Banca Generali giù, i soci di Mediobanca dicono no all'OPS

di FTA Online News pubblicato:
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Il progetto bocciato rappresentava per il CEO Alberto Nagel un tassello chiave della strategia volta a creare un campione europeo del Wealth Management

Banca Generali giù, i soci di Mediobanca dicono no all'OPS
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Banca Generali in calo ieri: il titolo ha ceduto il 2,86% a 49,54 euro. I prezzi hanno oscillato tra 48,06 e 51,15.

La bocciatura dell'OPS di Mediobanca

I soci di Mediobanca hanno bocciato l’Ops su Banca Generali, con circa il 43% dei voti tra favorevoli e astenuti. La decisione, che di fatto fa decadere il progetto, non mancherà di riflettersi sugli equilibri del settore bancario, anche alla luce del termine dell’Ops di Mps su Mediobanca previsto per l’8 settembre.

Le reazioni non si sono fatte attendere sui mercati: Banca Generali ha perso il 2,86%, complice il venir meno dell’appeal speculativo, mentre Mediobanca ha lasciato sul terreno l’1,41%. In calo anche Mps (-1,13%), con il mercato che sconta l’ipotesi di un rilancio dell’offerta, mai escluso dall’amministratore delegato Luigi Lovaglio, ora che la strada verso Mediobanca sembra più sgombra. In controtendenza, Generali ha registrato un rialzo dello 0,32%, beneficiando del nuovo interesse degli investitori.

Il progetto bocciato rappresentava per il CEO Alberto Nagel un tassello chiave della strategia volta a creare un “campione europeo del Wealth Management”, alternativa all’operazione concorrente e ostile di Mps. L’idea si inseriva in un percorso di trasformazione avviato oltre dieci anni fa: la progressiva uscita dalle partecipazioni storiche, il potenziamento del credito al consumo, dell’investment banking e soprattutto del wealth management.

Nagel non ha nascosto la sua delusione, parlando di “un’opportunità mancata per Mediobanca e per il sistema finanziario italiano” e ribadendo la fiducia nella strategia del piano industriale One Brand – One Culture, ritenuto in grado di generare più valore rispetto all’offerta alternativa di Mps.

Il top manager ha poi puntato il dito contro alcuni azionisti che, a suo dire, hanno agito in conflitto di interesse, anteponendo altre partite finanziarie italiane all’interesse di Mediobanca. Secondo Nagel, il mercato e i proxy advisors internazionali (Iss, Glass Lewis, Pirc) avevano chiaramente sostenuto l’operazione: il 35% del capitale si è espresso a favore, con il 25% rappresentato da istituzionali esteri e un 10% da investitori privati.

Il vero ago della bilancia è stato il fronte degli astenuti, pari al 32% del capitale. Tra questi spiccano la Delfin della famiglia Del Vecchio (19,8%), le casse previdenziali italiane (5%), alcuni istituzionali come Amundi, Anima H. e Tages (3%), la holding Benetton Edizione (2%) e Unicredit (2%).

I contrari, invece, si sono attestati attorno al 10%, con in prima fila il gruppo Caltagirone (9,8%), da tempo critico nei confronti del management e delle modalità di comunicazione dell’operazione. Solo la settimana scorsa la società Vm 2006 del gruppo romano aveva chiesto maggiori dettagli sugli accordi industriali e commerciali previsti tra Mediobanca, Generali e Banca Generali, ritenuti un elemento imprescindibile per valutare l’Ops.

La bocciatura segna dunque una battuta d’arresto per Nagel, che vede sfumare l’occasione di rafforzare Mediobanca come player paneuropeo nel risparmio gestito. Ora l’attenzione del mercato si sposta sull’Ops di Mps, in scadenza l’8 settembre, e su un possibile rilancio da parte di Siena, scenario che potrebbe riaprire completamente i giochi.

Per Banca Generali si chiude la parentesi dell’operazione straordinaria e si torna al business ordinario, che resta solido e profittevole. Nel medio termine, la valorizzazione del titolo dipenderà dalla crescita organica e dalle scelte di Generali, che ora ha le mani più libere.

Ecco i principali punti da considerare per il futuro di Banca Generali.

Fine dell’appeal speculativo: in Borsa il titolo ha subito un calo immediato perché viene meno l’ipotesi di un’operazione straordinaria che avrebbe potuto valorizzarlo ulteriormente. Questo toglie nel breve termine la componente speculativa che aveva sostenuto le quotazioni.

Ritorno al piano industriale: l’attenzione ora si concentra sulla capacità di Banca Generali di proseguire con le proprie strategie di crescita organica, legate all’ampliamento della rete di consulenti finanziari e all’offerta integrata con il gruppo Generali. La banca resta comunque una delle realtà più solide e redditizie nel private banking e nel wealth management in Italia.

Generali come perno: con la mancata aggregazione, la casa madre Generali rafforza la sua posizione di controllo e potrà decidere più liberamente l’evoluzione della controllata, senza doversi misurare con gli interessi strategici di Mediobanca. Il gruppo triestino ha tutto l’interesse a valorizzare Banca Generali come asset core nella bancassicurazione e nella gestione del risparmio.

Scenario M&A più complesso: la bocciatura riduce la probabilità, almeno nel breve, di operazioni straordinarie su Banca Generali. Tuttavia, in un settore come il wealth management in Italia, che resta molto frammentato e in cui le grandi banche vogliono rafforzarsi, non è escluso che in futuro possano riaffiorare interessamenti da altri player.

Posizionamento competitivo: senza l’Ops di Mediobanca, Banca Generali rimane “preda” potenziale e non “predatore”. Tuttavia, grazie alla solidità patrimoniale e alla forte capacità di attrarre risparmio, continua a rappresentare un gioiello appetibile, anche per eventuali alleanze industriali future.

L'analisi del grafico

Il supporto toccato giovedì a 48 circa è cruciale. Finché tiene, la fase correttiva partita dal massimo dell'11 agosto può essere interpretata come un fisiologico pullback all’interno di un trend ancora positivo. Una rottura sotto questo livello, invece, cambierebbe lo scenario a più ribassista nel breve-medio termine.

Osservando il grafico di Banca Generali, si nota infatti un movimento significativo in corrispondenza del supporto di area 48 euro, che è stato toccato e ha retto, almeno nella prima reazione intraday.

Questo livello è cruciale per diversi motivi: L’area coincide con il ritracciamento del 61,8% di Fibonacci del movimento rialzista partito dal minimo di luglio (45,48) fino al massimo di agosto (52,20).

Il rispetto di questo livello suggerisce che il trend rialzista possa ancora mantenere la sua struttura, nonostante la pressione ribassista successiva alla notizia sullo stop dell’Ops Mediobanca.

Scenari di breve termine

Positivo: se il titolo riuscirà a consolidare sopra i 48 euro, potrà tentare un recupero verso i 51,0–51,5 e poi tornare ad attaccare i massimi recenti a 52,2. Resistenza successiva a 55,80, lato alto del gap del 19 maggio.

Negativo: una chiusura decisa sotto i 48,0 aprirebbe spazio per un’estensione verso i 46,5 e successivamente verso l’area 45,5, minimo di luglio. Sotto quei livelli target a 43 euro.

Lo stop all’Ops da parte di Mediobanca ha tolto pressione speculativa sul titolo, che ora dovrà muoversi più per logiche di business e andamento dei mercati finanziari, piuttosto che su attese di M&A.

Questo potrebbe tradursi in maggiore volatilità nel breve, ma anche in un ritorno alla centralità dei fondamentali della banca (raccolta, risparmio gestito, utile operativo).