Auto, vendite ancora in calo e Stellantis paventa la chiusura di fabbriche

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Crollano del 17,44% le vendite italiane di giugno senza i bonus di un anno fa. Il mercato perde comunque il 3,6% nella prima metà del 2025. L'industria chiede più chiarezza e incentivi, anche sulle flotte aziendali. Ecco il quadro ancora scuro delle quattro ruote europee

Auto, vendite ancora in calo e Stellantis paventa la chiusura di fabbriche

L’auto, anche quella italiana, non vede ancora la luce alla fine del tunnel. Se si guardano i dati di giugno rilasciati ieri sera dal ministero del Trasporti viene un brivido: -17,44% a 132.191 vetture.
Un anno fa però c’erano gli incentivi in Italia e questo manomette il confronto.
Meglio guardare il dato dei sei mesi, che però non spinge a un grande ottimismo. In Italia infatti sono state immatricolate in 6 mesi 854.690 auto nuove, con un calo del 3,6% rispetto al dato corrispondente del 2024. Crollano le Tesla (-36% a 6.468 unità), entrano le cinesi di BYD (1.258 in 6 mesi), escono le Jaguar, ma sono note di colore meno strutturali del drammatico -12,2% delle immatricolazioni di Stellantis nei sei mesi, appena 249.761 auto.

Nel semestre flette tutto il mercato: il gruppo Volkswagen fa -4%(139.806 veicoli), -1,2% Renault (97.797 auto), -0,3% Toyota.

Ancora una volta non si potrebbe capire il mercato delle quattro ruote italiane senza l’usato. Nei sei mesi infatti sono state immatricolate circa 854 mila auto nuove, ma 2,868 milioni di auto usate con un +3,6%

In pratica si sono vendute 31.777 auto nuove in meno, ma sono passate di mano 100.091 auto usate in più. Segnali di fumo da un mercato sempre più difficile.

Auto Italia, la più venduta è sempre la Panda

The big picture direbbero gli inglesi: a giugno le auto più vendute restano le Panda, ben 8.250 auto, listino a partire da € 15.000 circa. Il secondo e il terzo posto sono delle Dacia Sandero e delle Dacia Duster, 3.613 e 3.150 auto vendute rispettivamente (€ 13.200 ed € 19.200); poi le Jeep Avenger (3.119 auto, prezzo di base € 24.000) e le Renault Clio (2.880 circa, da € 15.200).

Auto: Imparato (Stellantis), si rischia la chiusura di fabbriche

Non a caso proprio ieri Jean Philippe Imparato, riconfermato alla guida del mercato europeo di Stellantis dal nuovo amministratore delegato Antonio Filosa, ha lanciato un allarme: se le cose non cambiano si rischia la chiusura delle fabbriche.
C’è il rischio di pagare multe da 2,5 miliardi tra due o tre anni, perché l’Europa è matrigna e impone di costruire il 20% di auto elettriche scorporando i veicoli commerciali. Consola poco l’ottimismo su Maserati (che in 6 mesi in Europa ha venduto 1.017 auto, -29,57%).

Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile del settore mobilità ammette che la situazione è grave, ma afferma che la chiusura degli stabilimenti è impensabile e inaccettabile e aggiunge che la multinazionale Stellantis non investe da anni in Italia e manca da parte del governo un piano industriale per l’automotive.
In effetti Pagella Politica ha verificato sui fondi per la filiera automotive un taglio di risorse per 550 milioni nel 2025 e per 800 milioni di euro l’anno dal 2026 al 2030. In concreto a parte i mantra sulla neutralità tecnologica e qualche voglia di carro armato, l’auto italiana sembra non toccare palla.

