Prysmian, l'azione arretra di nuovo, ma resta da monitorare
pubblicato:Strappo recente al ribasso dei prezzi dopo dati trimestrali in forte crescita e l'aggiornamento al rialzo della guidance. C'è odore di prese di beneficio e il titolo ha già corso tanto. D'altronde Goldman Sachs lo ha messo nella sua European Convinction List

Movimenti sempre molto tecnici per Prysmian che torna stamattina sul baricentro degli 88 euro circa (scambia adesso a 88,78 con un calo dell’1,29%).
Prysmian, quadro grafico saldamente rialzista, ma con qualche segnale contraddittorio
In realtà la media dei prezzi dall’inizio del mese e a quasi 89 e la regressione lineare a 89,7, ma il profilo volumetrico punta il bilancino sugli 88 euro per indicare l’area più trattata. Dettagli, ma fino a un certo punto.
Soltanto mercoledì scorso 29 ottobre mentre il titolo architettava una brutta candela (un gravestone doji, che si potrebbe tradurre con “pietra tombale” dei rialzi) il massimo storico a 93,06 euro superava - non poco ma temporaneamente - i top del 9 ottobre a 92 euro esatti.
Era seguito uno scivolone il giorno dopo con un affondo dell’8% ricondotto poi in chiusura a un più gestibile -4%.
Quel mattino del 30 ottobre però il brutto segnale del giorno prima veniva integrato dalla notizia del dì, la terza trimestrale del colosso dei cavi pubblicata alle 6:40 del mattino.
Lo scossone c’era: il mix difficile tra prese di beneficio o delusione per i numeri di bilancio è tutt’ora difficile da scomporre.
Il risultato è stato comunque uno scivolamento dei corsi sotto i supporti statici degli 85,44 euro fino a intercettare con i minimi a 84,32 euro quasi esattamente la trendline in forza dai bottom di aprile a 38,57 euro. Sostanzialmente tutto ottobre è stato per Prysmian un mese in laterale, al sondaggio degli estremi del canale rialzista in forza dai citati minimi di aprile, che poi sono anche il momento più buio di quella guerra dei dazi Usa che per la società guidata da Massimo Battaini è croce e delizia.
Ne parlavamo, tra l’altro a maggio, quando il gruppo confermava la guidance. Per strada da allora si è persa l’ipotesi di quotazione a New York, che a inizio anno sembrava a un passo, ma in compenso il gruppo ha guadagnato quasi il 130% dai minimi di aprile e appena mercoledì scorso ha nuovamente alzato la guidance 2025. Partiamo dal passato però.
Prysmian, la crescita organica
Nel terzo trimestre Prysmian ha registrato alcuni dati davvero impressionanti anche se in parte attesi: ha registrato una crescita organica dei ricavi del 9,2% 5,03 miliardi di euro ben oltre i 4,86 miliardi del consensus raccolto dalla stessa società tra gli analisti.
Il termine organica va chiarito più che in altri casi: il confronto con il 2024 in questo caso neutralizza la variazione imponente di perimetro derivante dall’acquisizione della statunitense da Encore Wire e quindi finge che sia stata consolidata nel primo gennaio 2024 e non come realmente accaduto nel luglio di quell’anno. La crescita organica neutralizza inoltre le variazioni del prezzo dei metalli e dei cambi valutari. Non sono dettagli.
Encore Wire è costata circa 3,9 miliardi di euro, anche se poi in conto economico, nei nove mesi, il 2024 ha registrato solo 44 milioni di utili in meno nella rideterminazione del pro-forma.
La crescita organica dei 9 mesi è del 5,7% pari a 783 milioni di euro, ma se si considera l’effetto dei prezzi dei metalli si devono aggiungere altri 457 milioni di euro di ricavi, mentre i cambi (soprattutto il rafforzamento dell’euro sul dollaro) sottraggono 337 milioni di euro di ricavi e infine il perimetro ne aggiunge 167 milioni.
Ma come i 167 milioni di euro? C’è di mezzo l’acquisizione della statunitense Channel Commercial Corporation per 950 milioni di dollari annunciata il 25 marzo scorso (con un potenziale ulteriore earn-out di 200 milioni di dollari): un prezzo non troppo elevato e non troppo economico a 8 volte l’ebitda.
