Dazi USA, i mercati si innervosiscono ma non è panico

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Numeri, novità e reazioni dell'ultimo strattone di Trump. Cosa rischia l'Europa e cosa l'Italia, cosa possono fare, come reagiscono i listini

Dazi USA, i mercati si innervosiscono ma non è panico

Dal 1° agosto 2025 addebiteremo dazi del 30% sui prodotti europei inviati negli Stati Uniti, a parte le tariffe settoriali”. La letterina di venerdì di Trump ha confermato l’estrema imprevedibilità del presidente degli Stati Uniti, che quando la composizione negoziale tra Washington e Bruxelles sembrava più avviata a un punto di caduta condiviso, ha suggerito di alzare ancora la posta, con il consueto corollario di incertezza e diffidenza.

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Difficile a dirsi, oggi l’Europa non crolla come molti temevano – ed è già significativo – ma senza dubbio le vendite prevalgono e con esse un misto di stanchezza e attesa per uno scenario che tarda a definirsi e vede il nervosismo europeo crescere sempre di più.

Qualche appunto, necessariamente temporaneo, ma comunque utile, non guasta. 

Dazi Usa, il punto di partenza e dove potrebbero arrivare

A bocce quasi ferme, il conto della nuova amministrazione Trump è già molto caro per l’Europa e per l’Italia.
Attualmente abbiamo un 70% di merci tassate all’ingresso negli Stati Uniti al 10% e quindi acciaio e alluminio al 50% addirittura e automobili al 25%

Nel 2023 (e i dati 2024 non sono tanto diversi) l’Europa ha registrato un surplus commerciale di beni di 157 miliardi di euro. Lo componevano 347 miliardi di importazioni di beni e 503 miliardi di export.
Nello stesso anno i servizi mostravano invece un deficit per l’Europa di 109 miliardi di euro, composto di 427 miliardi di importazioni e 319 miliardi di euro di esportazioni. In definitiva l’Europa aveva un avanzo commerciale totale di 48 miliardi di euro sugli Stati Uniti e l’interscambio astronomico di quasi 1,6 trilioni di dollari. A questo andrebbero aggiunti investimenti diretti incrociati per ben 4,7 trilioni di dollari (surplus europeo di 138,7 miliardi di euro bel 2023, quindi rapporti molto bilanciati in proporzione).

L’Italia nel 2024 ha importato dagli Stati Uniti beni per 25,9 miliardi di euro e ne ha esportati per 64,7 miliardi di euro, l’interscambio quindi è stato di 90,6 miliardi di euro con un surplus di ben 38,8 miliardi di euro che significa poco meno di 2 punti percentuali di Pil.

Tutti prodotti che venduti generano Pil e importati lo sottraggono, secondo l’algebra un po’ banalizzante di Washington, che deve ancora scontare gli effetti quasi imprevedibili dentro l’organizzazione delle varie filiere internazionali. Comunque sia L’Italia vende soprattutto macchinari e apparecchiature negli Stati Uniti: ben 12,8 miliardi di euro l’anno scorso, il 19,8% delle esportazioni totali (appunto 64,7 mld). Poi vendiamo farmaci (10 mld, 15,54%) e alimentari (4,89 mld, 7,55%). Vendiamo anche molti veicoli e rimorchi negli Stati Uniti: 4,37 miliardi di euro l’anno scorso, il 6,76% del totale.

Ma l’Italia compra anche molto dagli Stati Uniti, spesso nelle stesse categorie in cui esporta, per un naturale intreccio delle filiere di settore, sono soprattutto farmaci, ben 7,34 miliardi di euro, oltre il 28% delle importazioni totali negli Stati Uniti nel 2024 (appunto 25,9 mld). Poi ci sono prodotti minerari (4,76 mld, 18%), macchinari e apparecchiature (2,06 mld, 7,95%) e prodotti chimici (1,72 mld, 6,65%).

Dazi Usa, le possibili contromisure europee

Con i dazi di Trump rialzati al 30% c’è dunque molto da perdere per l’Europa e per l’Italia, ma per lo stesso motivo eventuali contromisure andranno ponderate con cura per evitare di aggiungere danno al danno.

Per ora Bruxelles ha confermato la linea morbida e ha deciso di rinviare i controdazi che stanotte sarebbero scattati su merci statunitensi per 21 miliardi di euro al 1° agosto, la stessa data dell’ultimatum di Washington, a confermare da un lato la persistente linea diplomatica dell’Europa e dall’altro la disposizione di eventuali strumenti di contrattacco.

Sul tavolo dunque la carta delle missive diplomatiche, ma anche la pistola dei controdazi su soia, legno, Harley Davidson e altre merci Usa politicamente sensibili, insieme al bazooka, il famoso strumento anti-coercizione da oltre 70 miliardi di euro che colpirebbe soprattutto il Big Tech a stelle e strisce, ma non solo.

Dazi Usa... e i mercati?

In queste ore mostrano i nervi, ma non il panico. La lettura settoriale è la più adatta a comprenderne il sentiment. Vendite sul lusso, con Hermes che perde l’1,93%, LVMH che cede l’1,67%, Kering che lascia ai mercati l’1,34% del proprio valore.

Vendite sulle auto: BMW -2,17%, Mercedes -1,99%, Volkswagen -1,81% Ma arretra anche l’industria in generale, da SAP (-1,77%) a Siemens (-1,61%), da Schneider Electric (-1,42%) all’elettronica di Infineon (-1,92%). Spesso il settore finanziario fa da cinghia di trasmissione al malumore generale.

L’euro torna ad apprezzarsi sul dollaro: EUR/USD +0,22% a 1,1689 La moneta unica guadagna a dire il vero un po’ su tutte le maggiori valute della Terra e aggiunge dazio a dazio. Ma sono poco mossi i titoli di Stato con il rendimento del BTP decennale al 3,6% e lo spread a 88 punti base.

I prezzi del petrolio fanno un po’ storia a se. Crescono, con il Brent in rialzo dello 0,8% a 70,92 dollari al barile, nonostante l’Europa sia in predicato di un 18esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia che potrebbe abbassare ancora il tetto al prezzo del petrolio di Mosca, seguendo la proposta del “prezzo dinamico” della Commissione UE di venerdì scorso ipotizzato del 15% sotto la media dei prezzi di mercato. A influenzare oggi le quotazioni del petrolio, oltre al deprezzamento del dollaro, anche la bilanci commerciale cinese, che ha mostrato un aumento delle importazioni di greggio da parte della Repubblica Popolare a giugno, fino a ben 49,89 milioni di tonnellate di petrolio, circa 12,14 milioni di barili al giorno secondo i calcoli di Reuters e le rilevazioni della Dogana cinese. Le importazioni cinesi sono cresciute dall’Arabia Saudita e dall’Iran. E anche questa è geopolitica.