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Auto elettriche: il presidente USA Joe Biden annuncia nuovi dazi

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
6 min

La Casa Bianca annuncia nuove barriere doganali fino al 100% sulle auto elettriche cinesi e gabelle anche sui materiali critici, dalla grafite ai magneti permanenti, ma anche sull'acciaio e l'alluminio. Stellantis nello stesso giorno annuncia l'alleanza con Leapmotor per vendere le sue auto nel mondo a partire dall'Europa. La Cina intanto si prepara a conquistare il mercato

Auto elettriche: il presidente USA Joe Biden annuncia nuovi dazi

A metà strada tra la strategia geopolitica di lungo periodo e la campagna elettorale per il ritorno alle urne del prossimo novembre, ieri il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato una raffica di nuovi dazi sulle auto elettriche e le loro componenti realizzate in Cina. Il ventaglio delle tariffe applicate al made in China si è però allargato a molte altre industrie, ma si è anche pienamente inserito nella stretta commerciale che negli ultimi anni gli Stati Uniti hanno sposato anche con Donald Trump.

Auto elettriche, i dazi annunciati negli Stati Uniti

In un discorso nel giardino della Casa Bianca il presidente in gara per la rielezione a novembre ha ribadito la linea di contrasto delle pratiche commerciali cinesi ritenute scorrette.

Ecco in sintesi i principali nuovi dazi annunciati dal presidente Usa.

  • 100% sulle auto elettriche prodotte in Cina nel 2024

  • 25% sulle batterie elettriche (agli ioni di litio o anche con diversa tecnologia) prodotte in Cina

  • 25% sulle materie prime critiche impiegate per la produzione di quelle batterie, compresi grafite e magneti permanenti.

  • 50% sui pannelli solari (assemblati o meno che siano in Cina)

  • 50% sui semiconduttori prodotti in Cina

  • 25% su acciaio e alluminio.

“Per anni il governo cinese - ha affermato Biden - ha versato denaro pubblico nelle compagnie cinesi attive in un’intera gamma di industrie: acciaio, alluminio, semiconduttori, veicoli elettrici, pannelli solari e persino dispositivi medici critici come guanti e mascherine. La Cina ha pesantemente finanziato tutti questi prodotti spingendo le società cinesi a produrre molto di più di quanto il mondo possa assorbire e quindi riversando i prodotti in eccesso nel mercato a prezzi iniquamente bassi, spingendo fuori mercato la manifattura del resto del mondo”.

In questo contesto Biden ha parlato di tattiche anticompetitive tese, tra l’altro, a forzare le società statunitensi a trasferire la tecnologia in Cina. “Se vuoi fare impresa in Cina devi avere un proprietario cinese con il 51%, devi fornire accesso a tutta la tua proprietà intellettuale e così via”, ha aggiunto Biden che poi ha citato il caso degli anni Duemila in cui l’acciaio cinese inondò il mercato distruggendo oltre 18 mila posti di lavoro nelle acciaierie di Ohio e Pennsylvania. “Non voglio lasciare che succeda ancora”, ha commentato.

Biden ha rivendicato gli investimenti pubblici Usa nella manifattura statunitense promossi dalla sua Amministrazione: fino a 1,5 miliardi di dollari in 6 progetti per acciaierie sostenibili, il progetto di oltre 500 mila stazioni di ricarica e ha affermato che altri Paesi nel mondo stanno promuovendo investimenti simili.

Nel pieno della campagna elettorale che contrappone Biden a Donald Trump, va aggiunto che già a marzo lo stesso Trump aveva annunciato l’intenzione di imporre dazi del 100% su ogni auto prodotta in Cina e aveva promesso tariffe all’importazione al 60% sui prodotti cinesi sollevando anche i timori di quanti temevano un rialzo dell’inflazione negli Stati Uniti (tema che in parte riguarda anche le ultime misure annunciate dall’attuale inquilino della Casa Bianca).

