Eni, l'azione accelera dopo i dati del trimestre

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
6 min

Titolo sui livelli del 2019. I risultati sono in calo ma battono le attese in un contesto avverso e il gruppo rafforza il piano di buyback 2025

Eni, l'azione accelera dopo i dati del trimestre
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Eni in accelerazione a Piazza Affari dopo la pubblicazione di risultati trimestrali oltre le attese e il rafforzamento del piano di buyback che negli ultimi anni è stato uno dei pilastri della politica di redistribuzione di valore agli azionisti.

Eni, l'azione torna sui livelli del 2019

L’azione del cane a sei zampe guadagna il 2,36% e si riporta a 15,954 euro, dopo un allungo a 16,03 euro circa che ha inviato un segnale di forza ai mercati con la violazione al rialzo delle importanti resistenze statiche poste in area 15,8 euro dai massimi dell’ottobre 2023 e dell’aprile 2024.

A questo punto l’obiettivo di rango diventa il top dell’aprile 2019 a 16,05. Alle spalle i supporti di area 15,4 e le medie mobili esponenziali a 50, 100 e 200 sedute.

Hanno contributo a questo allungo senza dubbio anche le fiammate recenti dei prezzi del petrolio greggio con il Brent rimbalzato con decisione dai minimi del mese appena sotto i 60 dollari al barile, ma alla prova di importanti ostacoli in queste ore.

Le sanzioni di Trump alle russe Rosneft e Lukoil, dopo quelle del Regno Unito e in concomitanza con le nuove sanzioni europee di ieri, così come la decisione della Cina di sospendere gli acquisti di petrolio russo via mare hanno insomma avuto il loro peso nell’accelerazione del titolo di Eni, che d’altronde accelera da almeno tre sedute a Piazza Affari.

Eni, numeri del trimestre in calo, ma solidi e oltre le attese

Oggi, però, è il giorno dei dati trimestrali della società guidata da Claudio Descalzi. La produzione di idrocarburi è cresciuta in un anno del 6% a 1,756 milioni di barili al giorno, la capacità installata da fonti rinnovabili di Eni è balzata del 55% a 4,8 GW.

Nei tre mesi Eni ha però segnato un calo del 12% dell’utile operativo proforma adjusted a 2,996 miliardi di euro, anche se il dato si pone ben al di sopra del consensus raccolto dalla stessa società tra gli analisti a 2,81 miliardi di euro. Il saldo dei nove mesi indica un calo di questa voce del 19% a 9,358 mld.
Sono risultati molto robusti, se si considera, come il ricorda il gruppo, che nel trimestre il prezzo del petrolio era calato del 14% e il dollaro aveva perso il 6% sull’euro.

La società del cane a sei zampi scompone l’utile operativo per segmenti e ci permette quindi di registrare a colpo d’occhio l’apporto dei vari business: E&P (exploration & production di idrocarburi) -19% a 2,638 miliardi, è di gran lunga la componente più rilevante e influenza con le sue performance tutto il resto (-18% nei nove mesi). Il portafoglio globale di gas e GNL (GGP) balza invece del 21% a 346 milioni, il sistema Enilive e Plenitude cresce dell’8% a 331 milioni in termini di utile operativo proforma adj., refining e chimica tagliano le perdite operative da 192 a 53 milioni di euro, corporate ed elisioni varie comportano un -266 milioni contabile.

A fine periodo l’utile netto adjusted del gruppo flette del 2% a 1,247 miliardi di euro, ma si pone ben oltre gli 1,02 miliardi di euro del consensus: significa più del 22% in più delle attese degli analisti ed è una parte importante dalla storia di oggi.

Anche i flussi di cassa netti operativi sono solidi oltre i 3,07 mld (+3%), mentre flette notevolmente il debito netto ante IFRS 16 a 9,93 miliardi (-15%): con un patrimonio appena sotto i 53 miliardi, non è una questione di solidità patrimoniale, ma di redditività e il leverage ante leasing del gruppo flette da 0,22x a 0,19x.

Eni, le novità da business e satelliti

Nel concreto delle attività del gruppo prosegue indefessa la solerte attività di diversificazione, sviluppo e valorizzazione dei business di Eni.
Ai benefici dell’aumento di produzione, si affianca la decisione finale di investimento in Coral North FLNG nelle acque del Mozambico, completamento in 3 anni con immissione sul mercato di 3,6 milioni di tonnellate l’anno di gas naturale liquefatto sono gli obiettivi.
Alla fase 2 il Congo LNG con il varo della nave di produzione di GNL Nguya FLNG (plateau atteso a 3 mln t/anno).

I satelliti fanno il loro lavoro: Azule Energy (Eni al 50% in Angola) ha avviato in anticipo Agogo West Hub, imminente l’avvio della produzione di NGC. Il satellite norvegese VAR Energy (63%) ha raggiunto in anticipo il target di 400 mila barili al giorno.

Il satellite britannico Itacha Energy (36%) va molto bene, anche in Borsa.

Il maggior satellite dell’E&P resta però quello in costituzione in Indonesia e Malesia con Petronas.
Si è fatto notare di recente l’accordo in Argentina con YPF per il maxi giacimento di Vaca Muerta che potrebbe arrivare ad esportare fino a 30 milioni l’anno di gas naturale liquefatto. E' stata completata la vendita del 30% del progetto a olio Baleine in Costa d'Avorio (in foto).

Ma anche gli altri business proseguono con i lavori. Versalis (chimica e raffinazione) continua la trasformazione con l’approvazione della conversione del polo di Sannazzaro e 4 progetti sui biocarburanti di Eni ed Enilive.

Già alla fine di quest’anno con l’acquisizione di Acea Energia Plenitude potrebbe portare da 4,8 a 5,5 GW la capacità rinnovabile installata. Il cracking di Brindisi si ferma e si avvia la conversione a un polo di batterie ad accumulo con Seri Industrial; progetto analogo a Priolo per biocarburanti e plastiche riciclate. La raffinazione è tornata in utile.

Eni migliora ancora gli obiettivi

Nonostante il clima avverso insomma, Eni ha mostrato i muscoli nel trimestre e si rivolge di nuovo agli azionisti con un aumento del buyback 2025 di 300 milioni di euro a 1,8 miliardi di euro. Una cifra che da sola fa poco meno del 3,6% della capitalizzazione attuale.

Questo aumento è del 20% sulla guidance del capital market update di febbraio e si abbina al rialzo del 5% del dividendo a € 1,05 che passerà dallo stacco il prossimo 26 novembre della seconda tranche da € 0,26.

La stima del flusso di cassa operativo (prima delle variazioni del circolante) sale a 12 miliardi (vs. stima anteriore a 11,5 mld) e nel quarto trimestre il gruppo punta a una produzione di circa 1,8 milioni di barili al giorno (in ulteriore rialzo quindi come visto).

L’ebit proforma adjusted del GGP (Global Gas & LNG Portfolio) Eni è elevato oltre il miliardo di euro e sono aumentate da 3 a 4 miliardi le iniziative di cassa e le altre misure organiche.

Confermati investimenti lordi sotto gli 8,5 mld; l’ebitda proforma adjusted di Enilive dovrebbe raggiungere il miliardo e quello di Plenitude superare gli 1,1 mld. A fine anno Eni si aspetta un leverage nel range 0,15x-0,18x.

Il mercato apprezza: Barclays, per esempio, ha subito confermato l'overweight con prezzo obiettivo a 17,5 euro e Jefferies ha ribadito un buy con target price a 16 euro.

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