Assicurazioni, Banche, Tobin Tax, la manovra 2026 vista da Piazza Affari
pubblicato:Cresce l'IRAP per banche e assicurazioni, si coprono così gli iperammortamenti. Ecco la nuova manovra vista dal lato di Borsa Italiana, compreso il previsto aumento della Tobin Tax

Per la maggior parte dei cittadini italiani forse le cose che conteranno di più della manovra finanziaria saranno i guadagni annui sull’Irpef da 140 a 340 euro l’anno per i redditi fino a 35 mila e 45 mila euro, oppure il rischio di rincaro dell’RC auto per la copertura accessoria ‘infortuni del conducente’ che si profila con l’aumento della relativa tassazione agevolata dal 2,5% al 12,5% o ancora l’aumento di 4,05 centesimi delle accise sul gasolio e la contemporanea riduzione dello stesso ammontare delle accise sulla benzina che dovrebbe rendere la ‘verde’ più economica del diesel da gennaio (anche se in realtà si tratterà di un allineamento delle due accise a 672,90 euro per mille litri sia per diesel, che per benzina).
Ma anche vista da Piazza Affari la nuova manovra finanziaria del governo porterà novità importanti dirette e indirette, che vanno monitorate anche perché, nel mezzo del rush per il termine di fine anno per l’approvazione del documento definitivo, l’esecutivo sta inserendo modifiche importanti a un quadro che sembrava ormai consolidato.
Assicurazioni, anticipo da 1,3 miliardi oltre all'aumento per l'Irap, ma non sono le sole novità
È il caso delle assicurazioni: si tratta solo di un anticipo, ma da ben 1,3 miliardi di euro, anche se spalmato su tutte le compagnie italiane poi non fa troppo male, come sembra dimostrare il fatto che infine i pochi titoli assicurativi rimasti quotati a Piazza Affari (Generali, Unipol e su scala minore Revo Insurance) non hanno reagito gran che in Borsa tra ieri e oggi.
D’altronde il vero esborso per le compagnie non è questo anticipo, ma l’aumento dell’Irap delle assicurazioni dal 5,9 al 7,9% con un previsto apporto alle casse dello Stato tra 150 e 200 milioni di euro secondo le prime stime dell’Ania.
In realtà il quadro per le assicurazioni è più complesso, perché il citato aumento dell’RC auto ‘infortuni al conducente’ dal 2,5% al 12,5% si potrà tradurre solo gradualmente e forse solo in parte in un rincaro delle polizze, quindi una parte del nuovo gettito potrebbe venire dai bilanci delle compagnie.
Spunti positivi e importanti invece verrebbero dal silenzio-assenso dei neoassunti per la previdenza complementare: se entro 60 giorni non si saranno espressi diversamente il loro TFR andrà alla previdenza complementare (invece di rimanere in azienda) e questo potrebbe tradursi in volumi importanti per le compagnie che spesso offrono piani di previdenza complementare che nel lungo periodo rendono di più di un TFR lasciato in azienda e spesso hanno anche un trattamento fiscale di vantaggio (alla maturazione il TFR è tassato con le aliquote Irpef, diciamo dal 23 al 43% per i vari gradini, mentre quello nel fondo pensione complementare è tassato al 15% e può anche ridursi ulteriormente).
Manovra, servono più risorse per coprire gli incentivi promessi all'industria, la ZES e molto altro
Il puzzle insomma è complicato e s’incrocia con la politica industriale del governo che ovviamente si riflette anche negli investimenti e nei fatturati di società e consulenti quotati a Piazza Affari. Il piano Transizione 5.0 che nel tempo è stato giudicato fallimentare da diversi operatori per la farraginosità delle previsioni - doveva incentivare investimenti nella transizione green, ma si è dimostrato troppo complesso e oneroso per le PMI soprattutto - alla fine ha registrato richieste superiori alle attese e insieme al vecchio Transizione 4.0, ha raccolto richieste finali da 4,7 miliardi di euro (2,2 mld il 4.0 e 2,5 il 5.0). Il nuovo quadro dall’anno prossimo sarà di un iperammortamento per qualsiasi tipo di spesa del 180% fino a 2,5 milioni di euro, del 100% nella fascia di investimento 2,5-10 e del 50% oltre 10 milioni e fino a 50 milioni di euro.
