Forex: Dollaro? Euro? Ecco cosa ne pensa Goldman Sachs

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Dopo un calo a doppia cifra sull'euro quest'anno, il biglietto verde è ancor più sorvegliato speciale. Ecco le considerazioni degli analisti

Forex: Dollaro? Euro? Ecco cosa ne pensa Goldman Sachs

Il crollo del dollaro sull'euro del 15% nell'ultimo anno è stato sicuramente uno dei protagonisti finanziari ed economici globali del 2025.

Ha aggravato nei momenti più duri l'impatto delle trattative dell'Eurozona sui dazi USA, ma ha anche consentito al Vecchio Continente di tenere sotto controllo in maniera importante i costi delle materie prime in una fase di transizione difficile e appena avviata.

Il dollaro debole è stato letto al contempo come un segnale di disimpegno delle economie emergenti (e non solo) dagli Stati Uniti imprevedibili di Trump e come un carburante per le quotazioni di Wall Street più 'scontate' e per l'oro.

Un tema caldo, insomma, e capire cosa ne pensa Goldman Sachs è quindi interessante.

Il dollaro che verrà secondo Goldman Sachs

Secondo la banca d'affari statunitense l'indebolimento del biglietto verde è destinato a perdurare nel medio termine.

GS si aspetta ancora che il cambio euro/dollaro salga a quota 1,25 durante l'anno prossimo. Considerando che attualmente il cambio euro/dollaro tratta a 1,1764, secondo gli analisti, ci sarebbe spazio dunque per un ulteriore rialzo del 6,25%
Sono le due maggiori valute del globo, sono quindi dati da leggere con attenzione.

Goldman Sachs individua in particolare tre punti d'attenzione.

Il primo risiede nelle più bilanciate e robuste stime sulla crescita globale, che potrebbero tradursi in una maggiore debolezza del dollaro e in un supporto all'euro.

Il secondo fattore di rischio, per GS, deriva dal fatto che le attese sulla crescita dell'Eurozona sono prossime al consensus, un elemento che gli analisti attribuiscono a uno scetticismo diffuso su un eventuale miglioramento delle condizioni del ciclo nella prima metà del 2026. Gli impegni fiscali potrebbero quindi esercitare una pressione sulla valuta.

Gli analisti si soffermano inoltre sul tema chiave delle banche centrali e in particolare della Fed e della BCE che da tempo hanno avviato una decorrelazione con l'Eurozona che ha visto una rapida normalizzazione dei tassi, mentre gli Stati Uniti mantenevano tassi elevati per il timore di un'esplosizione dell'inflazione.

Per Goldman Sachs la politica monetaria divergente persisterà ancora nel 2026 e dovrebbe porre una base (floor) al cambio euro/dollaro con il rischio di un appoggio a ulteriori rialzi del cambio se il mercato del lavoro si dovesse deteriorare ulteriormente. Restano però da verificare le condizioni economiche sulle due sponde dell'oceano Atlantico.

Forex, per il dollaro e le maggiori valute un quadro complesso

D'altronde i fattori da introdurre nel computo dei rapporti di forza sono numerosi e articolati. Il Wall Street Journal riporta oggi le considerazioni dell'analista Maria Agustina Patti (Exness) sul supporto fornito dagli elevati rendimenti del Treasury statunitense a 10 anni, oltre il 4,16%, al dollaro: con i titoli di Stato prezzati in dollari tanto attraenti e l'assenza nell'immediato di importanti dati macroeconomici, è difficile che il biglietto verde registri movimenti troppo bruschi.

Domani però con l'arrivo di dati USA come Pil e gli ordini di beni durevoli la prospettiva potrebbe cambiare un poco, anche se le reazioni saranno probabilmente smorzate da mercati ormai a mezzo servizio.

Saranno fondamentali nei mesi anche le performance delle imprese che dovranno dimostrare la capacità di reggere con i risultati gli elevati multipli raggiunti: questo vale soprattutto l'intelligenza artificiale e per i settori collegati, ma non solo.

Saranno sorvegliati speciali di nuovo lo yen e la sua banca centrale.

Chiaramente le prospettive economiche saranno ancora una volta un pilastro importante delle valutazioni. Goldman Sachs si aspetta nel 2026 una crescita del Pil USA del 2,6% molto superiore al consensus raccolto al 2,0% e per l'Eurozona prevede un +1,3% a fronte di una media di consensus dell'1,1 per cento.
Anche il Giappone dovrebbe crescere dello 0,8% più della media delle valutazioni raccolte tra gli analisti allo 0,7%.

Di certo ancora una volta le valutazioni del dollaro, in rapporto all'euro, ma anche ad asset class molto monitorate come l'oro, il petrolio, resteranno fondamentali per valutare le posizioni di mercato, di qua e di là dall'Atlantico.

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