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Economia: l'FMI alza (leggermente) le stime, non succedeva da tempo

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
5 min

Il Fondo Monetario Internazionale migliora l’outlook, ma restano le incognite della Russia e della Cina. In Europa l’inverno deve ancora passare, ma già gli impatti dell’inflazione e dei tassi si sentono

Economia: l'FMI alza (leggermente) le stime, non succedeva da tempo

L’aggiornamento del World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale ha alzato le stime sulla crescita, di poco, ma non succedeva da tempo e le ultime previsioni erano state per mesi costantemente riviste al ribasso. 

 

La crescita del Pil globale scenderà dal 3,4% stimato nel 2022 al 2,9% nel 2023, per poi salire al 3,1% nel 2024. Si tratta di una frenata importante della crescita mondiale, ma la previsione per il 2023 è di 0,2 punti percentuali superiore a quella dello scorso ottobre 2022. Rimane però una crescita al di sotto della media storica (2000-19) posta al 3,8%. Bicchiere mezzo pieno dunque, ma anche mezzo vuoto.

L'aumento dei tassi delle banche centrali per combattere l'inflazione e la guerra della Russia in Ucraina - ha sottolineato l’FMI - continuano a pesare sull'attività economica. 

La rapida diffusione del COVID-19 in Cina ha frenato la crescita nel 2022, ma la recente riapertura ha spianato la strada a una ripresa più rapida del previsto. 

L'inflazione globale dovrebbe scendere dall'8,8% nel 2022 al 6,6% nel 2023 e al 4,3% nel 2024, ancora al di sopra dei livelli pre-pandemia (2017-19) posti a circa il 3,5%.

FMI: Italia promossa

Sull’Italia uno degli interventi più generosi. Le stime sono per una crescita accumulata al 3,9% nel 2022, quindi una discesa del Pil a un +0,6% nel 2023 e di nuovo un +0,9% nel 2024.

Si tratta di un forte rallentamento, ma le previsioni sono riviste al rialzo rispetto alle stime precedenti. In confronto con l’outlook di ottobre, le previsioni sul Pil italiano 2023 crescono dello 0,8% e quelle sul 2024 si contraggono dello 0,4% Alla base del sentiment positivo la politica fiscale prudente del nuovo governo e il successo nello sganciamento dal gas russo.

Il quadro generale però conserva diverse incognite. È andata meglio delle attese sul fronte del gas, grazie a una pronta politica di diversificazione degli approvvigionamenti e a un inverno caldo, ma ci saranno delle conseguenze.

Già oggi gli indicatori macro ad alta frequenza indicano che manifattura e servizi in Europa si contraggono. La fiducia dei consumatori e il sentiment delle imprese sono peggiorati, inoltre le famiglie hanno le finanze sotto pressione per via di un’inflazione generalmente intorno al 10% in molti Paesi.

FMI: la Cina sorvegliata speciale

Solo la Cina, tra le grandi economie, viene promossa, come l’Italia, di 0,8 punti percentuali rispetto alle stime di ottobre. Per la Repubblica Popolare alle prese con il Covid e la fine della politica net zero è atteso un +5,2% di Pil quest’anno e un +4,5% nel 2024.

La Cina resta però un sorvegliato speciale. Una domanda tenuta sotto chiave con le restrizioni precedenti potrebbe generare una ripresa maggiore delle attese, ma la carenza di strutture ospedaliere e i bassi livelli di immunizzazione al Covid proiettano ancora incertezze secondo l’FMI.

Il pericolante sistema immobiliare cinese potrebbe ancora generare una catena di default con potenziali contagi per il mondo finanziario e rischi di trasmissione degli impatti all’economia globale tramite un calo della domanda interna e nuovi problemi sul fronte delle catene di approvvigionamento.

FMI: la guerra in Ucraina, uno dei rischi maggiori

L’asticella del rischio, secondo l’FMI, rimane orientata al ribasso, ma i rischi avversi si sono moderati dall'ottobre 2022. Sul lato ottimistico si registrano una spinta più forte della domanda repressa in molte economie e un calo dell'inflazione più rapido delle attese.

Rischi al ribasso, invece, vengono dalle condizioni finanziarie globali sempre più restrittive che potrebbero aggravare determinate gestioni del debito; dalle citate incertezze cinesi, che potrebbero frenare la ripresa, e dalla guerra della Russia in Ucraina che potrebbe subire un'escalation.

La situazione ucraina rimane una delle maggiori fonti di preoccupazione. Specialmente per l’Europa e i Paesi a minor reddito. Il Vecchio Continente è riuscito a immagazzinare meglio delle attese il gas per l’inverno e sta quindi scongiurando pericolosi ammanchi, ma restano dei punti interrogativi.

Come sarà il prossimo inverno? Quest’anno ha fatto caldo, ma se il prossimo fosse particolarmente rigido e la domanda della Cina crescesse sull’onda della ripresa, ci potrebbero essere dei rincari dell’energia assai nocivi.

C’è poi l’incognita sugli alimenti, il grano, ma non solo, che dall’Ucraina vanno nei Paesi emergenti. Le nazioni più povere già soffrono, ma la situazione potrebbe peggiorare, con effetti sociali a catena.

FMI: cosa devono fare gli Stati

I mercati finanziari potrebbero anche riaprezzarsi improvvisamente in risposta a notizie negative dall'inflazione, ma un'ulteriore frammentazione geopolitica potrebbe ostacolare la ripresa economica.

Nella maggior parte delle economie alle prese con il caro-vita la priorità resta il raggiungimento di una disinflazione duratura. Insieme a condizioni monetarie più restrittive e a una crescita minore che potrebbero incidere sulla stabilità finanziaria e del debito, sarà necessario - aggiunge l’FMI - impiegare strumenti macroprudenziali e rafforzare gli strumenti di ristrutturazione del debito. 

Un’accelerazione delle vaccinazioni anti COVID-19 in Cina salvaguarderebbe la ripresa, con ricadute transfrontaliere positive. 

Il sostegno fiscale dovrebbe essere meglio mirato su coloro che sono più colpiti dai prezzi elevati di prodotti alimentari ed energia e le misure di sgravio fiscale su vasta scala dovrebbero essere ritirate. Disciplina di bilancio in poche parole. Per sopravvivere all’inflazione e ai tassi d’interesse senza affossare i bilanci pubblici. L’Italia dovrà farci attenzione.

Una cooperazione multilaterale più forte – conclude l’FMI - è essenziale per preservare i vantaggi derivanti da un sistema multilaterale e per procedere con la mitigazione del cambiamento climatico, con la limitazione delle emissioni e con l’aumento degli investimenti verdi.

Buone strategie senza dubbio, ma l’inverno non è ancora finito.