Cripto, per Binance l'Italia è un mercato maturo

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Nel Paese forte attenzione per il settore, in portafoglio non soltanto criptovalute famose come Bitcoin ed Ethereum, ma anche meme coin. Si cercano rendimenti e diversificazione.
Intanto negli States di Trump per Binance comincia un'altra epoca dopo anni durissimi

Cripto, per Binance l'Italia è un mercato maturo

L’Italia è tra i mercati cripto più maturi in Europa, lo conferma Binance, sostanzialmente la maggiore piattaforme di criptovalute del mondo. Gli investimenti in progetti Web3 in Italia (iniziative su blockchain e tokenizzazione) sono cresciuti nell’ultimo anno solo del 5% a circa 40 milioni di euro secondo l’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politicnico di Milano, ma l’ultima survey globale condotta da Binance su 27.000 utenti ha rivelato una community italiana particolarmente “matura e consapevole”.

Nel settore sarebbe attivo circa il 61% degli intervistati da un periodo che spazia da uno a cinque anni, una media superiore a quella globale che si ferma al 41,86%

In Italia la finanza catalizza già il 49% degli investimenti complessivi nel settore e gli utenti Binance italiani mostrano preferenze diversificate su criptovalute note: Bitcoin al 58%, Ethereum al 52%, BNB (il Binance Coin) al 55%.

Il 46% degli utenti Binance italiani intervistati ha detiene inoltre dei memecoin, quelle speciali criptovalute legate a fenomeni popolari su internet o nel mondo reale, a celebrità o comunità specifiche, come ad esempio il Dogecoin, che piace a Elon Musk, o lo Shiba Inu, anch’esso ispirato a un cane, o Pepe the Frog (una criptovaluta ispirata al noto meme di una rana antropomorfa).

Sono tutte percentuali nettamente superiori alla media globale e anche sul fronte normativo emerge una più profonda riflessione della community italiana che al 60% si attende dei cambiamenti della regolamentazione che attualmente è vista come punitiva per lo sviluppo del settore delle cripto.

Il comunicato di Binance non lo specifica, ma si ricorda al proposito che il governo Meloni ha alzato con l’ultima legge di bilancio per il 2025 la tassazione sulle plusvalenze sulle criptovalute dal 26% (che l’allineava al resto degli investimenti finanziari) al 42% sollevando le ire di gran parte dell’industry del Bel Paese. Intanto in Europa segnali come il Digital Product Passport (DPP) e il regolamento MiCAR sono visti come sintomi di un quadro in strutturazione con potenziali vantaggi anche per la sostenibilità e il settore finanziario.

Il vero paradiso delle criptovalute "europeo" - ma questo la nota di Binance non lo dice - è diventato in realtà da tempo la Svizzera, dove si è sviluppato un vero ecosistema delle blockchain, delle criptovalute, degli NFT con pochi pari al mondo, anche per l’assenza totale di tassazione delle plusvalenze da criptovalute (gli altri in Europa sono Cipro, Estonia, Malta e Slovenia): tutte le transazioni elvetiche non commerciali in criptovalute sono in altre parole esentasse.

Secondo il sondaggio di Binance il 58% degli utenti italiani vorrebbe un coinvolgimento degli investitori istituzionali nel settore delle criptovalute per farlo maturare.

Giova ricordare che, se da poco il presidente della Banca d’Italia Fabio Panetta si è detto convinto che la separazione che ad oggi c’è stata tra le banche italiane e il mondo dei crypto-asset le abbia tenute al sicuro dei rischi degli ultimi anni, di recente ha fatto scalpore l’acquisto di 11 Bitcoin da parte di Intesa Sanpaolo: un semplice piccolo test per la banca, una svolta epocale secondo un commento di Milano Finanza che ricordava che l’ETF di BlackRock sul Bitcoin ha superato di gran lunga quello sull’oro toccando i 55 miliardi di dollari e che con 2.000 miliardi di dollari ormai il Bitcoin supera la capitalizzazione di Meta.

Bitcoin, le ragioni italiane delle cripto in portafoglio

Gli investitori italiani in criptovalute mostrano comunque prudenza e dedicano loro nel 62% dei casi una quota del portafoglio inferiore al 10%, mentre solo il 27% stanzia tra il 10 e il 25% del portafoglio.

Ma perché questi investimenti? Per il 58% è il rendimento elevato legato alla volatilità del mercato il principale fattore d’interesse, seguono nella classifica delle motivazioni la ricerca di decentralizzazione e di indipendenza finanziaria, quindi la volontà di diversificare rispetto ad asset tradizionali.

Il 41% degli intervistati sottolinea dei vantaggi nella velocità e nella facilità delle transazioni.

