Asia-Pacific contrastata. A Tokyo Nikkei 225 perde lo 0,11%
pubblicato:Dopo una seduta di stop lunedì a Wall Street per la celebrazione del Memorial Day (festività, che cade l'ultimo lunedì di maggio, in cui si commemorano i soldati Usa caduti di tutte le guerre), alla riapertura degli scambi sui mercati asiatici la tendenza è stata contrastata ma complessivamente di moderato recupero. Il ministro delle Finanze giapponese Shunichi Suzuki, intervenendo davanti a una commissione del Parlamento, ha ammesso che i movimenti eccessivi dello yen non sono auspicabili ma ha ribadito che le preoccupazioni maggiori sono relative alla debolezza della valuta nipponica. "La debolezza dello yen favorisce i profitti degli esportatori ma aumenta anche gli oneri per le imprese e i consumatori, poiché fa salire i prezzi delle importazioni", ha dichiarato il ministro, secondo quanto riporta Reuters. "Poiché il nostro obiettivo politico è stato quello di ottenere aumenti salariali superiori all'aumento dei prezzi, a questo punto siamo più preoccupati dell'impatto negativo della debolezza dello yen", ha sottolineato Suzuki. Il ministro ha anche ripetuto che il governo continuerà a monitorare l'impatto della valuta sull'economia e sulle famiglie del Giappone e reagirà in modo appropriato. Il clima complessivamente positivo per la regione si concretizza intanto in un rialzo intorno allo 0,10% per l'indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso.
Sul fronte valutario il Dollar Index Spot, paniere che monitora la divisa Usa nei confronti delle altre dieci principali monete, è in arretramento di circa lo 0,10% a fronte di uno yen poco mosso sul biglietto verde. A Tokyo il Nikkei 225 perde lo 0,11% (segno opposto per l'indice più ampio Topix, apprezzatosi per quanto di appena lo 0,08%). Sul fronte macroeconomico, il tasso d'inflazione core del Giappone stilato dalla Bank of Japan (BoJ) è calato ulteriormente in aprile sull'1,8% annuo dal 2,2% di marzo (2,3% in febbraio). Settimana scorsa il ministero nipponico di Affari Interni e Comunicazione aveva reso noto che l'inflazione core del Sol Levante (al netto degli alimenti freschi e benchmark su cui la BoJ ha il target del 2%) aveva segnato in aprile un declino sul 2,2% annuo dal 2,6% di marzo (2,8% in febbraio), in linea con il consensus di Reuters. In aprile il Services Producer Price Index (Sppi, l'indice dei prezzi dei servizi alle imprese) è cresciuto in Giappone del 2,8% annuo, contro il 2,4% della lettura finale di marzo (2,2% in febbraio) e il 2,3% atteso dagli economisti. Su base sequenziale l'indice è invece salito dello 0,7% contro lo 0,9% precedente (0,2% l'incremento di febbraio).
Per S&P Global Ratings lo stimolo messo in campo dalla Cina a sostegno del settore immobiliare da tempo in sofferenza potrebbe generare un rischio per le banche che operano soprattutto nella città più piccole, spingendo temporaneamente la domanda ma causando anche un'impennata delle insolvenze dei mutui. Tra le altre cose la People's Bank of China (PboC) aveva annunciato la rimozione della soglia massima sui tassi ipotecari e la riduzione dell'acconto minimo per gli acquirenti di prima e seconda casa. "L'eliminazione della soglia minima darà agli istituti di credito meno spazio per assorbire le potenziali perdite in caso d'insolvenza", ha notato Ryan Tsang, analista di S&P citato da Reuters. Tutte in negativo le piazze cinesi. A meno di un'ora dal termine degli scambi Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 perdono circa lo 0,40% e lo 0,60% rispettivamente, contro la flessione di quasi l'1% dello Shenzhen Composite. In negativo anche Hong Kong: l'Hang Seng segna infatti un declino intorno allo 0,10% (e l'andamento è simile per l'Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell'ex colonia britannica per la Corporate China). A Seoul il Kospi si muove intorno alla parità, mentre a Sydney è stato dello 0,28% il ribasso dell'S&P/ASX 200 in chiusura.
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