Auto elettrica, marcia indietro in Europa e negli Stati Uniti

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
4 min

L'UE ridimensiona i target sulle emissioni, intanto Volkswagen chiude a Dresda e Ford avvia una profonda revisione dei modelli elettrici

Auto elettrica, marcia indietro in Europa e negli Stati Uniti
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Segnali di debolezza giungono dal mercato dell’auto un po’ in tutto il mondo.
Nonostante qualche timido segnale di ripresa in Europa a ottobre, l’industria delle quattro ruote sembra in strutturale ripensamento strategico e non solo nel Vecchio Continente.

Oggi la Commissione Europea comunica ufficialmente l’addio al bando totale delle auto con motore termico dal 2035, un passo indietro chiesto a gran voce dall’industria automotive UE, un tempo il fiore all’occhiello della produzione industriale europea e oggi in profonda crisi di competitività.

L'auto europea è rimasta indietro, a partire dalla produzione

Forti sussidi pubblici hanno incoraggiato con risultati diversi i consumatori cinesi e statunitensi all’acquisto dell’auto elettrica, ma l’approccio normativo europeo, che dopo il caso del Dieselgate di Volkswagen, puntò a una riprogettazione del mercato delle quattro ruote, sembra aver fallito e le case automobilistiche europee sembrano essere rimaste indietro, con ricadute su tutto l’assetto industriale del Vecchio Continente.

Uno studio di Alix Partners citato dal Corriere della Sera riporta che nel 2019 in Europa si producevano 21,2 milioni di auto all’anno, ora ne sono attesi appena 16,8 milioni a fine 2025 e forse 17,6 milioni nel 2030, ma solo grazie all’eventuale insediamento industriale di produttori cinesi in Europa.

Un aggiornamento della BCE sul settore nel 2024 confermava che dopo la pandemia la ripresa dei volumi di produzione in Europa è rimasta al palo e ha registrato anzi la peggiore performance nel confronto con i volumi di produzione di auto di Giappone, Corea del Sud Cina e Stati Uniti (gli unici che mostravano una crescita della produzione di quattro ruote tra fine 2017 e 2024 inoltrato).

Anche la crescita dei volumi nell’ibrido e nell’elettrico non bilanciava la contrazione complessiva del saldo produttivo UE nel lungo periodo in ambito automotive.

Auto, l'UE prova la via della flessibilità sulle emissioni

Cosa succede oggi in Europa? Alla fine la Commissione ha introdotto quella flessibilità chiesta dall’industria e dai mercati diluendo o addirittura cancellando diversi obiettivi.

Entro il 2035 le case UE avrebbero dovuto annullare la produzione di auto a motore termico, adesso si passa da una riduzione delle emissioni dei veicoli del 100% a una del 90% (e in qualche bozza si parlava dell’80%).

Vengono inoltre accolte le pressioni della Germania sulla benzina sintetica (e-fuel) e dell’Italia sui biocarburanti derivanti da prodotti agricoli, in altre parole viene ammessa l’introduzione dei carburanti alternativi.

Anche le motorizzazioni ibride plug-in (con motore elettrico ricaricabile alla colonnina) ottengono una spinta e sono previsti dei “superbonus” per ridurre i costi delle citycar elettriche, specialmente se prodotte in Europa, che potrebbero consentire alle case automotive UE di togliere un altro un 5-10% al 90% di tasso di riduzione delle emissioni.

Bruxelles sembra essersi accorta finalmente del nodo del prezzo e avrebbe espresso la volontà di rendere accessibili le nuove motorizzazioni alle famiglie a reddito medio e basso.

Per le grandi flotti aziendali sarebbero invece previsti altri e più stringenti obiettivi. Le parole d’ordine ‘flessibilità’ e ‘neutralità tecnologica’ dovrebbero comunque impostare tutti i documenti UE sul caso.

Auto, arrivano segnali di debolezza da Volkswagen e Ford

La rinuncia al bando dal 2035 del termico è comunque ben più di un simbolo, mentre nella direzione opposta va la notizia della chiusura dell’impianto di Volkswagen a Dresda a causa della debolezza della domanda, delle pressioni sui costi e degli oneri di ristrutturazione.

Doveva essere un simbolo dell’elettrificazione con i modelli ID.3, ma è andata male e la sua crisi si inquadra nei piani per ben 35 mila esuberi del marchio Volkswagen in Germania, né consolano gli investimenti nelle citycar elettriche della casa in Spagna.

Intanto dall’altra parte dell’Atlantico, dove come noto il presidente USA Donald Trump ha tagliato gli incentivi all’auto elettrica rimodellando ancora un mercato fortemente scosso dai dazi, arrivano altri segnali di debolezza.

Ford ha annunciato infatti una profonda revisione della sua strategia sull’auto elettrica con un impatto da ben 19,5 miliardi di dollari sui conti a seguito delle decisioni prese che coinvolgono per esempio la sostituzione dell’F-150 Lightning totalmente elettrico con una nuova motorizzazione che ricaricherà a gas le batterie.
La casa USA inoltre cancella una nuova generazione di truck elettrici (i T3) e di diversi veicoli commerciali elettrici.

In Ford ha si aspetta ora svalutazioni per 8,5 miliardi di dollari dalla cancellazione dei nuovi modelli, altri 3 miliardi di dollari di impatti dallo scioglimento della joint venture delle batterie con la coreana SK On e infine un altro miliardo di dollari di impatto sui conti dai programmi addizionali collegati.

Ford ha però anche alzato la guidance 2025 sull’ebitda adjusted a circa 7 miliardi di dollari e confermato l’attesa di un free cash flow adjusted nella parte alta del range tra 2 e 3 miliardi di dollari già fornito al mercato.

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