A livello più istituzionale il blockchain italiano, secondo il citato studio dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, percepisce potenziali vantaggi nella digitalizzazione della pubblica amministrazione e in nuovi ambiti come il settore immobiliare (9%) e la logistica (4%), anche se lamenta carenti investimenti infrastrutturali.

Gianluigi Guida, CEO Binance in Italia parla del 2024 come di un “anno spartiacque” per il settore cripto.

Ma Binance come noto non è solo un caso italiano, ma globale e anche molto molto statunitense e un aggiornamento sui suoi casi d’oltre Atlantico giova.

Binance: dopo anni difficili, negli Stati Uniti l'era Trump si apre bene per la piattaforma  

Sono passati un paio d’anni, ma sembra un’era ormai. Era il 2023 quando Binance, già allora una delle maggiori piattaforme di scambio di criptovalute del mondo, finì nel mirino della SEC.
La Consob Usa la sommerse di accuse, dalla gestione di un mercato di negoziazioni senza autorizzazione, alla rappresentazione ingannevole dei controlli sul trading, fino alla confusione dei fondi dei clienti con quelli della società.

Nel mirino dell’allora numero uno della SEC allora guidata da Gary Gensler finì Changpeng Zhao, fondatore e allora amministratore delegato di Binance, un manager cinese naturalizzato canadese alla guida della più grande piattaforma di cripto del mondo.

Il caso si risolse solo parzialmente con un’ammissione di colpevolezza per mancata vigilanza anti-riciclaggio e mancata registrazione come società di trasferimento di capitali, Zhao lasciò la dirigenza e finì in carcere per quattro mesi, Binance fu condannata a pagare una delle maggiori sanzioni della storia degli Stati Uniti, circa 4,31 miliardi di dollari.

Il procuratore generale Merrick B. Garland aveva commentato: “Binance è diventa la più grande piattaforma di scambio di criptovalute del mondo in parte grazie ai crimini che ha commesso – ora sta pagando una delle maggiori sanzioni della storia americana”.

Janet Yellen, la ex numero uno della Fed in carica come Segretario al Tesoro (quindi ministro delle finanze) sotto l’amministrazione Biden aveva rincarato: “Binance nella ricerca del profitto ha chiuso gli occhi sui propri doveri legali. La sua volontaria mancanza ha permesso che tramite la propria piattaforma giungessero capitali a terroristi, cybercriminali a gente che abusa dei bambini”.

L’Acting U.S. Attorney Tessa M. Gorman aveva sottolineato che Binance aveva generato transazioni illegali tra utenti statunitensi e giurisdizioni sotto sanzione, come l’Iran, Cuba, la Siria e le regioni dell’Ucraina occupate dalla Russia.

Un’altra epoca e oggi gli Stati Uniti di Donald Trump hanno adottato un approccio completamente diverso. È di pochi giorni fa la notizia riportata dal Wall Street Journal che, in attesa dell’insediamento effettivo alla SEC di Paul Atkins, fondatore della società di consulenza finanziaria Patomak Global Partners e dichiarato fan delle criptovalute, l’acting chairman della Sec Mark Uyeda ha chiesto ai tribunali una pausa di 60 giorni nei casi ancora attivi contro Binance alla luce dei nuovi orientamenti dell’amministrazione Trump.

Già in campagna hanno fatto scalpore le nuove criptovalute (delle meme coin) dello stesso Donald Trump e della First Lady Melania ed è appena di qualche giorno fa la museruola imposta dal neopresidente al Foreign Corrupt Practices Act, un impianto legislativo in forza dal 1977 per punire i fenomeni di corruzione all’estero attuati dalle compagnie statunitensi.

Un corpus di norme che – recita l’ordine esecutivo del 10 febbraio firmato da Trump – “è stato sistematicamente e in maniera sempre più intensa trascinato oltre i confini appropriati e abusato in un modo che danneggia gli interessi degli Stati Uniti”. La persecuzione federale di certe pratiche (in sostanza le mazzette internazionali in settori come i minerali critici, i porti in acque profonde e altre infrastrutture e asset importanti) che secondo la nuova amministrazione Trump sono di routine tra le imprese in altre nazioni avrebbe danneggiato la competitività economica degli Stati Uniti e quindi la loro sicurezza nazionale, per cui ci vorrà ora una specifica valutazione e un diretto mandato del procuratore generale Usa per intervenire.

In pratica non soltanto un liberi tutti, ma anche una revisione dei casi già incardinati, circa 30 soltanto lo scorso anno secondo un report dello studio legale Gibson Dunn riportato dal Wall Street Journal.

Come per le cripto si tratta di un altro aspetto estremo della deregolamentazione che Trump aveva promesso e che in questi giorni mantiene.