Auto elettriche: e in Europa? Qua la Cina già si vende

Mentre Biden ieri annunciava una nuova stretta sull’import cinese di tecnologie e produzioni strategiche, in Europa con paradossale coincidenza Stellantis, la seconda casa europea per volumi, annunciava che presto avrebbe venduto le auto cinesi di Leapmotor nel Vecchio Continente e quindi nel resto del mondo. A metà tra la resa alla supremazia cinese nel settore e la tattica commerciale competitiva, la casa franco-italiana di stanza in Olanda annunciava che da settembre avrebbe attivato la Leapmotor International.

Della casa cinese ha comprato l’esclusiva sui mercati globali con un investimento da 1,5 miliardi di euro nel 21% del capitale della casa madre fondata da Jiangming Zhu e ha così ottenuto il 51% della joint venture che venderà le auto elettriche prodotte in Cina in Europa e nel resto del mondo, come piani molto ambiziosi di conquista dei mercati.

Una strategia opposta a quella statunitense il cui annuncio proprio ieri, nel giorno in cui si attendeva la stretta Usa, non può essere di mera coincidenza. D’altronde la differenza di ruolo e obiettivi tra un soggetto pubblico come il presidente Usa e uno privato, il CEO Carlos Tavares di una società privata, non può sfuggire.

Eppure la questione della supremazia potenziale della Cina nel mercato mondiale di tecnologie strategiche come le auto elettriche e i pannelli solari è stata dibattuta per mesi senza esito in Europa.

La corsa per le elezioni europee di giugno ha spuntato i propositi normativi in materia. La Commissione a ottobre aveva annunciato un’indagine sui sussidi statali cinesi alle tecnologie green made in China, proprio i temi che gli Stati Uniti hanno messo alla base degli ultimi dazi annunciati. Ma tutto si è incastrato con la campagna elettorale e si è smorzato e annullato.

Eppure i numeri urgono. La celebre ONG olandese T&E molto attiva sui temi della mobilità sostenibile nel Vecchio Continente ha calcolato a fine marzo che quest’anno il 19,5% della auto elettriche vendute in Europa sarà made in China: significa quasi un quinto! Secondo il Financial Times quest’anno i cinesi raggiungeranno il 25% del mercato europeo delle auto elettriche, quindi un quarto!

Ancora oggi i volumi di auto elettriche cinesi sono ridotti nell’Area della moneta unica, la fanno da padroni, per il momento, Tesla, Dacia e BMW che sono prodotte in loco, ma tutti sanno che in questo momento la produzione cinese è estremamente competitiva per costo e per tecnologia.

E la sua espansione è appena iniziata.

Il Global EV Outlook 2024 dell’IEA (l’Agenzia internazionale per l’energia) lo racconta bene: secondo quello studio già nel 2023 più del 60% delle auto elettriche vendute in Cina costava meno della corrispondente vettura a combustione. Sempre l’anno scorso il 60% delle auto elettriche vendute in tutto il mondo è stato cinese. La Repubblica Popolare ha scelto quella strada senza incertezze e ha costruito un predominio in tutta la filiera molto difficile da abbattere.

Gli effetti sui mercati globali già bussano alle porte dell’Occidente. Le Monde riportava qualche giorno fa che i porti del Belgio di Antwerp e Zeebrugge sono già inondati di auto made elettriche made in China. Nel 2022 da quei due scali sono passati oltre 3,4 milioni di veicoli di tutti i tipi. Antwerp è il maggior terminal per il trasporto di auto di tutto il mondo e potrebbe diventare uno dei nodi chiave dell’offensiva cinese globale su questo fronte.

Potrebbero infatti raggiungere i 4,1 milioni i veicoli elettrici esportati quest’anno dalla Cina in tutto il mondo. L’anno scorso in Europa si sono vendute 10,5 milioni di auto in tutto, di cui 1,5 milioni elettriche e 2,7 milioni di ibride, ma i numeri di queste due motorizzazioni, nonostante tutto continuano a crescere, soprattutto per le ibride. La Cina è pronta. E noi?

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