Il transizione 4.0 dovrebbe ottenere nuove risorse per circa 1,3 miliardi di euro, mentre altri 534 milioni di euro dovrebbero andare alle ZES, le Zone Economiche Speciali dove sono previsti dei crediti di imposta importanti, ma si rischia con il riparto dei fondi disponibili un riparto al 60% soltanto della richiesta: con i nuovi apporti si dovrebbe raggiungere un altro 14% Vanno poi aggiunte risorse da 1,2 miliardi di euro in 2 anni (2026-2027) per il sostegno alle imprese contro il caro materiali, altri 300 milioni in due anni al Piano casa, la riprogrammazione dei fondi per il Ponte sullo Stretto.
Sia arriva così ai circa 3,5 miliardi di euro per le imprese che il governo propone in più rispetto al quadro inziale e ai nuovi saldi previsti.
Manovra, il contributo delle banche in pratica
Se - tornando a Piazza Affari - un (limitato) sviluppo del settore della previdenza integrativa anche in Italia potrebbe incoraggiare diverse quotate che direttamente o indirettamente partecipano di questo mercato (e soprattutto rendere più sostenibile il futuro di diversi contribuenti) chiaramente la ricerca di risorse si traduce in nuove imposte.
È il caso noto e discusso delle banche: anche per loro la parola chiave è IRAP, l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive che ha importante differenza rispetto alle altre imposte calcolate sul reddito di essere applicata al valore della produzione di un’impresa (quindi a un numero del bilancio molto maggiore).
Bene anche per le banche è previsto dall’anno prossimo un aumento della tassazione IRAP di 2 punti percentuali dal 4,65% al 6,65% Per avere un quadro generale, lo ‘standard’ dell’IRAP in Italia è al 3,9%, ma sale al 4,2% per i concessionari, al 5,9% appunto per le assicurazioni (ma dall’anno prossimo al 7,9%) e persino all’8,5% per gli organi dello Stato e le Amministrazioni Pubbliche. Con la facoltà poi delle singole regioni di alzare l’aliquota fino a un massimo di un altro 0,92% in più (92 punti base).
Dato il peso delle banche sui listini azionari italiani si tratta di interventi importanti. Considerando che l’aliquota IRAP salirà al 6,65% sia per le banche che per gli altri intermediari finanziari (come SGR e SIM) e aggiungendo il gettito previsto dall’IRAP al 7,9% per le assicurazioni, L’Osservatorio sui conti pubblici della Cattolica di Milano ha calcolato un gettito aggiuntivo per lo Stato di 1,2 miliardi di euro nel 2026 e di 1,3 miliardi per anno nei due anni successivi.
Manovra, si rischia un raddoppio della Tobin Tax (che le 'olandesi' non pagano)
Ma ci sono anche altre previsioni che peseranno forse sugli investimenti a Piazza Affari. Per esempio quella sulla Tobin Tax. Si tratta di una tassa che colpisce direttamente le transazioni finanziarie ed è particolarmente detestata da diversi osservatori del mercato italiano più forse per il suo valore simbolico che per il suo peso effettivo.
La tassa sulle transazioni impone un’aliquota dello 0,2% sulle società quotate che si dimezza allo 0,1% se si tratta di società quotate in mercati regolamentati o su sistemi multilaterali di negoziazione (quindi per esempio le azioni del paniere FTSE Italia All Share o quelle dell’Euronext Growth Milan).
La proposta del governo è quella di raddoppiare tutto, quindi lo 0,2% di base e lo 0,4% per le transazioni sui mercati non regolamentati che coinvolgono per esempio future e derivati (fra questi anche CFD, opzioni, warrant, covered warrant e certificate).
MF ha calcolato un gettito (record per altro) di 546 milioni di euro per lo Stato nel 2024 dalla Tobin Tax. In teoria un raddoppio potrebbe portare sopra il miliardo gli incassi, ma diversi operatori dubitano che vengano raggiunti questi obiettivi e criticano la disfunzionalità del provvedimento.
Attualmente la Tobin Tax colpisce infatti soltanto le società con oltre 500 milioni di euro di capitalizzazione, ma esclude tutte quelle multinazionali che si sono trasferite ad Amsterdam, da Ferrari a Stellantis, da Cementir a MediaForEurope a Brembo…
Il timore insomma è che si faccia un altro favore all’Olanda.
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