Fineco, balzo a due cifre dell’utile, ma titolo in calo

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Margine d’interesse in calo del 10% e le spese operative aumentano, ma lo sviluppo della banca online è solido e presidia le principali tendenze del risparmio

Fineco, balzo a due cifre dell’utile, ma titolo in calo

Risultati trimestrali in crescita, ma vendite sul titolo anche per Fineco, dopo il caso di Intesa. L’azione della banca online guidata dall’amministratore delegato e direttore generale Alessandro Foti cede in questo momento l’1,99% e si porta a 17,74 euro dopo un affondo a 17,56 sui livelli del 30 aprile.

Fineco, le commissioni bilanciano il calo degli interessi

I risultati di Fineco sono però in crescita con ricavi in miglioramento dello 0,7% a 329,3 milioni nel primo trimestre e un utile netto di 164,2 milioni, balzato dell’11,7% sul dato di un anno fa.

Il margine d’interesse, come stanno confermando le maggiori trimestrali bancarie, mostra un calo dovuto al taglio dei tassi della Bce dell’ultimo anno: -9,9% a 161,2 milioni, -5,4% sull’ultimo quarto del 2024.

Bilanciano bene le commissioni con un +9,2% a 140,4 milioni che conferma il modello di business ben differenziato e supportato anche da 27,3 milioni di euro di risultati negoziazione, coperture e fair value (+56,3%).

Alle commissioni contribuisce in maniera importante l’area investing con ben 94,9 milioni (+11,4%), mentre il brokerage porta 37,1 milioni (+12,6%).

Crescono del 10% in un anno le spese operative a 87,2 milioni e portano a un calo del 2,3% il risultato di gestione (242 mln). Da notare anche il crollo degli accantonamenti per rischi e oneri: -90% a -3,8 mln contro i -38,1 milioni del primo trimestre del 2024, in pratica questa voce permette un balzo a due cifre dell’utile lordo a 236,4 milioni (+12,7%).

Una gincana insomma. Si conclude con un balzo di 153 milioni del patrimonio netto contabile a oltre 2,54 miliardi di euro e con un CET 1 ratio del 24,1% (in lieve calo sul 25,91% di fine dicembre).

Fineco, portafogli carichi di bond

Flettono anche i finanziamenti a clientela: -1,37% a 6,132 miliardi, ma sono stabili i crediti deteriorati netti a 4,1 milioni.

Fineco ha esposizioni in titoli sovrani per oltre 16 miliardi, il 46,56% delle attività finanziarie valutate sul costo ammortizzato. Se si aggiungono anche le emissioni sovranazionali, un altro 14%, e quelle di agenzie governative e autorità locali (un altro 5,32%), si raggiunge il 66,69%, più di due terzi dell’attivo del gruppo Fineco (oltre 22,95 mld). Di questo debito pubblico, 5,7 mld sono titoli di Stato italiani e 4,04 miliardi i titoli spagnoli.

Va notato sicuramente che i total financial asset di Fineco sono cresciuti dell’11% a 142,3 miliardi di euro, contribuiscono:

  • 66,3 miliardi di raccolta gestita (+9,7%),

  • 46,8 mld di raccolta amministrata (+16,9%) e

  • 29,1 miliardi di raccolta diretta (+5,2%).

Sono ben 68,7 miliardi (+14,7%) i total financial assets riferibili ai clienti private, ossia con asset superiori a 500 mila euro. Tanto per rimanere sul tema caldo del wealth management.

A fine marzo sono 1474 i dipendenti Fineco e 3.038 i consulenti finanziari. Sono 436 i negozi operativi, Fineco Center compresi.

A fine periodo la banca conta più di 1,7 milioni di clienti dopo l’acquisizione di oltre 15 mila customer ad aprile.

Il ramo Fineco Asset Management conferma intanto l’attenzione a nuovi prodotti e nuove soluzioni e sta sviluppando un’intera gamma di ETF attivi mentre cerca soluzioni per accompagnare gradualmente la clientela verso l’azionario e integra l’intelligenza artificiale nella piattaforma dei consulenti finanziari.

Un discorso sempre meno a parte meriterebbe anche il tema ESG: il 79% dei fondi distribuiti da Fineco è classificato ex articolo 8 e 9 SFDR e il 99,4% del portafoglio di tesoreria bancaria è investito in titoli sovrani o bancari con obiettivi net-zero entro il 2050. A fine 2024 Fineco ha tagliato del 31% le emissioni scope 1 e 2 rispetto al 2021 e ha target di riduzione del 55% e del 90% al 2026 e al 2050. Fineco Asset Management aderisce ai principi di investimento responsabile dell'Onu.

Fineco, dividendo generoso e il 70-80% degli utili in cedole nel 2025

Il prossimo 19 maggio 2025, il dividend day di quest’anno, Fineco staccherà un dividendo da 0,74 euro che implica sui corsi di stamane, nonostante il recupero del 25% dal terremoto dei dazi, un rendimento di oltre il 4,16% (dividend yield) assolutamente interessante.

Inoltre il gruppo prevede un payout ratio, ossia una quota degli utili distribuiti ai soci in dividendi, del 70-80% nel 2025.

Fineco, cosa si prevede quest'anno

La crescita sempre più importante della clientela (+39,8% nel primo trimestre) conferma la vittoria della strategia di lungo periodo di questa banca che ha fatto della modernità e professionalità dell’offerta una cifra particolare nel panorama del credito italiano.

Fineco rivendica a ragione la capacità di generare forti utili in ogni condizione di mercato, in questo contesto grazie all’investing e al brokerage. Fanno il FAM Retail (l'asset management per i piccoli clienti come le famiglie) che accresce la quota sul totale gli asset in gestione al 38,2%, fa bene l’advisory avanzato.

Il gruppo inoltre sta catalizzando nella divisione brokerage il forte appetito degli investitori per titoli di Stato ed ETF.

Coming soon: certificate a leva fissa su Bitcoin, nuovi ETF attivi, servizi di condivisione di portafoglio con i familiari.

Cosa si aspetta Foti per il 2025? È all’orizzonte un lieve ribasso delle commissioni bancarie dovuto a nuove regole sui pagamenti istantanei, ma il gruppo calcola che per ogni miliardo in più di attivi in gestione (AUM) accresce i ricavi di 4,5 milioni di euro e prevede risultati solidi e un giro di affari molto maggiore nel brokerage.

Cresceranno del 6% circa i costi, al netto di 5-10 milioni di costi aggiuntivi per iniziative di crescita (marketing, FAM e AI).

Il cost/income è comunque ancorato sotto il 30%. Prospettive rosee anche per raccolta netta e acquisizione clienti mentre il leverage ratio dovrebbe rimanere sopra il 4,5%

Per una delle poche grosse banche italiane dichiaratamente contendibili (i soli azionisti rilevanti sono BlackRock al 9,2%, Schroders al 5% e Fidelity al 4,97%) è straordinario che questo colosso del settore chiave del risparmio gestito non sia ancora spuntato un ruolo nel risiko massiccio che sta riprogettando il credito nostrano.