Robot, Softbank compra quelli della svizzera ABB
pubblicato:Il colosso elvetico vende per oltre 5 miliardi la sua eccellenza robotica al gigante tech giapponese. Effetti e numeri della più grande operazione recente nel settore che piace anche a Musk e Bezos

L’eccellenza robotica industriale di ABB, colosso svizzero che sapeva fare i robot bene come pochi, passa di mano con la ricca offerta di Softbank, il gigante giapponese degli investimenti tecnologici guidato dal presidente e CEO Masayoshi Son che ha un posto in prima fila in tutte le maggiori partite tech del mondo, da Nvidia a Intel, allo Stargate da 500 miliardi di dollari con Oracle e OpenAI, criticato da Elon Musk (“In realtà non hanno i soldi”), ma di recente ha annunciato 5 nuovi siti.
Per la robotica di ABB annunciata ad aprile un'IPO, ma Softbank stacca un assegno importante: ecco i multipli in gioco
È un’operazione che porta Softbank in quel territorio tecnologico chiave europeo che è la Svizzera, dove ha sede la Arduino di origine eporediese che proprio oggi è stata comprata da Qualcomm e dove si è sviluppata a Zugo, una Cripto Valley di interesse globale. Ci sono vantaggi fiscali e tecnologici che incoraggiano diverse startup a investire lì (peraltro a Plan-les-Ouates c’è la sede amministrativa storica di STMicroelectronics), ma quella di ABB è un’altra storia.
Una storia da un secolo e mezzo, come poche, dal 1883 a oggi, dai trasformatori e generatori ai robot, sempre a stretto gomito con l’industria.
Nei primi vent’anni del nuovo millennio anche grandi acquisizioni: Baldor Electric Company ($4,2 mld, movimentazione industriale), Thomas & Betts (3,9 mld, macchine per l’automazione), GE Industrial Solutions (2,6 mld, elettrificazione).
Poi nel 2020 l’uscita dall’elettrificazione con la vendita di questo business chiave a Hitachi.
Azioni anche vigorose sul portafoglio e sul business non sono insomma una novità e va detto che anche l’azione va molto bene, dopo i minimi di aprile nel pieno della guerra dei dazi, l’azione di ABB è cresciuta del 62% e proprio stamattina ha aggiornato di nuovo i massimi storici a 60,4 franchi svizzeri.
Anche il primo semestre di ABB è stato positivo, d’altronde la notizia dello scorporo della divisione robotica non giunge come un fulmine a ciel sereno: già lo scorso 17 aprile la società di Zurigo aveva annunciato lo spin off, ma Peter Voser, presidente del gruppo, aveva parlato di una quotazione di ABB Robotics che avrebbe dovuto ottimizzare la capacità di entrambe le imprese di creare valore per i clienti, crescere e attrarre talento, con benefici ipotizzati anche per una governance più focalizzata e per l’allocazione del capitale.
Le quattro divisioni principali di ABB sono electrification, process automation, motion e robotics&discrete automation. A quanto pare la divisione robotica non mostrava più sinergie di business e tecnologia con il resto, secondo il CEO Morten Wierod e mostrava un’autonomia importante rispetto all’impresa.
L’annuncio di oggi però cambia ancora il quadro, perché scavalca la quotazione e porta direttamente la ABB Robotics sotto il controllo di una sussidiaria di Softbank per un enterprise value di ben 5,375 miliardi di dollari, ossia circa 4,63 miliardi di euro, ossia 2,32 volte le vendite della divisione (P/S), pari a $ 2,279 mld nel 2024) e ben 17,17 volte l’ebitda (EV/EBITDA), pari a $ 313 mln. Della divisione robotica ormai nel portafoglio di Masayoshi Son sappiamo anche che l’EBITA operativo (utile operativo al netto di ammortamenti per acquisizioni, costi di ristrutturazione o implementazione, plus/minusvalenze da cessioni o altre poste non operative) è stato di 277 milioni l’anno scorso e che i suoi attivi netti sono di 770 milioni di dollari.
Nel secondo trimestre gli ordini sono cresciuti del 6% a 729 milioni di dollari, ma hanno subito la prudenza degli investitori sul tema caldo dei dazi.
La divisione Robotica che passa di mano comprende circa 7 mila lavoratori (FTE) sui 10.300 circa dell’insieme Robotics & Discrete Automation.
I piani da aprile sono cambiati. Prima gli azionisti avrebbero dovuto ricevere le azioni della nuova quotata, ora il gruppo ABB incassa le cifre messe sul piatto da Softbank.
In dettaglio ABB calcola una plusvalenza non operativa di libro ante imposte di circa 2,4 miliardi di dollari, con proventi in contanti, al netto dei costi di transazione da circa 5,3 miliardi di dollari.
I costi stimati per lo spin off sono sui 200 milioni, dei quali circa la metà inclusa nella guidance 2025. La stima attuale più precisa di ABB per i deflussi di cassa legati alle tasse derivanti dalla separazione del business è compresa tra 400 e 500 milioni di dollari.
Non è chiaro se gli azionisti di ABB otterranno valore diretto da questa transazione, per esempio con un dividendo straordinario o con un nuovo buyback, ma va detto che al gruppo nuove risorse fanno comodo.
ABB, numeri e multipli (non a sconto) del big svizzero
Pur con dati positivi nel primo trimestre sul fronte dei ricavi (+5% a $ 16,83 mld) e degli utili (+13% a $ 2,25 mld), si è registrato un calo del cash flow operativo del 3% a 1,74 miliardi a causa soprattutto della crescita del capitale circolante netto che ha bilanciato i maggiori utili.
