Cloudflare di nuovo giù, ecco chi è questo pilastro del web
pubblicato:Milioni di siti in tutto il mondo dipendono da questo big del cloud che già lo scorso 18 novembre aveva registrato un malfunzionamento

Per la seconda volta oggi, in due settimane, Cloudflare ha registrato dei malfunzionamenti mandando ko o in difficoltà una pletora di siti internet e servizi nel mondo. Il messaggio “500 Internal Server Error, Cloudflare” è stato segnalato su diversi siti internet stamane da Linkedin a Shopify, da Vinted a Zoom, per citare soltanto alcuni esempi.
Era già successo lo scorso 18 novembre con un altro malfunzionamento che aveva coinvolto siti e servizi Cloudflare di mezzo mondo e rivelato il ruolo strategico di questo provider di servizi dell’infrastruttura web globale.
Stamane il sito Downdetector (che di recente era stato colpito dai malfunzionamenti di Cloudflare perché lo impiegava) segnalava un picco di segnalazioni di interruzioni dei servizi della società di content delivery network (rete per la consegna di contenuti) tra le 9:46 e le 10:46. Non è un caso come il guasto di Microsoft del luglio 2024 che lasciò a terra aerei e mercati con il famoso crash dello schermo blu, ma è comunque un problema di grande portata.
In un report europeo di stamane del famoso investitore tecnologico Ark Invest vengono valutati, tra gli investimenti possibili in difesa, quelli sulla cybersecurity e vengono citati proprio due big noti: il primo è CrowdStrike, che di recente avrebbe aiutato un big farmaceutico contro un sofisticato attacco, ma fu alla base del citato crash di Windows, e il secondo è proprio Cloudflare “azienda che lavora dietro le quinte per proteggere una vasta porzione del traffico internet globale. I suoi sistemi bloccano milioni di attacchi informatici ai siti web, garantendo la continuità della rete. Nel 2024, per esempio, Cloudflare ha mitigato oltre 21 milioni di attacchi DDoS, con un incremento del 53% rispetto all’anno precedente”. Un’infrastruttura strategica di internet insomma.
Chi è Cloudflare
La società di Paolo Alto è nata nel 2004 da un’idea di Matthew Prince e Lee Holloway che si misero al lavoro su servizi contro lo spam dei siti e crearono infine un “firewall nel cloud” che suggerì il nome di Cloudflare.
Oggi la società afferma di gestire più di 81 milioni di richieste http al secondo, le sue citate protezioni DDoS, i servizi DNS (server di nomi di dominio), la sua rete di consegna di contenuti (Content Delivery Network – CDN) sono riconosciuti in tutto il mondo e spesso ineguagliati, circa un quinto dei siti di tutto il mondo usa Cloudflare, è insomma una infrastruttura strategica globale.
Quando si quotò sul Nasdaq nel settembre 2019 Cloudflare fece un balzo del 20% alla prima seduta sul prezzo di collocamento di 15 dollari che le aveva garantito la raccolta in IPO di 525 milioni di dollari.
Ieri il titolo ha chiuso la seduta a 204,15 dollari e dai minimi del 2023 ha segnato un rialzo di oltre il 420% La sua capitalizzazione di mercato supera ai 71,5 miliardi di dollari.
Cloudflare, i numeri del bilancio
La presentazione dei dati del terzo trimestre 2025 conta oltre 295 mila clienti paganti del gruppo (erano meno di 75 mila all’IPO), un network che coinvolge più di 330 e 4.838 dipendenti.
I dati annuali mostrano dal 2022 al 2024 una crescita media annua dei ricavi del 31% (CAGR) con l’anno scorso a quota 1,67 miliardi di dollari.
Nel terzo trimestre 2025 il giro d’affari di Cloudflare è cresciuto del 31% a 562 milioni di dollari, ma il gruppo ha registrato una crescita della perdita operativa da 30,79 a 37,46 milioni di dollari (i costi sono cresciuti da 365 a 453 milioni). Cloudflare però è riuscita a ridurre le perdite nette da 15,33 a 1,29 milioni di dollari, anche con l’aiuto di interessi dagli investimenti balzati da 22,4 a 42,53 milioni di dollari.
Nei nove mesi Cloudflare ha registrato flussi positivi da cash flow operativo per 412 milioni, flussi negativi da investimenti per 1,51 miliardi, afflussi da finanziamento per 2 miliardi.
A fine settembre Cloudflare aveva un patrimonio netto di 1,347 miliardi di dollari, cassa (ed equivalenti) per 1,05 miliardi e titoli disponibili per la vendita per quasi tre miliardi in gran parte Treasury Usa e Corporate Bond. Faceva il 49% del business negli States e il 28% in EMEA.
Per il quarto trimestre Cloudflare ha posto una guidance sui ricavi tra $ 588,5 e 589,5 mln (+28% a/a) con un target di utile operativo tra 83 e 84 milioni di dollari (14% dei ricavi) e un EPS (utile per azione) di 0,27 dollari.
Nell’intero 2025 Cloudflare si attende ricavi tra 2,142 e 2,143 miliardi di dollari (+28%) un utile operativo di 297-298 milioni (14% dei ricavi) con un eps di 0,91 dollari e una crescita nell’anno del network capex (gli investimenti operativi con immobilizzazioni nella rete, si ricordi in tempo di AI) del 13% dei ricavi.
Di certo però sarà necessario anche difendere la resilienza della rete e dei servizi, quando lo scorso 18 novembre l’interruzione del servizio bloccò X, ChatGPT e DoorDash in una volta sola finì sul Wall Street Journal, oggi dell’anomalia parlano anche Forbes e l’Independent. Non proprio una buona pubblicità.
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