Asia-Pacific è in positivo ma il Nikkei 225 perde lo 0,52%
pubblicato:Dopo un'altra seduta in deciso arretramento per Wall Street (peggiore dei tre principali indici newyorkesi ancora il Nasdaq Composite, deprezzatosi dell'1,82% giovedì), alla riapertura degli scambi sui mercati asiatici la tendenza si è fatta maggiormente contrastata virando alla fine in positivo. Sotto i riflettori le mosse delle Banche centrali. In scia alla pausa nella stretta monetaria da parte di Federal Reserve (Fed) e Bank of England (BoE), diversi istituti dell'Asia hanno lasciato invariato il costo del denaro (dall'Indonesia alle Filippine, da Taiwan a Hong Kong). Discorso diverso per la Bank of Japan (BoJ), che per l'ennesima volta ha confermato all'unanimità i tassi sullo 0,10% in negativo introdotto nel gennaio 2016. L'istituto centrale di Tokyo non ha neppure cambiato la propria guidance, mantenendo l'impegno ad "adottare ulteriori misure di allentamento senza esitazione". Linguaggio, nota Reuters, che si pensava potesse essere cambiato per assumere un tono più neutrale. Il clima positivo per la regione viene confermato dal rialzo intorno allo 0,50% dell'indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso.
Sul fronte valutario il Dollar Index Spot, paniere che monitora la divisa americana nei confronti delle altre dieci principali monete, è in marginale crescita a fronte di un indebolimento di circa lo 0,40% per lo yen sul biglietto verde. A Tokyo il Nikkei 225 perde lo 0,52% (fa meglio l'indice più ampio Topix, deprezzatosi comunque dello 0,30%). Sul fronte macroeconomico. in agosto il tasso d'inflazione è calato in Giappone al 3,2% annuo dal 3,3% di giugno e luglio. L'inflazione core è invece rimasta invariata sul 3,1% annuo precedente, contro il 3,0% del consensus di Reuters. Attività manifatturiera in frenata nel Sol Levante. In settembre l'indice Pmi Jibun Bank stilato da S&P Global ha infatti segnato su base preliminare un declino a 48,6 punti dai 49,6 punti di luglio e agosto, contro i 49,9 punti del consensus. L'indice si conferma così per il quarto mese consecutivo sotto la soglia di 50 punti che separa crescita da contrazione.
Tutte in positivo le piazze cinesi. A meno di un'ora dalla chiusura Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 guadagnano circa l'1,30% e l'1,60% rispettivamente, contro un rialzo intorno all'1,80% per lo Shenzhen Composite. Bene anche Hong Kong: l'Hang Seng è infatti in crescita di ben oltre l'1% (fa anche meglio l'Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell'ex colonia britannica per la Corporate China, con un progresso di circa l'1,70%). A Seoul è di circa lo 0,20% il calo del Kospi, mentre a Sydney si è limitato allo 0,05% il guadagno dell'S&P/ASX 200 in chiusura. Nuovo declino per l'attività manifatturiera dell'Australia. L'indice Pmi Judo Bank, elaborato da S&P Global, è infatti calato su base preliminare in settembre a 48,2 punti dai 49,7 punti della lettura finale di agosto, confermandosi per il settimo mese consecutivo sotto la soglia che separa espansione da contrazione.
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