Banco BPM in calo ieri dopo il ritiro dell'offerta di Unicredit

di FTA Online News pubblicato:
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Poste Italiane, i dati positivi incoraggiano anche gli analisti

Banco BPM in calo ieri dopo il ritiro dell'offerta di Unicredit

Debole mercoledì Banco BPM. Il titolo ha ceduto il 2,47% a 10,07 euro. I prezzi hanno oscillato tra 9,822 e 10,18 euro.

A Piazza Affari la reazione alla decisione di UniCredit di ritirare l’offerta su Banco BPM è stata netta e, in parte, attesa: il titolo Banco BPM cede in modo vistoso, complice il venir meno dell’appeal speculativo legato all’M&A, mentre UniCredit sale del 3,6%, sostenuta anche da conti trimestrali oltre le attese e dall’upgrade della guidance.

Nonostante Consob avesse concesso una nuova sospensione di 30 giorni per chiarire il quadro informativo, UniCredit ha scelto di tirarsi indietro, citando l’impossibilità di soddisfare la condizione sul Golden Power.

Secondo JP Morgan, la mossa ha sorpreso il mercato: il gruppo avrebbe potuto rilanciare l’offerta subito o a settembre, visto che le restrizioni erano state in parte alleggerite dal Tar. Tuttavia, oltre ai vincoli normativi più rigidi del previsto, un altro fattore chiave sarebbe la presenza di Crédit Agricole, considerata una minoranza di blocco “più forte del previsto”.

Per Deutsche Bank si tratta di una “ritirata tattica”, che lascia a UniCredit maggiore flessibilità per valutare future mosse, senza escludere un ritorno sul dossier in futuro.

JP Morgan, pur segnalando la delusione per lo stop all’operazione, continua a vedere valore nella strategia stand-alone di UniCredit.

Il vero nodo ora riguarda Banco BPM, che rischia di trovarsi esposta a nuove mire esterne. “Per difendersi dovrà muoversi rapidamente con qualche operazione”, commenta un trader.

Prima dell’offerta UniCredit, ricorda JP Morgan, Banco BPM era vista come il partner ideale per una fusione con MPS, di cui detiene già il 9%.

In sintesi: UniCredit esce rafforzata sul piano strategico e operativo, mentre Banco BPM si trova in una fase di vulnerabilità che potrebbe riaprire scenari di consolidamento, con il governo e Crédit Agricole attori chiave nei prossimi sviluppi.

Banco BPM ha commentato il ritiro dell’OPS di UniCredit sottolineando che l’offerta era debole fin dall’inizio, priva di un premio significativo e carica di rischi.

Secondo la banca milanese, la proposta di scambio non riconosceva il giusto valore agli azionisti: il premio implicito era appena dello 0,5%, contro una media di circa il 45% in operazioni simili, e avrebbe comportato una penalizzazione di circa 2,4 miliardi per i soci di BPM, a vantaggio di oltre 7 miliardi per quelli di UniCredit.

Inoltre, la mancanza di un piano industriale chiaro e le esposizioni estere del gruppo guidato da Orcel aggiungevano ulteriori elementi di incertezza.

Banco BPM rivendica invece solidità e crescita autonoma: ha recentemente aggiornato la guidance al 2025 con un utile netto atteso di 1,95 miliardi e vanta un total shareholder return superiore al 1.000% dal 2020.

Con la fine della passivity rule, il gruppo si dice pronto a valutare nuove opzioni strategiche. L’ad Castagna ha però avvertito che la banca resta nel mirino di chi vuole aggregarsi in Italia, lasciando intendere che il risiko bancario non è chiuso.

Sullo sfondo, la mossa del governo italiano sul golden power ha bloccato l’operazione con UniCredit, ma ha di fatto lasciato campo libero a Crédit Agricole, già al 19% e in attesa di salire al 29%, con un’influenza crescente sul futuro assetto di Banco BPM.

UniCredit ha difeso la decisione di ritirare l’offerta su Banco BPM definendola “difficile ma giusta” per tutelare i propri azionisti e la strategia di creazione di valore.

La banca ha spiegato che la condizione chiave sul Golden Power non è stata soddisfatta, nonostante gli interventi del Tar e della Commissione europea, che avevano chiesto chiarimenti al governo.

Andrea Orcel, durante la call con gli analisti, ha chiarito che da aprile UniCredit è rimasta bloccata, senza possibilità di interagire con gli azionisti di Banco BPM o di gestire un processo ordinato. Nemmeno la proroga concessa dalla Consob avrebbe garantito certezze, poiché il governo stava valutando nuove norme che avrebbero potuto complicare ulteriormente il quadro.
Questa situazione di incertezza ha costretto UniCredit a congelare il buyback da 3,6 miliardi di euro, trasformando il progetto Banco BPM in un freno per l’istituto.

Orcel ha definito l’operazione un ingresso in “territorio inesplorato”, motivo per cui è stato deciso di chiudere il dossier e tornare a focalizzarsi sulle leve strategiche sotto il pieno controllo della banca.

Banco BPM, azione in laterale dai massimi di maggio

Banco BPM si muove lateralmente dal massimo di maggio, all'interno di un intervallo compreso tra i 9,60 e i 10,80 euro circa. Fino a che la base di questa fascia tiene resta possibile che il movimento laterale si possa dimostrare una pausa della tendenza rialzista precedente, quella partita dai minimi di aprile. Prima resistenza a 10,40, poi, al di sopra di 10,80, i prezzi potrebbero puntare verso area 11,80 euro. La violazione in successione di area 9,60 e poi di 9,40 segnalerebbe l'avvio di una discesa che potrebbe dimostrarsi anche ampia: a 8,13 c'è la base del gap rialzista del 10 aprile. Supporto intermedio a 8,80 euro.

Poste Italiane, i conti incoraggiano anche gli analisti

Poste Italiane in rialzo dello 0,82% ieri dopo che Banca Akros ha migliorato la raccomandazione sul titolo da Neutral ad Accumulate e incrementato il prezzo obiettivo da 18,50 a 20,00 euro.

Martedì Poste aveva fatto registrare un progresso del 2,77% in scia ai risultati trimestrali superiori alle attese.

I Ricavi del primo semestre 2025 sono apparsi in crescita del 5% su base annuale, attestandosi a 6,5 miliardi di euro.
L'Ebit adjusted è cresciuto del 12% a 1,7 miliardi mentre l'Utile Netto è pari a 1,2 miliardi ed in rialzo del 14%.

La guidance 2025 è stata rivista al rialzo con l'utile netto stimato a 2,2 miliardi di euro dai precedenti 2,1.

Poste, il titolo ricopre un gap down

Graficamente il titolo è tornato a coprire il gap down a 18,675 euro lasciato aperto in occasione dello stacco del dividendo lo scorso 23 giugno. Il rialzo visto dai minimi dello stesso mese a 17,675 ha per il momento le caratteristiche della temporanea correzione tecnica che per trasformarsi in impulso rialzista dovrà spingersi fin sopra 19,00 euro almeno, per poi lasciarsi alle spalle i massimi a quota 19,25. Fino a quel momento resterà vivo il rischio di nuove ricadute che sotto 17,675 potrebbero spingersi inizialmente in area 16,90 e poi fino a 16,30 euro almeno.