Banche, con il nuovo contratto un aumento di 435 euro al mese

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Già a dicembre un assegno da 1.250 euro in più. Ci sono 270 mila dipendenti coinvolti e andrà aggiunto il credito cooperativo. Ristabilita la base per il TFR, incentivi più corposi per le assunzioni e la partecipazione... ecco come funziona il nuovo contratto del credito

Banche, con il nuovo contratto un aumento di 435 euro al mese

Alla fine ce l’hanno fatta. I 270 mila bancari italiani hanno sottoscritto un rinnovo importante del contratto con l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) e con Intesa Sanpaolo, che ha seguito in maniera autonoma tutti i tavoli.

La prima cifra, un cifrone in realtà, sono i 435 euro di aumento al mese, per tutte e tredici le mensilità. Qualcosa come il 15% in più di media.

Se si moltiplica per i 270 mila, si ottiene più di un miliardo e mezzo di euro.

Se c’è un settore che se lo può permettere però, soprattutto dopo il tracollo della tassa sugli extraprofitti, è proprio il settore bancario. E questa dimensione crescerà notevolmente quando il credito cooperativo seguirà le strade del contratto ABI.

Banche e contratti: arretrato medio di 1.250 euro a dicembre

Sono cifre medie, ma in soldoni significa un arretrato medio di 1.250 euro in più nella busta paga di dicembre, quindi un recupero di 250 euro al mese dal 1° luglio alla fine dell’anno. Si sale poi, o si scende, con il livello di inquadramento.

Senza considerare che il nuovo contratto prevede anche una riduzione di mezz’ora dell’orario di lavoro da 37 ore e mezzo a 37 ore la settimana.

Ma sul fronte della flessibilità c’è stato dibattito: le banche hanno ottenuto la piena fungibilità e flessibilità dei quadri direttivi, ma sui trasferimenti i sindacati hanno mantenuto i tetti dei 52 anni e dei 50 chilometri oltre i quali bisogna ottenere il consenso del dipendente. I dipendenti ottengono inoltre maggiore libertà oltre gli incarichi dell’impiego: non serve più un’autorizzazione della banca per svolgere altri lavori, sarà sufficiente una comunicazione al datore di lavoro.

Banche e contratti: ristabilita la base di calcolo del TFR

Ma sul fronte dei soldi, l’aumento non è l’unica novità per il popolo del credito italiano. Infatti viene ripristinata con decorrenza dal 1° luglio 2023 la base di calcolo piena del TFR, cancellando le “agevolazioni” (alle banche) del 2012, in parte già ridotte con il rinnovo del contratto del 2019.

Cresce in altre parole la liquidazione per chi va a casa e non è una voce da poco vista la costante pressione sugli organici bancari e il numero elevato di uscite incentivate che ogni anno i maggiori gruppi promuovono.

Banche e contratti: contributo da almeno € 3.500 per neoassunto

Proprio sul fronte della mobilità in uscita e in entrata si registrano alcune novità importanti. Il settore e l’ambito sono gestiti da anni con il Fondo per l’occupazione (Foc) in entrata e il Fondo di solidarietà in uscita.

Basti pensare che dal 2012 a oggi il FOC ha supportato 40 mila assunzioni che hanno compensato ben 90 mila prepensionamenti. Il saldo negativo di 50 mila unità in 11 anni la dice lunga sulle dinamiche occupazionali del settore travagliato da una profonda trasformazione industriale, digitale, generazionale che finora ha visto il taglio massiccio di filiali (spesso ridondanti), ma deve affrontare anche l’approccio sempre più virtuale ed esigente al banking e l’allargamento dei servizi, per esempio, al canale assicurativo e a un trading online che ormai lo vede profondamente svantaggiato sui neobroker, soprattutto tra i giovani.

La banca intorno a noi, per citare un celebre spot di una banca senza sportelli, è insomma sempre più digitale, ma le esigenze crescono e servono competenze e personale anche in questo back-office articolato.

Sale in pratica da 2.500 a 3.500 euro la somma riconosciuta dal FOC per ogni neoassunto ogni anno e per tre anni, purché sia un giovane disoccupato fino a 36 anni, un disoccupato di lungo periodo, un cassaintegrato o un lavoratore in mobilità, una persona con disabilità, un lavoratore delle regioni del Mezzogiorno con i maggiori tassi di disoccupazione soprattutto giovanile.

