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Eni, un rumor da 550 milioni di euro

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
5 min

Il Cane a sei zampe potrebbe incassare oltre mezzo miliardo da Uniper, ma gli accordi di riservatezza impongono un no comment alle parti. Cosa sappiamo e perché il caso ci riporta alle strategie europee del gas

Eni, un rumor da 550 milioni di euro

È solo un rumor e probabilmente rimarrà tale almeno fino alla prossima pubblicazione dei risultati trimestrali e annuali di Eni. Si tratta di quei 550 milioni di euro che il colosso energetico Uniper dovrà pagare a una compagnia europea nell’ambito di contratti di fornitura di lungo termine di gas liquefatto.

Secondo Reuters quella compagnia sarebbe proprio Eni che potrebbe quindi incassare più di mezzo miliardo dalla vittoria dell’Arbitrato alla Camera internazionale del Commercio. L’agenzia di stampa cita ben tre fonti vicine al dossier, ma le parti coinvolte non commentano.

Eppure ci sono tutti gli ingredienti per un pezzo di estrema attualità: il gas liquefatto che ormai è la nuova piattaforma dell’energia europea e due colossi europei come Eni e Uniper.

Ma come spesso avviene nel caso degli arbitrati internazionali delle clausole di riservatezza bloccano la diffusione delle informazioni e quindi bocche cucite, anche da chi ci potrebbe guadagnare dalla notizia come la stessa Eni.

Uniper-Eni, cosa sappiamo (e cosa non sappiamo)

Qualche rigo ufficiale però c’è. La stessa Uniper SE ha confermato domenica sera (alle 22:48) di essere stata informata venerdì 24 novembre di sera della conclusione sfavorevole dell’arbitrato partito a inizio 2021 con una società energetica europea.

Eni appunto non viene nominata, ma la cifra di 550 milioni di euro sì e si specifica che il risarcimento riguarda dei contratti di fornitura di lungo termine di gas naturale liquefatto (LNG) siglati prima dello spin-off di Uniper nel 2016 e oggi terminati.

Il maxi-pagamento infatti riguarda il riprezzamento retroattivo degli accordi e sarà scontato già nel bilancio 2023 di Uniper. Un ricorso della tedesca però allo stato delle cose non è escluso.

Chi è Uniper?

Contestualizzare però aiuta. Chi è Uniper, a tagliarla con l’accetta è l’energia fossile scorporata da E.On proprio a inizio 2016, quindi un gigante del settore energetico tedesco ancora oggi.

Per intenderci stamane vale in Borsa circa 33,78 miliardi di euro contro i 50,74 miliardi di euro di Eni.

Per inciso, a riprova della non sempre facile logica dei mercati, ieri, quando la notizia è giunta sulle piattaforme di trading Eni ha perso terreno e Uniper ha guadagnato. Forse la notizia metteva fine all’incertezza sul caso, forse gli osservatori si aspettavano un risarcimento più corposo per Eni, forse semplicemente altre priorità hanno guidato il trading.

Cose tipo il prossimo meeting dell’Opec+ di dopodomani (il 30 novembre) o la persistente voglia di scendere dei prezzi del Brent o - chissà- l'attesa per i prossimi incontri di Dubai.

Uniper-Eni, la ricostruzione del caso

Reuters comunque ricostruisce il caso. In pratica tra il 2007 e il 2022 Eni avrebbe rifornito 0,65 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto a Uniper, lo riporta il report 2017 di GIIGNL, l’associazione internazionale degli esportatori di gas naturale liquefatto. A guardare da vicino il report 2022 della stessa organizzazione riduce questa cifra a 0,58 milioni di tonnellate, ma come abbiamo anticipato questa ricostruzione è per forza di cose frammentaria e indiziaria.

Ciononostante il caso rimane di primo piano. Sia sulla sponda tedesca che su quella italiana.

Uniper infatti nell’ultimo anno è stata una delle compagnie energetiche più discusse d’Europa perché è stata anche quella che probabilmente ha subito di più il taglio dei rapporti energetici con la Russia a causa della guerra in Ucraina. Senza andare troppo per il sottile il 22 dicembre scorso la Commissione Europea ha approvato una ricapitalizzazione pubblica da 34,5 miliardi di euro a favore della società che altrimenti sarebbe finita a gambe all’aria.

Erano coinvolti 420 utility locali tedesche su un totale di 900 e la stessa Uniper è la quarta società di stoccaggio di gas d’Europa, da sole incamera circa un quarto del gas tedesco. Con la guerra però tutto è cambiato ed è servito subito un aumento di capitale da 8 miliardi di euro (a 1,7 euro per azione) e un capitale autorizzato da 26,5 miliardi di euro.

La Commissione Europea si era resa conto della necessità di un intervento, ma aveva anche imposto una serie di dure condizioni, ossia la vendita di tanti asset per stemperare gli aiuti di Stato messi in campo da Berlino. Entro il 2026 dovrà vendere l'84% di Unipro in Russia, la centrale elettrica a carbone di Datteln e il business del teleriscaldamento in Germania; l’attività elettrica in Nord America, escluso il portafoglio gas GNL; i combustibili marini Uniper Energy DMCC (Medio Oriente); la centrale elettrica a gas a Gönyu (Ungheria); il 20% del gasdotto tedesco OPAL; il 20% del gasdotto BBL; il 18% della società del gas Latvijas Gaze (Lettonia) e il commercio internazionale di elio.

Non proprio piccoli sacrifici insomma, ma il riassesto dei corsi dell’energia e dei mercati ha riportato in gran forma la compagnia con un semestre e un terzo trimestre in netto recupero.

Il turnaround di Uniper si può leggere da due numerini del confronto 9 mesi 2023 su nove mesi 2022: vendite in calo da 212,29 a 75,34 miliardi, utile da 9,78 miliardi di euro contro un rosso di 40,37 miliardi un anno fa. Si potrebbe sintetizzare tutto con l’andamento dei corsi, +88% circa in un anno, anche se è servito soltanto a tornare ai livelli del maggio 2022.

Il valore di Uniper è però strategico, perché è un termometro della geopolitica energetica europea. L’approdo il 17 dicembre 2022 dell’unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione (FSRU) Höegh Esperanza al porto di Wilhelmshaven, sul Mare del Nord, pochi giorni prima del salvataggio federale della stessa Uniper è stato emblematico. Il primo hub tedesco della rigassificazione, il simbolo della nuova rotta europea verso il gas naturale.

Per questo la chiusura del dossier con Eni, proprio su un caso di forniture di gas naturale liquefatto, acquista un significato più generale. Se mai verrà confermata.

Di certo se sarà proprio il Cane a sei zampe a incassare i 550 milioni di euro in gioco, il gruppo guidato da Claudio Descalzi rimetterà anche sul gas le nuove risorse. In questa fase di transizione sugli investimenti necessari d’altronde, c’è solo l’imbarazzo della scelta.