro di Credit Agricole Italia (CAI) è di 6 miliardi e quindi si potrebbe spuntare una valutazione da 5,5 miliardi di euro.
A quel punto il Banco BPM potrebbe offrire 1 miliardo di euro con il 39% di Agos Ducato, il big del prestito al consumo che è già una partnership con i francesi in maggioranza. Il Banco BPM poi potrebbe dare per un altro miliardo il 39% di Anima, mantenendo il controllo dell’asset manager al 51%. I rimanenti 2,3 miliardi di euro potrebbero essere offerti in azioni del Banco BPM, raggiungendo così i 4,3 miliardi di euro per il 76% di CAI controllato dal Credit Agricole.
Significherebbe cedere circa il 13,2% del capitale del Banco BPM, forse fino al 15%, cosa che porterebbe, dato il 20% di Piazza Meda già controllato dal Credit Agricole, la banca francese al 35% del capitale del gruppo guidato da Giuseppe Castagna.
Con la conseguenza di una probabile opa (?) e comunque con il risultato di un terzo polo bancario tutto francese in Italia.
Uno scenario in sostanza non troppo di diverso dall’attuale, ma la forma sarebbe sicuramente fin troppo filofrancese per l’approccio di questo governo. Oltretutto i calcoli sarebbero da fare bene. Il gruppo Credit Agricole in Italia conta un patrimonio netto di ben 8,3 miliardi di euro e un ampio ventaglio di attività, compresi leasing e real-estate.
Anche i cambiamenti nel management potrebbero non essere privi di attriti.
Quello che si immagina sarebbe un matrimonio tra big in evoluzione: a fine giugno il Banco BPM aveva quasi moltiplicato a 1,21 miliardi di euro gli utili semestrali (+62%), il gruppo CAI aveva aumentato del 5,4% a 468 milioni di euro l’utile netto.
A Milano le attività dello stato patrimoniale erano di quasi 211 miliardi, a Parma si calcolano circa 92,5 miliardi di euro di attivi consolidati a fine 2024.
Difficile dire se la strada da percorrere sia quella dell’integrazione che sarebbe un po’ nella natura di una partecipazione del Credit Agricole ormai strategica al 20% del Banco BPM.
Di certo il colosso francese ha ancora molto da dire in Italia. Di certo il Banco BPM vuole rientrare nel risiko, anche se stavolta a modo suo, come visto anche dai rumors su Banca Progetto.