Argentina, Milei si rafforza contro i pronostici alle ultime elezioni
pubblicato:Intanto gli aiuti USA raddoppiano e mentre l'austerity ottiene dei risultati sui conti pubblici e l'economia di Buenos Aires, Trump consolida la rete di alleanze. Il peso argentino però continua a perdere quota e l'inflazione galoppa ancora

Reazioni articolate sui mercati globali alla recente vittoria elettorale di Javier Milei alle elezioni di metà mandato: il suo partito liberista La Libertad Avanza avrebbe ottenuto il 40,6% delle preferenze contro il 31,7% della coalizione peronista avversa Fuerza Patria. Con questo voto si rinnovava una quota importante della Camera dove ora Milei potrebbe ottenere fino a 93 seggi, molti, 56 in più di prima delle elezioni, ma meno della maggioranza assoluta posta a 129 voti, anche se sicuramente il supporto caso per caso dai 17 seggi di Provincias Unidas, dai 14 di PRO (vero sconfitto delle elezioni con 21 seggi in meno) o dai 3 di UCR non dovrebbe mancare a dovrebbe anzi dare nuovo slancio al programma ultraliberista di Milei.
Argentina, Milei si rafforza contro i pronostici anche a Buenos Aires
Fuerza Patria rimane in maggioranza alla Camera con 97 seggi, ma il governo di Milei si consolida e batte sondaggi e attese della prima ora ottenendo un buon risultato anche nella Provincia di Buenos Aires dove va a un testa a testa al 41% con Fuerza Patria.
Proprio nella capitale poche settimane fa una elezione legislativa locale aveva premiato il peronismo di Fuerza Patria con il 47,2% dei suffragi contro il 33,7% di La Libertad Avanza.
Da molti era stato letto come una crepa nel muro dei consensi di Milei nella provincia che da sola ospita il 40% della popolazione nazionale, ma ora le elezioni del week end hanno smentito clamorosamente quelle indicazioni e cementato anzi il supporto al presidente Milei che potrà accelerare sul suo programma ultra-liberista basato sul consolidamento della finanza pubblica anche a costo di dolorosi tagli della spesa sociale.
Argentina, il peso però perde ancora quota
In queste ore in realtà il peso argentino perde sulle maggiori valute: lo 0,78% sull’euro (ci vogliono 1.735 peso per ogni euro) e lo 0,74% sul dollaro. Dal 10 dicembre 2023, quando Milei è salito al governo, la corsa al ribasso della moneta argentina non si è arrestata, anzi da 886 peso contro euro si è passati ad appunto 1.735, ma va ricordato che il presidente ha sempre dichiarato di preferire il dollaro al peso. I tassi d’interesse dell’Argentina sono al 29%, una percentuale in parte astratta perché la Banca centrale argentina non fissa un vero e proprio tasso d’interesse, ma livelli di cambio con il dollaro contro il quale il peso sembra sprofondare nonostante nei due anni di mandato Milei abbia tagliato di due terzi l’inflazione portandola a settembre al 21,9%, un livello ancora elevatissimo comunque e chiaramente d’impatto sulla popolazione locale.
Argentina, il sostegno di Trump a Milei sale a 40 miliardi
Ma con l’inattesa vittoria alle urne e le sue percentuali di successo, adesso Milei può fare nuovi programmi e avvantaggiarsi ancora del forte sostegno di Donald Trump, il presidente USA tanto vicino al leader argentino da aver minacciato il ritiro del sostegno Usa all’economia del Paese sudamericano in caso di sconfitta alle urne dello stesso Milei.
Una sorta di spada di Damocle economica che potrebbe avere avuto il suo peso in quest’ultima tornata elettorale. D’altronde il tutto per tutto giocato con successo in questa ultima tornata elettorale appariva già alla vigilia molto concreto, visto il recente finanziamento da 20 miliardi di dollari fornito dagli Stati Uniti con un currency swap che secondo il segretario del Tesoro Usa Scott Bessent questa volta sarebbe stato fornito da banche private e fondi sovrani e sarebbe stato “più orientato al mercato del debito”.
Questa volta che perché il nuovo finanziamento Usa giunge dopo un primo di eguale entità - 20 miliardi di dollari - con il quale già gli Stati Uniti erano intervenuti a difesa del peso argentino comprandone 20 miliardi di dollari con un altro currency swap a settembre.
Buenos Aires deve già 41,8 miliardi di dollari al Fondo Monetario Internazionale.
A prezzi correnti il Fondo Monetario Internazionale stima a 683 miliardi di dollari il Pil argentino del 2025, in crescita del 4,5% sul dato precedente.
Per una popolazione di circa 48 milioni di persone significa un Pil pro capite di 14.360 dollari con una disoccupazione al 7,5% che è un male minore rispetto alla citata inflazione di oltre il 28% Un altro successo di Milei da registrare nella traiettoria del debito pubblico passato dal 155,4% del 2023 al 78,8% atteso quest’anno.
I tagli feroci del budget in ambiti sociali come l’educazione, la previdenza, la sanità, l’assistenza e persino le infrastrutture hanno comportato in Argentina decine di migliaia di licenziamenti nel settore pubblico, ma oggi Milei sembra comunque essersi garantito il supporto popolare.
Non soltanto ha superato la prova, ma si è rafforzato. La stampella USA si fa sempre più importante, raddoppiata a 40 miliardi di dollari e affiancata da una cifra altrettanto imponente di debito con il Fondo Monetario Internazionale, non frena oggi la svalutazione del peso.
Gli oltre 300 miliardi di dollari di debito estero di Buenos Aires sono una scommessa in gran parte Usa, ma anche un rischio che gli stessi Stati Uniti devono sostenere per mantenere la credibilità di un sistema di alleanze dell’estrema destra mondiale filo-trumpiana.
Senz’altro è un feeling diverso rispetto a quello con Orban o con Putin, è un legame più chiaro per Trump, più patronale.
Finché però quei dollari non vadano perduti.
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