Auto, l'evergreen dell'incentivo

Anzi la parola chiave torna sempre a essere incentivo, la droga del mercato senza la quale (e con la quale) il settore affonda.
La pensa un po’ così Salvatore Saladino, country manager di Dataforce in Italia: “Gli incentivi fanno danni, quando ci sono e quando non ci sono”.
La società ha ridotto le previsioni di fine anno e prevede per il 2025 circa 10 mila immatricolazioni in più rispetto al 2024 (1,58 mln in totale). Previsto un calo soprattutto degli acquirenti privati, con 22.500 immatricolazioni in meno, mentre gli acquisti del canale business dovrebbero tenere e i noleggi di breve e lungo termine dovrebbero aggiungere nuove targhe strategiche (+27,8% il primo vicino alle 100 mila immatricolazioni; +5,52% a 328.500 immatricolazioni la stima per il noleggio di lungo termine).

Sul mercato complessivo dell’auto pesa ancora una volta l’attesa di nuovi incentivi. Lo sottolinea Massimo Artusi, presidente di Federauto, l’associazione dei concessionari: “Negli ultimi tre giorni sono state prodotte quasi il 43% delle immatricolazioni totali e non certo per una corsa agli acquisti” (Dataforce spiega che si è trattato della pressione commerciale per raggiungere gli obiettivi di vendita trimestrali e semestrali).
“La forte flessione delle immatricolazioni da parte dei privati, che ricordo essere il mercato di riferimento dei concessionari – aggiunge Artusi - ci porta ad esprimere preoccupazione perché le concessionarie, di fatto, si trovano ad operare rispetto a volumi previsionali virtuali, con stock che crescono e prezzi che si stanno dimostrando sempre meno sostenibili da parte del cliente medio che, sempre più di frequente, vira sul mercato dell’usato”.
Come visto i dati dei primi sei mesi sul travaso dal nuovo all’usato sembrano dare decisamente ragione al rappresentante dei concessionari.

Secondo Federauto, inoltre, si dovrebbe lavorare sugli acquisti delle imprese che rifiutano le nuove norme sui fringe benefits, il cui effetto sarebbe stato quello di comprimere il mercato senza un aumento degli acquisti di elettriche. Andrebbe insomma rivista la normativa sulle auto aziendali.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Unrae, la potente associazione dei rappresentanti dei veicoli esteri in Italia. Il suo presidente Roberto Pierantonio ribadisce che è essenziale per la transizione energetica una revisione strutturale della fiscalità delle flotte aziendali: “L’attuale trattamento fiscale è datato e penalizzante: ribadiamo la necessità di modulare detraibilità IVA e deducibilità dei costi in funzione delle emissioni di CO2 dei veicoli e di ridurre a tre anni il periodo di ammortamento”.
Secondo Pierantonio, anche le colonnine sono un nodo cruciale, perché l’Italia segna il passo con target complessivi del PNRR ridotti da 21,355 a 12.000 colonnine e il primo bando per i centri urbani che doveva superare le 4.700 stazioni, ma ne ha finanziate appena 1.400.

MOTUS-E, associazione che monitora il mercato dei veicoli elettrici, infine sottolinea l’attesa per i nuovi incentivi legati all’ISEE. Meritoriamente favorirebbero l’auto elettrica, ma iniziano ad avere un impatto sulla raccolta ordini in quanto i clienti aspettano. Per questo Fabio Pressi, presidente di Motus-E, auspica un’accelerazione dell’iter attuativo.

Nella prima metà dell’anno sono state immatricolate 44.774 auto full electric con un balzo del 29,7% che ha portato al 5,2% la quota di mercato e a 319.489 il parco circolante elettrico in Italia. In Europa nei primi 4 mesi di quest’anno sono state immatricolati oltre 2,2 milioni di veicoli elettrificati, ma per l’industria, come da ultimo ha sottolineato Imparato i vincoli continentali alimentano una crisi ormai strutturale mentre la risposta della domanda rimane carica di incertezze cui i segnali contradditori di Elon Musk e la crescente concorrenza cinese aggiungono ulteriori interrogativi. La strada dell’auto europea appare insomma ancora molto confusa a metà del 2025.