Eni, un passo avanti importante nell'alleanza asiatica con Petronas
pubblicato:Siglato l'accordo quadro, entro fine anno la firma: la nuova joint venture dovrebbe produrre, soprattutto a gas, poco meno di un terzo di tutta Eni oggi. Il modello satellitare procede

L’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi è volato a Kuala Lumpur nella capitale della Malesia per siglare l’importante accordo quadro con Petronas, la compagnia petrolifera nazionale malese. La nuova joint venture era già stata anticipata al mercato a fine febbraio con la sigla di un memorandum of understanding esclusivo ed era poi finita al primo posto tra gli highlight strategici del gruppo fra le slide del primo trimestre nel contesto dei successi esplorativi del gruppo.
In pratica Eni e Petronas metteranno a fattor comune le partecipazioni che controllano sia in Malesia, che in Indonesia e creeranno una nuova società, una joint venture, che sarà partecipata con quote paritetiche del 50% corrispondenti al valore delle attività conferite.
Si tratta di un progetto che ha a che fare soprattutto con il gas e intende venire incontro alla domanda del mercato locale sempre più rilevante e al valore che in particolare il gas assume in questa fase di transizione energetica e decarbonizzazione di Eni e del mercato energetico.
Lo ha confermato Descalzi in un’intervista locale alla CNBC dichiarando che questa nuova entità godrà anche di una bancabilità indipendente dei progetti che dovrebbe regalare quindi delle agilità peculiari di sviluppo finanziario dei progetti.
Eni, i numeri del progetto asiatico con Petronas
I numeri sono rilevanti. Il portafoglio combinato della nuova società con Petronas arriva a 1.400 miliardi di metri cibi di potenziale esplorativo.
L’obiettivo è raggiungere i 500 mila barili di petrolio equivalente al giorno principalmente a gas. Le riserve complessive conferite dovrebbero essere di 3 miliardi e il potenziale esplorativo dovrebbe raggiungere i 10 miliardi di barili.
Per avere un’idea basti pensare che tutta la produzione di Eni – quindi sia quella ad olio che quella a gas - nel primo trimestre del 2025 è stata di 1,64 milioni di barili di petrolio al giorno circa. Quindi la nuova joint venture con Petronas da sola produrrebbe a regime poco meno di un terzo di tutta la produzione complessiva odierna di Eni.
In particolare poi Eni a oggi produce circa 786 mila barili di petrolio al giorno e 128 milioni di metri cubi di gas al giorno e nel primo trimestre ha segnalato di aver compensato le cessioni in Nigeria, Alaska e Congo, oltre ai cali produttivi dei giacimenti maturi, con i progetti in Costa d’Avorio, Congo, Messico e Italia.
Avvisati ovviamente dell’operazione sia il governo malese, che quello indonesiano. Ci vorranno comunque da 1 a 2 anni per insediare la nuova società, dopo il completamento della due diligence finanziaria, si prevede comunque la firma degli accordi finali, quindi la creazione concreta della nuova realtà entro la fine di quest’anno.
L’operazione con Petronas si inserisce appieno nel modello satellitare di Eni, con il quale il gruppo del cane a sei zampe sta gradualmente valorizzando i vari asset e al tempo stesso rafforzando la differenziazione tecnologica e geografica del proprio business in un contesto reso sempre più sfidante da almeno due variabili esogene: il rischio geopolitico, che minaccia gli equilibri globali di mercato, e il rischio di efficacia nell’esecuzione collegata alle autorizzazioni dei vari governi sui vari progetti, che rischiano in taluni casi di danneggiare l'efficacia delle operazioni. Lo ha ribadito da Kuala Lumpur lo stesso Descalzi.
Eni, chi è il futuro socio Petronas
Riepilogare rapidamente i numeri di Petronas può essere utile a comprendere le dimensioni e la rilevanza del deal. La società guidata dal presidente e CEO Tan Sri Tengku Muhammad Taufik ha chiuso il 2024 con l'equivalente in ringgit malesi di 64 miliardi di euro (in calo dai 68,72 dell'anno prima), l'ebitda del gruppo è stato di 22,82 miliardi di euro. Il gruppo ha chiuso l'anno con una produzione complessiva di 2,451 milioni di barili equivalenti di petrolio al giorno.
Eni nello stesso periodo ha registrato ricavi da 88,79 mld (in calo dai 93,7 mld di un anno prima) e una produzione di 1,71 milioni di barili equivalenti al giorno.
Eni, di recente altre operazioni di peso nell'E&P
Vale la pena ricordare che questa operazione di Eni si aggiunge alle diluizioni delle quote in progetti di peso come Baleine in Costa d’Avorio e Congo LNG: la cessione delle quote relative a Vitol porterà nelle casse del gruppo 2,7 miliardi di dollari.
Eni ha inoltre siglato, sempre in campo esplorativo accordi con Cipro ed Egitto per le risorse del gas cipriota di Cronos nel Blocco 6 ampliando la produzione strategica a gas nel Mediterrano.
Eni, di recente in Argentina un altro accordo di peso sul gas
Appena pochi giorni fa il gruppo Eni si è inoltre fatto notare per la sigla con YPF, la maggiore compagnia energetica argentina, di un accordo per il progetto Argentina LNG, nell’ambito di un incontro tra il presidente argentino Javier Milei e il presidente del consiglio italiano Giorgia Meloni. In quel caso si è previsto investimento nel progetto in strutture per il gas liquefatto per 12 milioni di tonnellate l’anno. L’intero progetto Argentina LNG punta a un export di 30 milioni di tonnellate entro il 2030.
La strategia a gas di Eni è quindi non soltanto strettamente integrata con le esigenze strategiche di approvvigionamento energetico dell’Europa e dell’Italia, ma sta procedendo con una differenziazione geografica e tecnologica integrata anche con il piano di sviluppo satellitare del gruppo.
Un piano di sviluppo che ha già visto di recente anche l’accordo per un periodo di negoziato in esclusiva con la GIP di BlackRock per la cessione alla stessa del 49,99% di Eni CCUS Holding, la controllata della cattura di carbonio del gruppo Eni.
Le attività industriali del gruppo insomma non si arrestano e il modello procede. In questa fase però chiaramente con le pressioni sui prezzi del greggio dovute all’aggravarsi delle tensioni geopolitiche in Medioriente che hanno già influito in maniera importante sui prezzi del petrolio e potrebbero farlo di più in futuro, l’attenzione su Eni sarà ancora maggiore.