Campari, cosa dice il report che oggi incoraggia l'azione
pubblicato:Brilla in Borsa il titolo dopo che Barclays ha rivisto al rialzo le stime e posto un prezzo obiettivo a 7,9 euro. Secondo la banca d'affari, la casa degli Spritz ha un posizionamento unico negli States e anche i margini potrebbero crescere ancora

A incoraggiare i corsi di Davide Campari NV contribuisce sicuramente oggi un report decisamente positivo di Barclays che migliora il giudizio da Equal Weight a Overweight e alza del 30% il prezzo obiettivo da 6,10 a ben 7,90 euro, un livello che riporterebbe le valutazioni all’ottobre 2024.
Significativo il titolo della ricerca: “Sette ragioni per essere Overweight su Campari”. Quali sono queste ragioni?
Campari, le stime di Barclays e le ragioni della promozione
Secondo gli analisti della banca britannica il portafoglio di Campari è posizionato al meglio per affrontare il trend di consumo di questa fase e non è poco. In particolare la categoria “Spritz” potrebbe beneficiare del suo status di “premium moderato”.
Barclays ritiene che il calo dei consumi di alcolici negli States sia ciclico piuttosto che strutturale e ritiene che non ci sia evidenza che la Gen Z beva meno alcolici o che i farmaci anti obesità a base di GLP1 limitino il consumo di alcool o che la cannabis offra un sostituto valido.
Secondo Barclays, invece, la maggiore ragione dietro il calo dei consumi di alcolici è economica e deriva dai lasciti sui prezzi del Covid, dell’inflazione, della stretta sui tassi. In questo contesto i prodotti di Campari e tutta la famiglia degli Spritz potrebbero avere dei vantaggi competitivi.
Ma sul posizionamento ci sono anche altri vantaggi come il premio del 20% sulle birre premium che probabilmente regala agli Spritz margini più elevati e competitivi delle birre premium, di altri spirit o del vino. Una ricerca di Overproof sui cocktail negli Stati Uniti pone Campari America al primo posto con l’11% del mercato davanti a Bacardi che si ferma al 10%.
Guardando al futuro Barclays si attende addirittura che negli Stati Uniti una crescita a doppia cifra, con un raddoppio del personale alle vendite negli States nel 2026 e 21 risorse dedicate all’Aperol. Secondo Barclays, a partire dalle 11 città dove il brand è più presente, sarà possibile sviluppare una campagna di crescita importante. In posti come New York, Los Angeles e Miami i consumi di Aperol sono di 0,18 litri a persona, su livelli simili a quelli della Germania e ben sotto gli 0,39 litri dell’Italia. Da questi mercati chiave probabilmente Campari avvierà il rilancio.
Barclays vede delle nuove opportunità anche nei nuovi prodotti Ready To Drink (RDT), ossia nei cocktail pre-confezionati che avrebbero vantaggi sul gusto e sul prezzo e i cui volumi sarebbero in crescita negli Stati Uniti.
Campari, per Barclays spunti positivi dalla normalizzazione dei capex e dal track record di Hunt
Più strettamente economica è la considerazione di Barclays sul ciclo dei capex, ossia degli investimenti operativi in immobilizzazioni, che si sarebbe sostanzialmente concluso dopo essere balzato dal 6,2% delle vendite nel 2021 al 14,3% nel 2024.
In soldoni Campari, per difendere marchio e quote di mercato, ha aumentato i Capex da meno di 150 milioni di euro a quasi 450 milioni l’anno scorso: d’ora in poi questi investimenti si dovrebbero stabilizzare sui livelli pre-Covid del 4,5% circa delle vendite, quindi nell’intorno dei 150 milioni di euro.
Non si osservano nemmeno i temuti impatti sui consumi derivanti dall’invecchiamento della popolazione in Germania e in Italia. L’architrave della strategia, rimane comunque per Barclays la difesa e il rafforzamento delle quote di mercato, oltre il 20% in Italia, oltre il 5% in Germania e così via.
Gli analisti confidano anche nel track record di Simon Hunt, il nuovo CEO di Campari dall’inizio di quest’anno dopo un periodo di crisi della governance che ha accompagnato la breve leadership di Matteo Fantacchiotti. In Campari Hunt porta un’esperienza di 14 anni in William Grant & Sons (WG&S) dove secondo Barclays il manager ha portato una robusta crescita finanziaria, un rafforzamento del brand e buoni risultati operativi.
Computando tutti questi fattori Barclays decide così di alzare le stime su Campari, soprattutto per le vendite attese negli Stati Uniti dal 2027 in poi.