Prysmian, debito per le acquisizioni? Sui multipli appare più che gestibile
Sul fronte del debito netto c’è un prevedibile aumento, ma tutto sommato limitato, da 4,296 miliardi a 4,318, se si considera l’inizio dei 9 mesi (ossia fine 2024), mentre rispetto al settembre 2024 rideterminato si ha persino un calo del debito che partiva da 5,04 miliardi di euro. Parliamo di un gruppo da 6,26 miliardi di euro di patrimonio netto quindi con un debt/equity inferiore a 0,7x e una PFN/Ebitda adj (TTM ossia, degli ultimi 12 mesi) di appena 2,80x.
Nonostante insomma la campagna acquisti di Prysmian, che in realtà più che un fattore straordinario è diventata il new normal del gruppo, la società ha un debito ampiamente sostenibile e ricchi flussi di cassa.
Prysmian, utile del terzo trimestre +244,5%
Nel terzo trimestre l’ebitda adjusted di Prysmian è balzato del 19,3% a 644 milioni (consensus 637 mln) e l’utile netto segna un mirabolante +244,5% a 596 milioni rispetto al terzo quarto del 2024.
Certo il free cash flow LTM è crollato del 12,3% a 859 milioni di euro (ma esclude fusioni, acquisizioni e antitrust), ma sembra sia un solo un effetto di una diversa distribuzione del flusso di cassa della divisione Transmission che nei tre mesi fa 152 milioni di ebitda adjusted (erano appena 92 milioni un anno prima), al secondo posto dopo i 279 di Electrification e prima dei 125 milioni del Power Grid.
In realtà nel computo del free cash flow bisogna conteggiare l'assorbimento dei flussi generato dall'aumento del capitale circolante netto da 586 milioni a 1,077 miliardi: è stato discriminante nel comprimere il flusso di cassa delle attività operative da 443 a 369 milioni nei primi nove mesi del 2025.
Un altro fattore non irrilevante dei flussi di cassa è stato la cessione per 566 milioni di euro di YOFC, la Yangtze Optical Fibre and Cable Joint Stock Limited Company che ha rimpolpato con i suoi proventi (354 milioni di plusvalenza) buona parte delle plusvalenze complessive da 392 milioni di euro che hanno incoraggiato il conto economico ma si sono dovute sottrarre dai flussi di cassa operativi.
Prysmian, la guidance 2025 migliora ancora
Ma quel che conta davvero, come sempre, sono i flussi di cassa il free cash flow che il gruppo calcola al netto di M&A e Antitrust: come anticipato siamo scesi a doppia cifra a 859 milioni (LTM, ossia ultimi 12 mesi), ma forse solo per fattori temporanei. La guidance di fine anno punta infatti a 1,075 miliardi di dollari nel midpoint (range € mln 1.025-1.125) a fronte degli 1,064 miliardi previsti dal mercato e degli 1,011 miliardi di fine 2024.
Già la guidance… migliora ancora. Il gruppo ha alzato le stime sull’ebitda adjusted 2025 al range tra 2,375 e 2,425 miliardi di euro, che vuol dire 2.400 milioni di euro nel midpoint, un po’ meno del consensus (2.409).
Insomma il gruppo è forte e probabilmente non ha ancora sfruttato a pieno la posizione forte e miliardaria costruita negli Stati Uniti di questo secondo mandato Trump (ma come visto i primi grossi investimenti risalgono già all’epoca Biden). Il titolo tratta a circa 23,36 volte gli utili dichiarati, un P/E non proprio a sconto che ormai è prossimo al forward, vista la mancanza di un trimestre soltanto al termine dell’esercizio.
Un titolo che ha già fatto il 76% in sei mesi e il 38% in un anno, che da poco ha aggiornato i massimi storici e poi ha fatto un strappo che sembrava tanto lo scatto delle prime prese di beneficio, in teoria non può che essere definito “pericoloso”, ma se Goldman Sachs lo inserisce nell’European Convinction List un motivo ci sarà…
Comments
Loading comments...