Il free cash flow di periodo è invece cresciuto da 1.469 a 1.497 milioni nonostante un balzo del capex da 185 a 224 milioni nel secondo trimestre.
La guidance di ABB prevede una crescita dei ricavi del 4-6% nel 2025, con un book-to-bill positivo (rapporto tra gli ordini ricevuti ed quelli evasi) e un margine dell’ebita operativo in miglioramento anno su anno.
Nel 2024 era del 18,1%, mentre dati più recenti indicano un rapporto di indebitamento (debito/patrimonio netto) a 0,16x e una leva finanziaria degli ultimi 12 mesi a 0,4 volte (debito/ebitda).
Se si prendono gli utili degli ultimi 12 mesi il P/E ai prezzi attuali di 59,02 franchi svizzeri, pari a circa 73,75 dollari, sono a 31,17x non proprio regalati e decisamente superiori ai 24,47x di un competitor come Siemens.
I piani di Softbank e l'hype dei robot umanoidi
Si mette ancora di più in primo piano con questa operazione Softbank. Il commento alla ragione strategica di questa acquisizione (non certo a sconto) è:
“Il centro della ‘Rivoluzione dell’informazione’ si è evoluto dai personal computer, da internet e dalla banda larga agli smartphone ed è entrato ora in una nuova fase guidata dall’intelligenza artificiale (AI). In questo contesto Softbank ha dichiarato la missione di realizzare una superintelligenza artificiale per il progresso dell’umanità. Come missione Softbank sta attivamente investendo ed espandendo il proprio business in quattro aree essenziali: (i) chip per l’intelligenza artificiale, (ii) robot con intelligenza artificiale, (iii) data center per l’AI ed (iv) energia, così come sta investendo in società sulla frontiera dell’AI generativa”.
Un po’ inquietante forse, intanto il colosso giapponese stacca un altro assegno da oltre 5,3 miliardi di dollari.
Xiong Youjun, direttore generale del Beijing Innovation Center for Humanoid Robotics, ritiene che dopo il momento di ChatGPT (intorno al 2022, ndr), sia arrivato il momento dei robot umanoidi e legge nell’industria un consensus generale su questa prospettiva.
Dall’altra parte del mondo diventano virali le immagini alla premier del film Tron: Ares di Optimus, il robot umanoide della Tesla di Elon Musk che si chiama come il capo dei Transformers, mentre già da mesi Amazon sperimenta negli Stati Uniti l’impiego di robot umanoidi per la consegna dei pacchi: dovrebbero integrare la flotta di oltre 20.000 Rivian elettrici che la casa di Jeff Bezos ha negli States.
Non si tratta di un’innovazione isolata o lontana. Alexander Roll, investment strategist di Global X, sottolinea che i progressi fatti dai modelli Visual-Language-Action (VLA) trovano già una possibile svolta nei robot Vulcan di Amazon con spunti particolarmente brillanti nell’integrazione della percezione e della reazione dei robot (per esempio nella calibrazione della forza).
Gli esempi sono già numerosi e sempre più a basso costo, dall’umanoide NEO della startup 1X di Bernt Bornich al sistema chirurgico da Vinci 5, agli stessi bracci robotici della Teradyne usati dal citato Vulcan di Amazon.
L’operazione miliardaria di Softbank in Svizzera è insomma soltanto un’altra conferma.
Confronto dei principali robot umanoidi del 2025
Ecco una tabella comparativa dei top 5 umanoidi del 2025, basata su metriche chiave da analisi di settore (es. agilità, AI, deployment reale). I dati derivano da report come quelli di Humanoid Robotics Technology e The Robot Report.
1. Figure 03 (Figure AI)
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Punti di forza: AI autonoma per task complessi, manipolazione precisa, scalabile per industria (es. automotive).
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Limiti: Ottimizzazione energetica in corso.
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Status 2025: Reveal ottobre 2025; produzione pilota.
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Prezzo stimato: ~$50.000-100.000 (leasing).
2. Optimus Gen 2 (Tesla)
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Punti di forza: Integrazione con AI Tesla (FSD), camminata fluida, task domestici/industriali.
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Limiti: Dipende da teleoperazione per demo complesse.
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Status 2025: Produzione limitata; deployment in fabbriche Tesla.
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Prezzo stimato: ~$20.000-30.000 (target).
3. Atlas elettrico (Boston Dynamics)
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Punti di forza: Agilità estrema (salti, equilibrismo), forza fisica superiore.
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Limiti: Focus su ricerca; meno AI conversazionale.
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Status 2025: Versione commerciale in test; non su scala.
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Prezzo stimato: Non disponibile al pubblico (~$150.000+).
4. Ameca (Engineered Arts)
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Punti di forza: Espressioni facciali ultra-realistiche, interazione sociale con GPT-4o.
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Limiti: Mobilità limitata (testa/torso principali).
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Status 2025: Piattaforma di sviluppo; usata in eventi/ricerca.
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Prezzo stimato: ~$100.000+.
5. Digit (Agility Robotics)
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Punti di forza: Logistica autonoma (es. picking in magazzini), produzione su scala (10.000+ unità/anno).
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Limiti: Meno versatile per task non-logistici.
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Status 2025: Deployment pagato (es. Amazon); fabbrica RoboFab attiva.
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Prezzo stimato: ~$30.000-50.000.
Questi robot rappresentano l'avanguardia, ma il campo evolve velocemente: ad esempio, AgiBot A2 (di AgiBot) è promosso come "il più avanzato acquistabile" per il suo payload da 10 kg e AI pratica, ma è un prodotto più di nicchia orientato ai mercati cinesi.