Quest’anno la banca si attende ricavi da 3,043 miliardi di euro in leggero calo sui 3,07 miliardi del 2024. Dovrebbero poi crescere a 3,142 mld nel 2026 e a 3,318 mld nel 2027. Soprattutto migliorano i margini, nella view della banca UK: da 605 milioni di utile operativo sottostante di Campari nel 2024, si dovrebbe passare 619 milioni nel 2025 e a 675 milioni di euro nel 2026 (+7,7% delle stime) e a ben 764 milioni di euro nel 2027 (+13,1% delle stime).
A valle l’utile per azione, sempre secondo Barclays passerebbe da 0,29 euro nel 2024, a 0,30 nel 2025, a 0,34 nel 2026, a 0,40 euro nel 2027.
L’area Asia Pacifico copre soltanto il 7% dei ricavi di Campari, ma dovrebbe crescere di più, con un +4,4% nel quarto trimestre. Anche i ratio dello scenario di Barclays sono incoraggianti con un debito netto atteso in calo da 2,377 miliardi nel 2024 a 1,737 miliardi nel 2027 e di conseguenza una leva finanziaria (net debt/ebitda) in miglioramento da 3,2x a 1,9x soltanto con l’accompagnamento di un free cash flow ricorrente (dopo i capex) che dovrebbe passare da un saldo negativo per 990 milioni nel 2024 a uno positivo per 168 milioni già quest’anno e crescere quindi a 416 milioni nel 2027.
Campari, accolti bene i dati dei nove mesi
In realtà le ultime settimane sono andate bene per Campari e lo scorso 30 ottobre il titolo ha segnato uno strappo al rialzo dell’11% a 6,04 euro e un top a 6,10 euro (la resistenza superata oggi in intraday dall’allungo a 6,15) in occasione della pubblicazione dei risultati dei nove mesi.
Nei tre trimestri Campari aveva accresciuto dell’1,5% a 2,281 miliardi di euro il giro d’affari e aumentato del dell’1,4% organico l’ebit rettificato chiudendo però il periodo con un utile netto prima delle imposte rettificato in flessione del 2,6% a 400 milioni di euro.
I risultati erano stati promossi dalle banche d’affari con Deutsche Bank che aveva alzato il prezzo obiettivo da 5,9 a 6,2 euro (hold) e Citi che alzava il target price da 7,5 a 7,75 euro (buy), mentre Intesa parlava di un solido ebit del terzo trimestre oltre le attese (tp € 6,1, neutral).
Il CEO Simon Hunt sottolineava anche i risultati sul fronte della leva finanziaria ridotta di 0,7x in dodici mesi a 2,9x e confermava anche la nuova prospettiva di revisione del portafoglio dopo anni di acquisizioni con la cessione della quota nella piattaforma e-commerce Tannico e la valutazione di ulteriori alleggerimenti.
Complessivamente Campari confermava la guidance 2025 che prevede una crescita organica moderata, e un margine EBIT-rettificato stabile: è stato del 22,7% delle vendite nei primi nove mesi del 2025 (517 mln) e soprattutto Campari si attende una stabile tendenza delle vendite anche includendo l’effetto dei dazi americani che quest’anno dovrebbero avere un impatto meno sfavorevole del previsto. L’obiettivo di migliorare di 50 punti base il rapporto tra costi di struttura e vendite nette nel primo anno di contenimento dei costi sembra a portata di mano.
Nel medio termine, infine, Campari Group si è posta l’obiettivo di una crescita organica delle vendite tra il mid e high single digit (ossia tra il 4% e il 9%) e un incremento della marginalità dell’ebit con un taglio dei costi che dovrebbe portare un beneficio organico complessivo di 200 punti base sul rapporto tra costi di struttura e vendite nette in tre anni.
Sulle vendite successive che hanno colpito il titolo hanno probabilmente influito anche le notizie sul sequestro conservativo di azioni Campari per 1,2 miliardi di euro alla Lagfin, la holding di casa Garavoglia che controlla oltre l’80% dei diritti di voto della casa degli spiriti, nell’ambito di un contenzioso fiscale.
Sicuramente la difesa della correttezza del proprio operato e la precisazione del totale sganciamento della vicenda dal gruppo Campari, senza che, date le elevate percentuali sui diritti di voto, siano intaccate le quote di controllo, hanno rassicurato il mercato.
Con un P/E di Refinitiv a 36,66x il titolo non appare comunque a sconto, anche se, come pensa Barclays, nuovi e concreti spunti sul mercato americano in futuro potrebbero dare ulteriore sprint ai corsi. Servono insomma, ancora una volta, ulteriori conferme.
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