AXA IM - CIO Views: Il Regno Unito offre reddito, tassi in calo in Eurozona e rischio disinflazione in Cina
pubblicato:Il mercato del Regno Unito offre income e value.
Chris Iggo, Chief Investment Officer di AXA IM Core
La crescita debole, l'inflazione stagnante e le difficoltà fiscali hanno minato la fiducia nel Regno Unito. Tuttavia, l'indice FTSE 100 recentemente ha toccato un nuovo massimo storico. Come altrove, il P/E del mercato britannico è aumentato negli ultimi tre anni. Ciò nonostante, le valutazioni restano basse rispetto ad altri mercati, con un multiplo attuale di appena 12,8 rispetto al 22,5 dell'indice S&P 500 e al 14,3 dell'indice Euro Stoxx. Anche le previsioni sugli utili per azione degli indici delle large e mid cap hanno registrato un rialzo nello stesso periodo, sostenendo i rendimenti attesi. A fornire un enorme contributo ai rendimenti azionari del Regno Unito è stato tuttavia il reddito. Negli ultimi 20 anni, i rendimenti totali (dividendi inclusi) hanno più che raddoppiato il rendimento del prezzo puro, con rendimenti dei dividendi mediamente superiori al 3,5%. Con la crescita in miglioramento, l'inflazione potenzialmente destinata a diminuire e i rendimenti reali del mercato dei ?ilt ai massimi pluriennali, il Regno Unito offre opportunità di reddito e valore sia nelle azioni che nelle obbligazioni, nonostante il clima macroeconomico complessivamente negativo.
BCE: Tassi e inflazione nell'eurozona
Alessandro Tentori, Chief Investment Officer Europe AXA IM
I tassi di interesse dell'eurozona si sono dimezzati in appena 12 mesi e i policy maker della Banca centrale europea (BCE) ritengono che la politica monetaria sia ora vicina, o più vicina, alla neutralità. È possibile valutare quanto il tasso di riferimento della BCE sia più vicino a questo obiettivo osservando il divario tra i tassi d'interesse e l'inflazione di fondo. Un anno fa, i tassi erano al 4% e l'inflazione di fondo era al 2,9%. Oggi questo divario si è dissolto: i tassi sono al 2% e l'inflazione di fondo è al 2,3%. Un altro parametro interessante è fornito dalle curve a termine. Un anno fa, i tassi di interesse a breve termine in euro a un anno e a cinque anni erano scambiati rispettivamente a 100 e 150 punti base al di sotto del tasso sui depositi. Oggi, invece, i tassi si collocano esattamente a metà strada tra questi tassi a termine, con il tasso a un anno 20 punti base al di sotto del tasso sui depositi e quello a cinque anni 50 punti al di sopra. Si noti che la crescita potenziale e l'obiettivo di inflazione dell'eurozona sono probabilmente pari al 2,75%. Di conseguenza, un tasso di riferimento a lungo termine intorno al 2,5% non è così distante dalla neutralità.
Cina: crescenti rischi di disinflazione delle esportazioniEcaterina Bigos, Chief Investment Officer, Asia ex-Japan, AXA IM Core
A luglio il contesto deflazionistico della Cina è proseguito per il 34° mese consecutivo, con l'indice dei prezzi alla produzione (PPI) rimasto invariato. La persistente debolezza dei PPI solleva timori di eccesso di capacità produttiva e incide sui prezzi all'esportazione, aumentando i rischi di deflazione delle esportazioni e mettendo in ultima analisi a repentaglio la crescita di altre economie manifatturiere. Sebbene questo scenario sia in gran parte tollerato, visto che molti importatori sono ancora alle prese con un'inflazione elevata, potrebbe diventare problematico una volta che i tassi di inflazione rientreranno negli intervalli previsti. La persistente debolezza dei consumi interni e la forte produzione manifatturiera della Cina pongono rischi disinflazionistici duraturi e un renminbi più debole potrebbe essere un altro potenziale veicolo di propagazione della deflazione ad altri mercati. La competitività delle esportazioni cinesi è ampia e spazia dalla tecnologia ai metalli di base. Con il commercio cinese sempre più reindirizzato dagli Stati Uniti verso le economie europee e asiatiche, queste ultime diventano più sensibili a una concorrenza potenzialmente maggiore da parte della Cina. Al contempo, i mercati emergenti sono sempre più esposti a un potenziale impulso disinflazionistico, con beni "core" essenziali che formano una parte più ampia dei panieri dell'indice dei prezzi al consumo (CPI) e maggiori importazioni dalla Cina, in proporzione ai consumi.
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