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Asia-Pacific in negativo. A Tokyo Nikkei 225 perde lo 0,80%

di FTA Online News pubblicato:
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Dopo una seduta contrastata per Wall Street (in positivo dei tre principali indici newyorkesi il solo Nasdaq Composite, apprezzatosi per altro di appena lo 0,05% mercoledì), alla riapertura degli scambi sui mercati asiatici la tendenza si è consolidata decisamente in negativo. Sotto i riflettori rimane la crisi del settore bancario, trasferitasi in Europa con il crollo del 24,24% registrato mercoledì a Zurigo da Credit Suisse. Dopo che la Schweizerische Nationalbank (Snb) aveva comunicato di essere pronta a sostenere il colosso bancario, trascinato a fondo (anche) dai crac di Silicon Valley Bank (Svb) e Signature Bank in Usa, Credit Suisse ha dichiarato che chiederà prestiti all'istituto centrale elvetico per 50 miliardi di franchi (circa 51 miliardi di euro). Intanto Moody's Investors Service ha confermato l'outlook negativo per il settore bancario della Cina, visto che l'impegnativo aggiustamento all'uscita dalle politiche di tolleranza zero sul Covid-19 "peserà sulla qualità degli asset e sulla redditività delle banche nei prossimi 12-18 mesi". E il clima negativo nella regione viene confermato dalla flessione superiore all'1% dell'indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso.

Sul fronte valutario il Bloomberg Dollar Spot Index, paniere che monitora la divisa americana nei confronti delle altre dieci principali monete, è in arretramento di circa lo 0,10% a fronte di un rialzo intorno allo 0,20% per lo yen sul biglietto verde. A Tokyo il Nikkei 225 perde lo 0,80% (fa decisamente peggio l'indice più ampio Topix, deprezzatosi dell'1,17%). Sul fronte macroeconomico, in gennaio la produzione industriale ha segnato in Giappone un calo del 3,1% annuo, in peggioramento rispetto al 2,4% di dicembre e sopra al declino del 2,3% della lettura preliminare diffusa a fine febbraio. Su base mensile, rettificata stagionalmente, la produzione industriale è invece crollata del 5,3% contro il precedente rialzo dello 0,3% e il ribasso del 4,6% del dato flash. In febbraio le esportazioni dal Sol Levante sono cresciute del 6,5% annuo, in accelerazione rispetto al 3,5% di gennaio ma sotto allo 7,1% del consensus di Reuters. Le importazioni sono invece salite dell'8,3% annuo contro il 17,5% precedente e il 12,2% atteso.

In febbraio i prezzi delle case nelle 70 maggiori città della Cina sono scesi dell'1,2% annuo, contro l'1,5% di dicembre e gennaio. Su base sequenziale i prezzi sono invece saliti dello 0,3% dopo la lettura invariata di gennaio. Delle 70 città oggetto dell'analisi, 13 hanno segnato contrazioni su base sequenziale, in ulteriore deciso miglioramento rispetto alle 33 precedenti (e alle 55 di dicembre). Tutte in negativo le piazze cinesi. Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 perdono infatti l'1,12% e l'1,20% rispettivamente, contro il ribasso dell'1,53% dello Shenzhen Composite. Male Hong Kong: a meno di un'ora dal termine delle contrattazioni l'Hang Seng segna infatti un declino di quasi il 2% (fa meglio l'Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell'ex colonia britannica per la Corporate China, comunque in perdita di circa l'1,30%). Calo limitato allo 0,08% per il Kospi di Seoul, mentre a Sydney è stata dello 0,86% l'espansione dell'S&P/ASX 200 in chiusura.

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