Per le persone con disabilità l’importo è maggiorato del 20%, per il Mezzogiorno l’importo sale a 4.500 euro maggiorato di altri mille euro l’anno nel caso in cui la sede di lavoro del lavoratore sia nella stessa provincia della sua residenza. Sono cifre che valgono per l’assunzione e per la stabilizzazione, ma passano per il superamento di un periodo di prova.

L’accordo precisa che ovviamente l’importo non viene erogato se la banca attiva riduzioni di organico o licenziamenti per giustificato motivi oggettivo nei 12 mesi successivi all’assunzione.

Uno strumento chiave che emerge ancor di più in questo rinnovo è quello della staffetta generazionale.
Si tratta del meccanismo basato sulla compensazione, con le cifre del Fondo per l’occupazione (FOC), della riduzione dell’orario dei senior prossimi alla pensione con l’obiettivo di incoraggiare l’assunzione di giovani.
Restano il tetto dei 36 mesi massimi dalla data della pensione, non più di 3 anni dunque; dei 35 anni massimi di età del neoassunto; dei tre anni minimi di contratto.

Ma ci sono novità importanti anche sulla formazione retribuita che sale da 8 a 13 ore e sulla cabina di regia nazionale nata già nel 2019 ma ora estesa al digitale. E’ o dovrebbe essere uno strumento con cui il sindacato vuole farse propositivo su un tema importante per il credito come quello appunto della tecnologia e della digitalizzazione. La finestra di confronto del sindacato con la banca sui processi tecnici e organizzativi, quindi il ponte verso una banca più “partecipata”, che rappresenta una delle direttrici di questo rinnovo sindacale.

Confermate ovviamente le posizioni di principio contro molestie e violenze di genere mentre vengono estesi i compiti della commissione sulla sicurezza nata nel 2019 con specifici topic sullo stress da lavoro-correlato e sul clima lavorativo aziendale. Agli affetti da disabilità grave vengono aumentati del 50% i giorni di assenza per malattia.

Banche e contratti, ma il problema italiano dei salari rimane

Complessivamente sembra un contratto che fa felice tutti, forse una guida per i prossimi rinnovi in altri ambiti, anche se sarà molto difficile che le altre industrie riconoscano vantaggi di questo tipo ai propri dipendenti. Il livello dei salari è uno dei problemi strutturali italiani, ma fa il paio con produttività, costi dell’energia, competenze manageriali, cultura del processo, dimensione delle imprese.

L’idea di premiare il lavoro potrebbe e dovrebbe fare da apripista a una nuova stagione produttiva italiana. ma le banche hanno registrato un periodo straordinario grazie alla Bce e al rialzo dei tassi e possono oggi concedere molto ai dipendenti. In altri settori, dai servizi all’industria, alla logistica, alla ristorazione, all’edilizia sembra sarà molto più difficile.

Un’indagine di WTW (Willis Tower Watson) stima che nel 2024 i budget salariali per i dipendenti italiani cresceranno del 3,7%, dopo il picco del 3,9% del 2023. La valutazione è condotta su un plafond di quasi 700 grandi aziende. Significa che dopo essere cresciuti del 2,4% nel 2021, del 3,3% nel 2022 e del 3,9% nel 2023, i salari registreranno una crescita minore, al 3,7% appunto. Si tratta di situazioni virtuose di grandi imprese strutturate e persino in questi casi si aumenti che hanno largamente mancato i livelli di crescita dell’inflazione. Tuttavia forse l’anno prossimo si registrerà una crescita reale delle retribuzioni secondo l’ad di WTW Edoardo Cesarini.

Ci sono state aperture sullo smartworking e la flessibilità e si temono le diffuse dimissioni, la perdita di competenze preziose, l’incapacità di mantenere la competitività dell’azienda senza le professionalità più adeguate.

Nelle realtà meno strutturate e nelle PMI che sono l’ossatura dell’impresa italiana, il quadro potrebbe essere drasticamente diverso.

Di certo non sarà il rinnovo dei contratti bancari a rilanciare la spesa italiana per i consumi e neanche il taglio temporaneo dell’IRPEF.

Ma sono cose che probabilmente vanno nella direzione giusta.