Eni, risultati solidi in un contesto difficile
pubblicato:Forte calo degli utili, pesano i prezzi del greggio e il calo del dollaro, ma il gruppo batte le attese degli analisti e rivede al rialzo le attese sulla generazione di cassa

La banca britannica Barclays sottolinea che l’utile netto rettificato di Eni nel secondo trimestre del 2025 è stato del 22% superiore sia al consensus compilato dalla società che dalla stessa banca. L’utile atteso da entrambe era di circa 930 milioni di euro contro gli 1,13 miliardi riportati dalla società del cane a sei zampe, ma va detto che questo dato mostra un crollo del 25% sul dato di un anno fa.
Con un Brent che valeva 84,94 dollari nel secondo trimestre del 2024 e 67,82 dollari nel secondo quarto del 2025 è inevitabile qualche scricchiolio, anche perché nello stesso lasso di tempo il cambio euro/dollaro è passato da 1,077 a 1,134 (il dollaro si è svalutato).
Tanto che Eni ha dovuto innescare misure mitigative della cassa per 1 miliardo di euro per ridurre gli impatti negativi di questo scenario nel secondo trimestre dell’anno.
Eni, avanti con il modello satellitare
In un contesto quindi sfidante Eni ha seguito la propria strategia con operazioni rilevanti nell’ambito del suo “modello satellitare” che ormai assorbe buona parte dei nuovi veri del bilancio del gruppo.
La società guidata dall’ad Claudio Descalzi sottolinea al riguardo il 20% di investimento del fondo Ares in Plenitude per una valutazione della società della distribuzione energetica e del green di 12 miliardi di euro: ha portato 2 miliardi di euro di cassa.
Insieme ad Enilive (mobilità, pompe di benzina, servizi ai viaggiatori), Plenitude conta già per 262 milioni di euro di utile operativo nel secondo trimestre e gli investimenti di terzi nelle due società hanno portato in cassa ben 3,8 miliardi di euro nella sola prima metà dell’anno.
Ancora sono in rosso chimica e raffinazione con una perdita operativa trimestrale invariata a 193 milioni di euro, con miglioramenti marginali attesi nel resto dell’anno.
La divisione Exploration & Production, l’idrocarburo con 2,42 miliardi di euro di utile operativo (comunque in calo del 33% su un anno fa), è il cuore del business seguito solo a distanza dalla divisione del gas liquefatto (387 mln).
Un altro deal sottolineato dal gruppo è stato quello dell’accordo in esclusiva di GIP per una joint venture della cattura di carbonio (CCUS). A fine maggio Eni aveva annunciato la cessione alla controllata di BlackRock dedicata alle infrastrutture del 49,99% del proprio business di carbon capture.
Altra operazione angolare è stata quella con Petronas nel gas di Indonesia e Malesia che ha messo insieme un potenziale esplorativo di 1.400 miliardi di metri cubi di gas e prevede di costituire una società capace di produrre 500 mila barili di petrolio equivalente di gas al giorno nel lungo termine.
Per avere un’idea Eni attualmente produce circa 1,7 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno, tra gas e petrolio, e in particolare 125 mila metri cubi giornalieri di gas.
Un altro passo avanti importante a breve sarà quello di investire con YPF nel progetto sul gas naturale liquefatto con l’Argentina per una produzione fino a 12 milioni di tonnellate l’anno.
Eni rafforza la guidance sulla generazione di cassa
Il gruppo ha individuato altre iniziative che dovrebbe portare a incassi di liquidità per ben 3 miliardi di euro di cassa, più dei 2 miliardi previsti inizialmente.
In altre parole Eni, in un contesto estremamente sfidante di prezzi in calo e cambi sfavorevoli, sta migliorando la guidance sulla generazione di cassa e ha aumentato la previsione sul flusso di cassa operativo adjusted (il CFFO prima della variazione del capitale circolante al costo di rimpiazzo) di mezzo miliardo di euro a 11,5 miliardi di euro.
Eni si aspetta un aumento dell’ebit proforma del GGP (Global Gas Portfolio) di circa un miliardo e conferma l’ebitda pro-forma adjusted di 1 miliardo per Enilive e oltre 1,1 miliardi per Plenitude che dovrebbe anche superare i 5,5 GW di capacità rinnovabile installata.
Nell’anno gli investimenti lordi dovrebbero essere inferiori agli 8,5 miliardi di euro e i netti sotto i 6 miliardi con qualche riduzione rispetto alle attese iniziali.
Lo scenario prevede prezzi del Brent a 70 dollari e un gas TTF a 40€/MWh. Una parte essenziale di questa strategia di resilienza e di trasformazione di Eni è nella riduzione del peso del debito: a fine giungo il gruppo aveva un rapporto tra l’indebitamento finanziario netto prima dei leasing IFRS 16 (10,2 mld) e il patrimonio netto (53,4 mld) del 19% (leverage), Eni intende mantenere tra il 15 e il 20% il leverage a fine anno.
Parte essenziale della proposta di valore di Eni è ovviamente la remunerazione dei soci ed è stato confermato un incremento del dividendo a valere sul 2025 del 5% a 1,05 euro per azione, sarà pagato in più tranche a partire dallo stacco di € 0,26 il prossimo 22 settembre.
La cedola è affiancata da un buyback da almeno 1,5 miliardi di euro (fermo restando che fino al 60% di flussi di cassa operativi adj. incrementali possono essere riallocati verso l’acquisto di titoli).