Unicredit, cresce l'attenzione sul business delle assicurazioni

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Dopo l'internazionalizzazione del Vita (CNP e Allianz in un colpo solo) e la limatura delle quote in Generali, si guardano a possibili riposizionamenti e contatti con Unipol. Il business è di certo in evoluzione anche per Unicredit, ecco i numeri

Unicredit, cresce l'attenzione sul business delle assicurazioni

Si avvicina il 21 ottobre, data in cui Unicredit rivelerà al mercato i dati del terzo trimestre 2025 e dovrà per forza di cose indicare al mercato le prossime direttive strategiche anche alla luce dell’estata calda del risiko bancario che ha traghettato il credito italiano in una nuova fase, per ora, più interlocutoria.

Stamane un articolo del Sole 24 Ore ha il merito indiscutibile di fare il punto su quel tema angolare del risiko che è il business assicurativo. E' stato ed è tuttora uno dei pilastri del valore delle banche italiane in questa fase ormai avanzata di espansione monetaria della BCE.

I tassi d’interesse dell’Eurotower sono stati rapidamente ricondotti al 2% (prendiamo il tasso sui depositi che è ormai il riferimento) e, anche se l’euro si è apprezzato tanto da lasciar temere che ci possano essere nuovi interventi (Luis de Guindos ha posto un tetto all’euro/dollaro all’1,20 e, anche se oggi la moneta unica ripiega per via della crisi francese, appena lo scorso 17 settembre quel rapporto ha toccato quota 1,918…) pur nello scenario attuale è chiaro che per le banche tradizionali la miniera del margine d’interesse si è stabilizzata su un plateau ben diverso da quello di un anno, un anno e mezzo fa.

Unicredit, le assicurazioni e il risiko

Il risiko italiano è nato anche dall’avvio di una nuova fase espansiva dell’Eurozona e dalla ricerca di nuovi cespiti e assetti industriali che riuscissero a difendere quella importante reddittività e patrimonializzazione che gli ultimi anni hanno permesso.

Non a caso Banco BPM ha comprato l’asset manager Anima e non a caso questa nuova realtà ha subito ingolosito Unicredit che solo di recente ha iniziato a internalizzare il business assicurativo e a guardare con occhio diverso ad altri business come la consulenza patrimoniale o la gestione del risparmio, anche e soprattutto alla luce delle linee profonde che le nuove tecnologie tracciano nell’industria del risparmio ridisegnando ruoli e obiettivi.

Non a caso Unipol ha benedetto le nozze delle due partecipate Bper e Popolare di Sondrio. Non a caso Banca MPS ha lanciato un’offensiva di successo su Mediobanca, una realtà affatto diversa dal suo business commerciale tradizionale e vocata all’investment banking e alla consulenza patrimoniale. Con l’appeal di quel 13% strategico di Generali che ci riporta a Unicredit.

Il ragionamento è semplice. Dopo pochi giorni dal golden power del governo dello scorso 18 aprile che ha sostanzialmente bloccato l’offerta di scambio di Unicredit sul Banco BPM, Piazza Gae Aulenti è intervenuta a sostegno del governo nel dossier caldissimo di MPS su Mediobanca. All’assemblea chiave di Generali, che ha approvato il consiglio di amministrazione proposto dalla Mediobanca di Nagel, mettendo in continuità  presidente (Sironi) e Philippe Donnet (ad) al vertice del Leone di Trieste con altri 9 consigliere, Unicredit il 24 aprile aveva votato la lista di minoranza Caltagirone-Delfin (per semplicità la chiamiamo così) che ha ottenuto comunque l’inserimento di Flavio Cattaneo, Marina Brogi e Fabrizio Palermo nel board.

A quel consesso Unicredit si presentava con un inedito 6,68% del Leone, che ne faceva un socio di peso della compagnia triestina e che fu convogliato sulla lista Caltagirone.
Ora quella quota tattica è stata in gran parte liquidata (e con profitto) e Unicredit si è riportata nell’intorno del 2% di Generali per un motivo molto semplice: la presenza di Mediobanca e quindi di MPS nella compagine azionaria con appunto il 13% circa del capitale è troppo ingombrante per lasciare spazi a collaborazioni industriali o addirittura a piani di merger.

