Asia-Pacific è in ribasso ma il Nikkei 225 guadagna lo 0,33%
pubblicato:Dopo una seduta contrastata per Wall Street (peggiore dei tre principali indici newyorkesi il Dow Jones Industrial Average, deprezzatosi dello 0,34% martedì), alla riapertura degli scambi sui mercati asiatici la tendenza mista è proseguita, consolidandosi però al ribasso. Donald Trump cerca di scrollarsi di dosso il marchio di Taco (acronimo che sta per Trump Always Chickens Out, in italiano "Trump si tira sempre indietro"), dopo che lunedì aveva dichiarato alla stampa che la nuova scadenza del 1° agosto per l'entrata in vigore dei dazi "è certa ma non certa al 100%". Martedì sul suo social Truth ha scritto che la data non sarà modificata in futuro: "Non saranno concesse proroghe". E a sorpresa ha annunciato un'imposta del 50% sul rame (in vigore sempre dal 1° agosto), che ha spinto i corsi del metallo sui massimi storici. Non solo. Trump ha anche parlato di tariffe fino al 200% sui farmaci e ha detto che sono allo studio anche dazi sui semiconduttori. Il clima negativo per la regione, si concretizza intanto nel calo intorno allo 0,40% dell'indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso.
Sul fronte valutario il Dollar Index Spot, paniere che monitora la divisa Usa nei confronti delle altre dieci maggiori monete del mondo, è in rialzo di circa lo 0,10% a fronte di un indebolimento intorno allo 0,30% per lo yen sul biglietto verde. A Tokyo il Nikkei 225 guadagna lo 0,33% (fa poco meglio l'indice più ampio Topix, apprezzatosi dello 0,41%). Sul fronte macroeconomico, in giugno la massa monetaria M2 è salita in Giappone dello 0,9% annuo, a 1.268.400 miliardi di yen (7.364 miliardi di euro), in ulteriore accelerazione rispetto allo 0,6% di maggio (e al rialzo dello 0,5% di aprile) e sopra allo 0,2% del consensus. La massa monetaria M3 è invece aumentata dello 0,4% annuo, contro lo 0,2% precedente (0,1% in aprile). Il mese scorso gli ordinativi di macchine utensili sono scesi in Sol Levante del 3,4% annuo, dopo il progresso del 3,4% di maggio (7,7% il rimbalzo di aprile) e nella prima contrazione dopo una striscia d'espansione durata otto mesi.
In giugno l'indice dei prezzi al consumo ritorna in Cina a una crescita dello 0,1% annuo, dopo il declino dello 0,1% di marzo, aprile e maggio (0,7% in febbraio, quando era stata registrata la prima deflazione da quella dello 0,8% del gennaio 2024). Il dato si confronta con la lettura invariata del consensus di Reuters. L'indice dei prezzi alla produzione è invece sceso del 3,6% annuo, nella più netta contrazione dal 4,4% del luglio 2023. Contrastate le piazze cinesi. A meno di un'ora dallo stop alle contrattazioni Shanghai Composite e Shenzhen Composite guadagnano circa lo 0,10% entrambi, contro uno Shenzhen Csi 300 che si muove sulla parità. Male invece Hong Kong: l'Hang Seng è infatti in declino di oltre l'1% (e l'andamento è simile per l'Hang Seng China Enterprises Index). A Seoul è intorno allo 0,70% l'espansione del Kospi, mentre a Sydney è stata dello 0,61% la perdita dell'S&P/ASX 200 in chiusura della sessione.
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