Asia-Pacific è in recupero e il Nikkei 225 guadagna lo 0,26%
pubblicato:Dopo una partenza d'ottava in arretramento per Wall Street (peggiore dei tre principali indici newyorkesi il Dow Jones Industrial Average, deprezzatosi dello 0,94% lunedì), alla riapertura degli scambi sui mercati asiatici la tendenza ha virato su un generalizzato recupero. Sotto i riflettori la guerra commerciale di Donald Trump, che ha annunciato l'invio delle prime lettere con cui Washington comunica ai singoli Paesi le decisioni raggiunte in tema di tariffe commerciali. L'entrata in vigore slitta ancora dal 9 luglio al 1° agosto e questo è il fattore cruciale per gli economisti, visto che lascia aperta la porta a ulteriori negoziati (e in in realtà anche a nuove proroghe). Tra le 14 lettere ci sono quelle per Giappone e Corea del Sud, i cui dazi saranno del 25% e aumentati proporzionalmente nel caso di eventuali rappresaglie. Altri Paesi asiatici destinatari delle missive sono Indonesia (dazi del 32%), Bangladesh (35%), Cambogia e Thailandia (36%), Laos e Myanmar (40%). Il clima positivo per la regione si concretizza intanto in un progresso intorno allo 0,40% per l'indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso.
Sul fronte valutario il Dollar Index Spot, paniere che monitora la divisa Usa nei confronti delle altre dieci maggiori monete del mondo, è in declino di circa lo 0,20% a fronte di un marginale indebolimento per lo yen sul biglietto verde. A Tokyo il Nikkei 225 guadagna lo 0,26% (fa poco peggio l'indice più ampio Topix, apprezzatosi dello 0,17%). Sul fronte macroeconomico, in giugno l'Economy Watchers corrente (sondaggio che determina la fiducia tra i lavoratori in Giappone in relazione all'attività economica e permette di anticipare la spesa dei consumatori) è salito ulteriormente a 45,0 punti dai 44,4 punti di maggio (42,6 punti in aprile), in linea con i 45,1 punti del consensus. La Bank of Japan (BoJ) ha comunicato che in giugno i prestiti erogati dagli istituti di credito nipponici sono aumentati del 2,8% annuo, in accelerazione rispetto al 2,4% di maggio (e al 2,3% di aprile), a 639.747 miliardi di yen, pari a 3.732 miliardi di euro al cambio attuale.
Tutte in positivo le piazze cinesi. A meno di un'ora dallo stop alle contrattazioni Shanghai Composite e Shenzhen Csi 300 guadagnano circa lo 0,70% e lo 0,80% rispettivamente, contro una crescita di oltre l'1% per lo Shenzhen Composite. Bene anche Hong Kong: l'Hang Seng è infatti in rialzo di circa lo 0,80% (fa anche meglio l'Hang Seng China Enterprises Index, con un progresso intorno allo 0,90%). A Seoul è di un netto 1,80% l'espansione del Kospi, mentre a Sydney si è limitato allo 0,02% il guadagno dell'S&P/ASX 200 in chiusura. La Reserve Bank of Australia (Rba) a sorpresa ha lasciato invariati i tassi d'interesse sul 3,85% raggiunto in maggio con un taglio di 25 punti base, arrivato dopo quello di pari ammontare deciso in febbraio. Solo 5 dei 32 economisti che componevano il consensus di Bloomberg avevano previsto un costo del denaro invariato (la stima prevalente era di un ulteriore taglio di 25 punti base). L'istituto centrale di Sydney ha spiegato di volere attendere "ulteriori informazioni per confermare che l'inflazione rimanga sulla buona strada per raggiungere il 2,5% in modo sostenibile".
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