Unicredit, contatti con Unipol?

Per Unicredit è l’ora di guardarsi di nuovo intorno e si fa presto, perché il panorama assicurativo si è molto concentrato negli ultimi anni e, tolta Generali, non resta che la via Stalingrado: Unipol.

Per cui qualche contatto appare inevitabile. Bisogna a questo punto fare un inciso su valori di Borsa che hanno rapidamente cambiato gli scenari negli ultimi mesi: ai corsi attuali Unicredit vale in Borsa quasi 99 miliardi di euro, mentre la capitalizzazione di Generali è di circa 50,6 miliardi e quella di Unipol è di 13,19 miliardi di euro.

Va considerato che al 30 giugno 2025 Unicredit aveva asset ponderati per il rischio (RWEA) per 287,74 miliardi di euro e che aveva a fine periodo un excess capital (lo calcoliamo come differenza tra i fondi propri e i requisiti OCR) di circa 15,88 miliardi di euro, più di tutto il valore di Unipol in Borsa.

Ci sono certamente le risorse importanti da appostare per la campagna tedesca che potrebbe essere soltanto agli inizi, sebbene Unicredit sia da tempo sulla soglia dell’opa (Commerzbank vale circa 35,7 miliardi, anche se appunto poco meno di un terzo Piazza Gae Aulenti ce l’ha già), ma di certo ci sono risorse in bilancio, anche tenendo conto della generosa politica di distribuzione (e di remunerazione del management) che nel 2025 prevede per gli azionisti più dei 9 miliardi del 2024 tra dividendi e buyback (qui si ritorna al capitale in eccesso del 12,5%-13% del target CET1 ratio, ossia un livello più basso del 14,84% di OCR indicato prima e quindi un capitale in eccesso di addirittura 21,17 miliardi di euro).

Ma senza dubbio la questione assicurativa rientra nel novero dei temi strategici del prossimo futuro. Per capirlo, come spesso avviene, bisogna fare un piccolo passo indietro.

Unicredit, sulle assicurazioni i numeri delle svolte strategiche affidate a Santoliquido,

Il 24 settembre 2025 Unicredit ha annunciato l’inizio del progetto strategico di internalizzazione del business vita disdettando gli accordi in essere con CNP Assurances e Allianz.

Di conseguenza ha esercitato il diritto di acquisto del 51% di CNP Unicredit Vita per 594 milioni di euro e il 49% di Unicredit Allianz Vita per 789 milioni di euro e ha ribattezzato la prima UniCredit Life Insurance (ULI) e la seconda UniCredit Vita Assicurazioni (UVA).

Alla guida del business assicurativo di Unicredit, già dal maggio 2024, era stato messo Alessandro Santoliquido, un nome del settore dopo la direzione di Cronos Vita Assicurazioni e quindi del caldissimo dossier del salvataggio Eurovita. Il manager guida sia ULI e UVA due compagnie che nel 2024 hanno raccolto premi per oltre 8,6 miliardi di euro (il 7,6% del mercato vita) e contavano riserve tecniche totali per 45,6 miliardi. Sempre nello stesso anno la banca-assurance (nel trattino c’è una importante prospettiva industriale) di Unicredit aveva generato commissioni di distribuzione per 580 milioni di euro (il 13,4% delle commissioni nette totali di Unicredit in Italia!) e 100 milioni di utili dalle due compagnie.

Nello stesso 2024 Unipol contava una raccolta vita complessiva (diretta e indiretta) da 6,44 miliardi di cui poco meno di due da prodotti di investimento.

Generali nei medesimi 12 mesi raccoglieva 9,67 miliardi di euro.

Cassaforti sempre più poderose quindi, che includono anche prodotti d’investimento e risparmio, oltre alle coperture assicurative classiche.

Di certo se ne tornerà a parlare nelle prossime settimane, anche perché, come visto questo business di Unicredit non è certo un lato B.