Erg, segnali tecnici rialzisti, ma servono conferme dai fondamentali

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Da qualche settimana l'azione del big dell'eolico europeo invia segnali di forza dopo anni di cali. Le incertezze però non mancano sul fronte dei fondamentali e questo inverno potrebbe fare la differenza

Erg, segnali tecnici rialzisti, ma servono conferme dai fondamentali

Erg si mette in luce anche oggi a Piazza Affari. Il titolo del colosso dell’energia rinnovabile di casa Garrone-Mondini guadagna lo 0,63% a 22,54 dopo un allungo a 22,6 euro un livello che non vedeva da quasi un anno e che sancisce l’ingresso in un’area critica di resistenze estesa fino ad almeno i 22,84 euro, livello che ospita i due minimi strategici di aprile e di agosto dell’anno scorso. I bottom di questo aprile, quando imperversava la guerra dei dazi, sono ormai lontani, a 15,96 euro, c’è stato un recupero del 46%, ma sono probabilmente pochi gli azionisti di lungo periodo di ERG che sorridono.

Erg, i prezzi scavalcano ostacoli importanti

Nell’agosto del 2022 infatti l’azione di ERG ha toccato un massimo a 36,04 euro dal quale poi è precipitata, pervicacemente, fino a perdere il 55%, più della metà del proprio valore, con i citati minimi dello scorso aprile 2025.

Proprio però dal quadro grafico così grigio vengono però da ormai un paio di mesi segnali positivi, a partire dalla violazione proprio della trendline discendente dai massimi del 2022 e ‘lavorata’ per buona parte del mese di settembre fino al superamento deciso il 23 settembre scorso e al successivamente consolidamento di una base in zona 20,74 euro, un trampolino per i più recenti allunghi.

Il 10 settembre c’è stato il ‘golden cross’ la media mobile esponenziale a 50 sedute ha incrociato dal basso quella a 200 sedute.
Anche il MACD mostra un posizionamento solido, ma gli oscillatori di breve sono in ipercomprato, l’indicatore di Flusso MFI a 14 sedute (sostanzialmente un RSI arricchito dalla ponderazione dei volumi per chi non lo conoscesse) si trova a 76 come l’RSI. Occorre attenzione insomma, ma i segnali ci sono.

Il 14 novembre è la prossima data chiave per i risultati del terzo trimestre.

Erg, entriamo in una stagione chiave per l'eolico

Il settore dell’energia eolica è all’attenzione perché la carenza di vento quest’anno ha portato al raro caso di una contrazione della generazione europea da fonti rinnovabili quest’anno.
Soltanto il balzo di oltre il 20% dell’energia solare su nuovi record ha permesso un recupero dell’energia green, ma ora che arriva l’inverno e la generazione eolica si appresta a superare quella solare la risposta del clima sarà basilare anche se i modelli AI del LSEG consultati da Reuters poche settimane fa suggeriscono un rapida crescita del vento e della collegata generazione di energia green.

Non si tratta di una produzione energetica residuale, nel secondo trimestre del 2025 il 54% dell’energia elettrica europea è stato fornito da fonti rinnovabili che coprono il 94,7% del fabbisogno della Danimarca  sono nell’intorno del 90% per Lettonia, Austria, Croazia e Portogallo. Nei 3 mesi estivi il 29,5% dell’energia da fonti rinnovabili veniva dal vento.

Erg, luci e ombre dai dati del primo semestre

Il primo agosto ERG ha pubblicato i risultati al 30 giugno e sono stati in crescita a doppia cifra dopo un  primo trimestre molto difficile che solo in Italia aveva visto un calo della produzione eolica del 24%.

Nei primi tre mesi ERG aveva registrato un calo dei ricavi del 7,8% e uno degli utili del 37,2%, nel secondo trimestre ha mostrato un miglioramento dei ricavi del 7,7% e dell’utile del 21,4% (rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).

Il saldo del primo semestre rimane comunque negativo: ricavi -1% a 382 milioni di euro e utile netto -21,7% a 83 milioni (dati adjusted, l’utile reported perde il 39,1% a 78 milioni).

Servirà una buona spinta insomma dalla seconda parte del 2025 per recuperare almeno i livelli del 2024. L’impulso imperioso dell’elettrificazione (che in Europa tarda a materializzarsi) potrebbe non bastare.

Nella terza settimana di settembre i prezzi dell’energia elettrica europea sono scesi sotto i 60 €/MWh proprio grazie all’apporto di vento e solare.

E’ già da tempo anche una questione di sovranità energetica, ma per ERG, che ha portato la capacità installata dai 3,75 GW della prima metà del 2024 a 3,91 GW nel primo semestre del 2025, è un difficile equilibrio. Il gruppo ha infatti un debito finanziario netto post IFRS 16 di 2,18 mld (pochi più giù senza i leasing a 1,95 mld) a fronte di un patrimo netto di circa 2,1 miliardi.

Nonostante i flussi da investimenti siano calati da 453 milioni a 143 milioni semestre su semestre (1H25-1H24), al contempo il cash flow operativo è diminuito da 219 a 188 milioni.

La politica dei dividendi del gruppo non è poi ingenerosa con 147 milioni di euro pagati agli azionisti.

Lampi di ottimismo vengono da operazioni strategiche come l’accordo di vendita PPA con il gruppo FS per ben 1,2 TWh, ossia 185 GWh l’anno che sono più o meno la produzione di un semestre di vento in Italia.

ERG, multipli di settore

La guidance di ERG per il 2025 prevede un ebitda a fine anno tra 540 e 600 milioni, nel midpoint sono 570 milioni di euro che significherebbe una crescita del 7,34% sul dato del 2024 e – se l’utile mantenesse una marginalità del 33% sul MOL – potrebbe portare a un utile da 187 milioni.

Questo vorrebbe dire che i prezzi di ora a 22,54 euro per una capitalizzazione di 3,38 miliardi scontano un P/E forward di 18,06x. Per il settore delle utility che ha un P/E Fwd di 13,38 (MSCI Europe Utilities) non è poco.

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