Manovra, scontro tra Governo e banche: 10 miliardi di contributi e un equilibrio sempre più fragile

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
4 min

Patuelli invita alla prudenza: “Non siamo un corno della fortuna”. All’orizzonte calo dei margini, crescita debole e nuovi crediti deteriorati

Manovra, scontro tra Governo e banche: 10 miliardi di contributi e un equilibrio sempre più fragile

Il confronto tra Governo e banche sulla manovra

Martedì sera, prima della bollinatura ufficiale del testo della manovra da parte della Ragioneria di Stato, si è tenuto un nuovo confronto tra Antonio Patuelli, presidente dell’ABI, e il viceministro Maurizio Leo. Nonostante settimane di contatti, il dialogo tra il governo e gli istituti di credito rimane aperto e destinato a proseguire anche durante l’iter parlamentare della legge di Bilancio.

Il nodo centrale è l’entità del contributo richiesto alle banche: secondo il governo, il “conto” scenderebbe a circa 10 miliardi di euro in tre anni, una cifra inferiore rispetto agli 11 miliardi indicati nel Documento programmatico di bilancio. Tuttavia, le stime interne del sistema bancario sono più elevate e indicano che l’impatto reale potrebbe essere superiore.


Misure confermate e limitate concessioni

Il testo “bollinato” conferma le misure più contestate dalle banche:

  • aumento definitivo dell’Irap,

  • slittamento della Dta,

  • riduzione della deducibilità degli interessi passivi.

Gli istituti sono riusciti a ottenere solo modifiche marginali, in particolare un lieve alleggerimento sulle norme relative alle svalutazioni per perdite su crediti. L’impianto complessivo della manovra, tuttavia, resta invariato nella sostanza.

Nel 2026 è previsto un gettito per lo Stato di 4,11 miliardi, a condizione che le banche utilizzino parte dei capitali accantonati negli ultimi anni. Una cifra simile è stimata per il 2027, mentre nel 2028 il contributo dovrebbe scendere a 1,8 miliardi.


La posizione del Governo e le parole di Giorgia Meloni

La premier Giorgia Meloni ha difeso la linea dell’esecutivo, respingendo le pressioni del settore bancario e sottolineando che gli utili record delle banche derivano anche da provvedimenti varati in passato dai governi a guida Movimento 5 Stelle, come il superbonus e la “potenza di fuoco” delle garanzie pubbliche sui prestiti.
La premier, dunque, considera legittimo che il sistema bancario restituisca parte dei profitti accumulati, specialmente in un contesto di rallentamento economico.


La replica dell’ABI e la posizione di Patuelli

L’Associazione Bancaria Italiana ha scelto una linea di profilo basso, preferendo non alimentare le polemiche politiche. Patuelli ha dichiarato che commenterà la manovra solo quando il testo sarà discusso in Parlamento, mantenendo un atteggiamento istituzionale e prudente.
Tuttavia, il presidente dell’ABI ha lanciato un messaggio chiaro: le banche non sono un “corno della fortuna”, ma devono operare in un contesto di stabilità e rispetto reciproco.

Ha anche ricordato che il settore si avvia verso una fase di riduzione dei margini e delle commissioni, in concomitanza con il progressivo calo dei tassi BCE e con l’aumento previsto dei crediti deteriorati.


Un equilibrio delicato

Nonostante la solidità patrimoniale e gli utili record di gruppi come UniCredit (8,7 miliardi nei primi nove mesi dell’anno), il comparto si trova ora di fronte a un equilibrio complesso: da un lato la necessità di contribuire al bilancio pubblico, dall’altro il rischio che un eccessivo prelievo indebolisca la capacità di credito e investimento del sistema bancario.

Il ministro Giorgetti ha ammesso che le misure sono “in parte concordate e in parte no”, riconoscendo implicitamente le tensioni rimaste.


Lettura strategica

La vicenda riflette una tensione di fondo tra politica e finanza in Italia: da una parte un governo che punta a massimizzare il gettito e a mostrarsi equo verso la cittadinanza; dall’altra, un settore bancario che teme un clima di diffidenza strutturale, in cui la redditività viene percepita più come una colpa che come un indicatore di solidità.

In prospettiva, il tema centrale non è solo l’impatto contabile delle misure, ma la sostenibilità del rapporto tra Stato e sistema finanziario, cruciale per sostenere la crescita in un contesto in cui il Pil italiano è previsto in aumento appena dello 0,6% nel 2025, secondo le stime della Banca d’Italia.

Ftse Italia Banche in fase di consolidamento: tra flag di continuazione e rischio di correzione

Il comparto bancario italiano sta vivendo giorni di equilibrio precario, tra un quadro politico in movimento e una configurazione tecnica che suggerisce cautela.

Sul grafico giornaliero, il Ftse Italia Banche si muove all’interno di un canale ribassista che potrebbe assumere i contorni di una flag di continuazione, ovvero una pausa temporanea del trend rialzista avviato a inizio anno. Tuttavia, solo il superamento stabile di area 31.500 punti fornirebbe un segnale di conferma in tal senso.

Finché i prezzi restano sotto questa soglia, prevale invece l’ipotesi di un movimento correttivo: la media mobile esponenziale a 100 giorni funge da spartiacque tecnico, e una rottura al ribasso potrebbe innescare una discesa verso la base del gap del 23 luglio, in area 27.950 punti.

In un contesto in cui la manovra economica prevede un contributo significativo a carico del settore bancario e la crescita del PIL rimane debole, il mercato sembra interrogarsi sulla sostenibilità dei margini e sulla tenuta del ciclo finanziario che ha sostenuto gli utili record degli ultimi trimestri.

💬 Dal mio punto di vista, più che un semplice consolidamento tecnico, questa fase riflette una riconfigurazione profonda delle aspettative sul ruolo delle banche nella nuova politica economica italiana.

Comments

Loading comments...