FTAOnline

Certificates: cosa sono e come funzionano

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
4 min

I certificati di investimento o certificates sono strumenti finanziari che hanno conosciuto un grande sviluppo negli ultimi anni grazie a una serie di vantaggi importanti che offrono agli investitori. Vediamo quali.

Certificates: cosa sono e come funzionano

I Certificates sono strumenti estremamente flessibili che consentono ai risparmiatori di adottare una serie molto ampia di strategie e quindi di adattare in maniera anche molto articolata il proprio posizionamento sui mercati alla propria visione e alle proprie caratteristiche in termini di attese e di rischio.

Tecnicamente i certificati sono dei derivati cartolarizzati, ossia una combinazione di vari contratti finanziari che vengono “condensati” in un unico titolo scambiabile come un’azione.

Praticamente sono strumenti finanziari che permettono, ad esempio, di incassare un profitto al verificarsi di determinate condizioni (o al non verificarsi). Si tratta comunque di strumenti complessi, spesso più adatti a investitori professionali di strumenti più semplici come le azioni o gli ETF.

Trattandosi di derivati, il comportamento e il valore dei certificati è collegato a uno o più sottostanti e al loro andamento. I certificati possono avere come sottostante praticamente tutti i maggiori tipi di asset class, sia le attività finanziarie come azioni, indici azionari o tematici, sia le attività reali (per esempio metalli preziosi o materie prime).

Un esempio di certificato potrebbe avere come sottostante il titolo A del valore di 100 euro e prevedere un livello bonus di 120 euro. Al contempo il certificato avrebbe una barriera posta al 70%, ossia a 70 euro. Cosa significa?

Significa che, se durante il periodo di vita del certificato il titolo A non tocca la barriera dei 70 euro, a fine periodo l’investitore ottiene un bonus, ossia 120 euro al posto dei 100 euro che ha investito (bonus 120%).

Al contrario, se il titolo tocca la barriera durante la vita del certificato, allora l’investitore rimane esposto alle oscillazioni del titolo, quindi perde la protezione e il suo certificato vale quanto il titolo sottostante, per esempio 65 euro. Questo genere di certificati, tra i più diffusi, prende il nome di certificati a capitale condizionatamente protetto, proprio perché proteggono il capitale solo fino a una certa barriera.

Certificates, la classificazione ACEPI

In Italia esiste la ACEPI (Associazione Italiana Certificati e Prodotti di Investimento) che monitora e promuove questo genere di prodotti affiancando le proprie analisi a un ampio materiale didattico e informativo. Acepi classifica i certificati in 4 macroclassi principali:

  1. 1.

    strumenti a capitale protetto/garantito

  2. 2.

    strumenti a capitale condizionatamente protetto

  3. 3.

    strumenti a capitale non protetto

  4. 4.

    strumenti a leva

Come si può notare si tratta sostanzialmente di una classificazione per classi di rischio che può essere letta dunque in senso ascendente dal capitale protetto fino al certificato a leva.

Va sottolineato però che i certificati nascono proprio per assecondare approcci evoluti ai mercati finanziari e quindi per loro natura ospitano anche diverse altre caratteristiche che sono trasversali a una mera gerarchia del rischio.

Ci sono in altre parole diverse tipologie di certificati o caratteristiche che possono riguardare le diverse classi di protezione del capitale indipendentemente dal livello del rischio. Per esempio esistono certificati equity protection, bonus, cash collect, express, twin win, benchmark, discount, outperformance, coupon, worst of, digital… per fare solo alcuni nomi.

Certificates su SEDEX e CERT-X

È importante sottolineare che in Italia il mercato principale di contrattazione per il retail è Borsa Italiana e in particolare il suo mercato regolamentato SEDEX (Securitised Derivatives Exchange) e il suo sistema multilaterale di negoziazione EuroTLX, in particolare il segmento Cert-X, che, come il Sedex, ospita certificati e covered warrant.

Conoscere le regole del mercato in cui si opera è sempre importante e permette anche di scoprire alcune caratteristiche degli strumenti che si negoziano.

Per esempio, su Sedex la classificazione è leggermente diversa da quella di Acepi:

1)      Certificati a Leva (Leverage Certificate) di classe A (replicano il sottostante con effetto leva) o di classe B (replicano il sottostante con leva costante)

2)      Certificati di Investimento (Investment Certificate) di classe A (replicano il sottostante in maniera lineare, i cosiddetti benchmark) o di classe B (incorporano una particolare strategia di investimento ossia gli “strutturati”).

Sul Sedex e sul Cert-X le negoziazioni in continua vanno dalle 9:00 alle 17:30, con una fase di pre-negoziazione dalle 8:45 alle 9:00.

Su entrambi i mercati è prevista la funzione di un liquidity provider e segnatamente di uno specialista (specialist) che assicura appunto la liquidità del mercato e quindi vari obblighi di quotazione, per esempio l’esposizione in continua di prezzi di acquisto o vendita, di quantità minime di strumenti, di spread massimo.

Ci sono comunque differenze tecniche rilevanti tra i mercati Sedex e Cert-X, a partire dal fatto che il primo è un mercato regolamentato e il secondo un sistema multilaterale di negoziazione. In entrambi i mercati è comunque previsto l’accesso ai titoli sia nel mercato primario (ossia in fase di collocamento), che secondario (durante il trading successivo all’emissione).