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Mercati, vendite diffuse dopo il caso SVB

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
5 min

L’intervento delle autorità Usa domenica spaventa le borse, vendite diffuse, clima di sell off e fly-to-quality. Le banche guidano le perdite

Mercati, vendite diffuse dopo il caso SVB

Avvio di ottava terribile per i mercati azionari europei dopo l’intervento d’emergenza di ieri delle autorità statunitensi su Silicon Valley Bank (SVB).

In pratica nella domenica di ieri la segretaria del Tesoro Usa Janet Yellen, il presidente della Fed Jerome Powell e quello della FDIC (l’agenzia statunitense per la garanzia dei depositi) Martin Gruenberg hanno annunciato una piena protezione per tutti i depositi incastrati nel dossier della banca californiana finita in crisi. Un intervento in contemporanea è stato annunciato su Signature Bank.

Già i mercati statunitensi avevano registrato forti perdite venerdì scorso e oggi HSBC ha annunciato prima dell’apertura dei mercati l’acquisizione per la cifra simbolica di una sterlina della filiale britannica di Silicon Valley Bank (SVB).

All’apertura i mercati europei, come detto, hanno virato rapidamente in modalità risk off, con vendite diffuse su tutti gli asset, ma in particolare sul settore bancario che a livello nazionale e continentale ha fatto ancora una volta da cinghia di trasmissione del panico. Particolarmente colpite in questo contesto le banche italiane.

In tarda mattinata il Ftse Italia Banche accumula un pesante ribasso del 6,09%, ma anche l’Euro Stoxx Banks cede il 5,5% In questo contesto terribile il Ftse MIB vede a più riprese la sospensione e l’ingresso in asta di volatilità dei maggiori titoli bancari italiani

In tarda mattinata sono ancora le banche a guidare i ribassi. Bper cede l'8,25%, Banco BPM il 7,22%, Unicredit il 6,11% e Intesa il 5,98 per cento. Nella sequenza di performance negative del maggiore listino italiano compaiono però in coda anche gli industriali.

Mercati, scatta il fly-to-quality

Come spesso succede, al panic selling si affianca il cosiddetto “fly-to-quality”, ossia la ricerca di asset class più affidabili dove concentrare le risorse ottenute dalla fuga dall’azionario. Tipicamente si tratta dei titoli di Stato, infatti i titoli del debito pubblico europeo segnano forti acquisti e quindi i loro rendimenti si comprimono.

Cede11 punti base il rendimento del BTP e torna al 4,17% mentre lo yield del Bund tedesco segna un calo di 17 punti base al 2,28% Di conseguenza lo spread BTP/Bund si attesta a 189 punti base.

Anche l’apprezzamento dello 0,98% dello yen sul dollaro e dello 0,78% sull’euro conferma la fuga verso tipici beni rifugio come appunto la  valuta giapponese. Anche l’apprezzamento del franco svizzero riflette queste logiche tradizionali.

Le reazioni dei mercati, come tipicamente avviene in questi casi sono comunque assai scomposte.

Banche, cosa teme il mercato?

Per capire di cosa ha paura il mercato oggi, bisogna fare un passo indietro e spiegare cosa è successo a SVB e quali conseguenze i mercati temono. La Silicon Valley Bank è una banca regionale statunitense specializzata nelle startup tecnologiche.

E’ sostanzialmente entrata in crisi la scorsa settimana quando ha annunciato operazioni straordinarie (tra le quali la vendita di azioni per 1,75 miliardi di dollari) per coprire un buco di bilancio da 1,8 miliardi di dollari che si era creato con la rapida vendita di un portafoglio da 21 miliardi di dollari in gran parte composto da Titoli di Stato statunitensi.

Questa vendita rapida di titoli deriva dalle forti richieste dei depositanti, spesso appunto collegati al settore tecnologico che ha vissuto i suoi chiari di luna nell’ultimo anno.

Il problema è che il rapido rialzo dei tassi di interesse dallo scorso marzo 2022 da parte della FED ha creato tensioni nei titoli tecnologici indebitati, ma ha anche causato un forte deprezzamento dei titoli del Tesoro USA a causa del rialzo dei rendimenti. SVB ha dovuto quindi vendere accusando pesanti minusvalenze ed è entrata in crisi.

Cosa teme dunque il mercato?

Essenzialmente i mercati temono un contagio all’intero sistema finanziario.

Si tratta di una paura per certi versi irrazionale, soprattutto perché le banche, sia quelle europee, che quelle statunitensi con attivi sopra i 250 miliardi di dollari, sono sottoposte a regole assai più rigide sulla liquidità di quanto non fosse SVB.

Ma ci sono anche troppe assonanze con la crisi del 2008 e quella del debito sovrano.

I tassi d’interesse in accelerazione hanno infatti inevitabilmente segato i prezzi dei titoli di Stato presenti nei portafogli bancari, per cui attualmente quei titoli hanno un valore nettamente inferiore che su alcuni bilanci bancari potrebbe pesare.

I grandi gruppi, anche per questioni regolamentari dovrebbero riuscire a portare i titoli a scadenza senza cristallizzare le perdite, ma altri potrebbero subire delle conseguenze.

In molti ricordano come la svalutazione di titoli di Stato in portafoglio abbia fatto tremare l’Europa durante la crisi del debito sovrano e in particolare l’Italia.

La paura è che l’accelerazione dei rialzi delle banche centrali dell’ultimo anno, un rally della stretta con una rapidità fuori dal comune, abbia lasciato anche nei bilanci bancari dei nodi che potrebbero venire adesso al pettine.

Sicuramente le reazioni di stamane sono scomposte, diffuse e spesso irrazionali, ma adesso gli operatori di mercato cominceranno a fare nuovi calcoli e in molti già puntano su un nuovo approccio alle strette monetarie delle banche centrali che potrebbero mostrarsi più accomodamenti se il contesto mutasse rapidamente.

L’apprezzamento dell’euro sul dollaro (EUR/USD +0,23%) in queste ore racconta anche una parte di questa storia, con alcuni operatori che puntano su un rallentamento della stretta monetaria della FED e un impatto minore sulla politica della BCE. Il problema sarà che nel frattempo l’inflazione non ha decelerato come da attese, quindi i policy maker monetari saranno chiamati a scelte ancor più difficili.