Snam si consolida nel gas naturale liquefatto dopo la delusione tedesca

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Il gruppo compra le quote di Igneo nel rigassificatore toscano OLT e lavora al nuovo piano industriale per marzo

Snam si consolida nel gas naturale liquefatto dopo la delusione tedesca
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Snam continua a lavorare. Questa volta si tratta del rigassificatore toscano OLT, un altro asset strategico dell’approvvigionamento italiano di gas nei mercati internazionali dopo il difficile decoupling dalla Russia. Snam ha annunciato che comprerà di 48,2% di OLT – Offshore LNG Toscana S.p.A. in pancia a Igneo Infrastructure Partners per 126 milioni di euro tutto compreso. Così Snam salirà al 97,3% della società che gestisce l’FSRU Toscana al largo di Livorno. L’acronimo sta per Floating Storage Regasification Unit e indica una nave che rigassifica il metano liquefatto in arrivo via mare a -160 gradi centigradi e allo stato liquido permettendone la distribuzione sulla rete di gasdotti nazionale.

Snam, che gestisce la rete nazionale dei gasdotti, sale così al controllo di questo terminal che unisce al 100% di FSRI Italis al largo di Piombino, alla FSRU BW Singapore al largo di Ravenna, all’onshore di Panigaglia vicino La Spezia e al 30% dell’Adriatic LNG. Qualche cifra aiuta. L’OLT Toscano ha raggiunto una capacità di rigassificazione di circa 5 miliardi di metri cubi di gas l’anno scorso e copre circa l’8% della domanda italiana.

Snam, i pesi nel gas italiano

Complessivamente il fabbisogno italiano l’anno scorso è stato di circa 61,5 miliardi di metri cubi, con un calo sul più basso livello degli ultimi 25 anni, anche se quest’anno le cose in termini di domanda stanno andando meglio per la richiesta delle centrali e in misura minore di famiglie e imprese a ottobre la domanda italiana di gas ha segnato un +8% sull’ottobre 2024 e nei 10 mesi è aumentata del 3%.

Da gennaio a settembre l’Italia ha importato 45,92 miliardi di metri cubi di gas (+3,6%) e il 33,4% è venuto dall’Algeria (approdo della pipeline a Mazara del Vallo), praticamente in linea con il 33,3% - circa 15,29 miliardi di metri cubi - complessivamente arrivato via mare tramite il GNL, il gas naturale liquefatto rigassificato nei vari terminal. Un altro 16% del gas italiano arriva dal TAP di Melendugno, in Puglia, cieca 7,37 miliardi di metri cubi in 9 mesi. Dal Passo Gries che veicola buona parte del gas del Nord Europa in arrivo sono giunti 6,58 miliardi di metri cubi, il 14,34% del totale.

Per capacità abbiamo: l’OLT toscano appena consolidato appunto a 5 miliardi di metri cubi, Panigaglia  con 3,5 miliardi di metri cubi; Rovigo, ossia l’Adriatic LNG per il 30% di Snam e per il resto dell’olandese VTTI di IFM Investors, Vitol e Adnoc, ha una capacità di ben 9,5 miliardi di metri cubi, l’FSRU di Piombino altri 5 miliardi di metri cubi, l’**FSRU BW Singapore **di Ravenna altri 5 miliardi di metri cubi. Cinque rigassificatori per 28 miliardi di metri cubi di capacità di GNL insomma.

Poi per Snam ci sono poi 13 impianti di compressione in tutta Italia e tanto altro ancora, dal cambiamento della rete per l’adattamento a flussi bidirezionali ai nuovi vettori, a partire dall’idrogeno per arrivare poi alla cattura di CO2, che potrebbe avere un impatto concreto sui costi degli energivori, vero tema caldo della politica industriale italiana.

Snam, lo stop sull'operazione tedesca

A inizio anno era stato presentato un piano molto ambizioso, ma da allora sono cambiate molte cose, dall’ad Agostino Scornajenchi, che ha preso il posto di Stefano Venier allo stop inatteso e pare definitivo sulla maxi acquisizione tedesca di OGE.

Alla fine lo scorso 14 novembre Snam ha comunicato la risoluzione dell’accordo con l'emiratina ADIA da cui avrebbe dovuto comprare il 24,99% di Open Grid Europe consolidando il ruolo di operatore europeo del gas in prima linea nello sviluppo dei vettori alternativi e della decarbonizzazione, oltreché della gestione dei flussi multi-molecola tra i vari confini del Vecchio Continente.

Ottenuto il via libera dall’Antitrust Ue e dai soci di minoranza purtroppo il piano ambizioso di Snam si è infranto su un pesante no del governo di Friedrich Merz veicolato dall’ufficio per gli investimenti esteri in Germania, in pratica il 35% di CDP Reti, il socio di riferimento di Snam con il 31,35% del capitale è dal 2014 (governo Renzi) di State Grid of China e pare che Berlino abbia imposto il timore di un’eccessiva influenza di Beijing su questi asset strategici. Per 4-5 mesi Snam ha proposto vari rimedi, ma alla fine il ruolo passivo cui sarebbe stata delegata avrebbe snaturato un progetto industriale di respiro europeo. Peccato.

Oggi si riparte dal gas naturale liquefatto anche se il vero appuntamento sarà ai primi di marzo con il nuovo piano industriale. Intanto il titolo oggi fa un passo indietro dopo i nuovi massimi di periodo di ieri a 5,802 euro. Intanto insomma si va avanti.

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