Fed divisa, mercato incerto: dicembre sarà il mese della verità

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
4 min

Dati macro misti e volatilità: investitori in attesa di chiarezza. La Fed entra nella riunione più divisiva degli ultimi anni

Fed divisa, mercato incerto: dicembre sarà il mese della verità
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Fed divisa, dati macro contrastanti e mercati in bilico: il quadro completo

La discussione interna alla Federal Reserve si è fatta sempre più accesa man mano che si avvicina la riunione del FOMC del 9-10 dicembre. Il dibattito sulla necessità — o meno — di procedere con un ulteriore taglio dei tassi è probabilmente uno dei più polarizzati degli ultimi anni.

A confermarlo sono le parole della presidente della Fed di Boston, Susan Collins, che ha ribadito di vedere “ragioni per essere esitanti” nel ridurre ancora il costo del denaro, preferendo valutare attentamente i rischi provenienti sia dall’inflazione sia dal mercato del lavoro.

Collins si colloca nel campo dei policymaker che ritengono la politica monetaria “leggermente restrittiva ma appropriata”, soprattutto dopo i due tagli consecutivi di settembre e ottobre che hanno portato il range dei Fed Funds al 3,75-4,00%. La sua posizione riflette il timore che un ulteriore allentamento prematuro possa radicare un’inflazione ancora fragile e intermittente.

Dall’altra parte, però, emerge un fronte più accomodante guidato dal presidente della Fed di New York, John Williams, uno dei membri più influenti del FOMC. Williams ha aperto esplicitamente alla possibilità di un nuovo taglio “nel breve termine”, sostenendo che la politica monetaria rimane moderatamente restrittiva e che c’è spazio per avvicinare l’orientamento dei tassi al livello di “neutralità”.

Le sue parole hanno immediatamente avuto un impatto sui mercati: le probabilità implicite di un taglio a dicembre — scese nelle ultime settimane sotto il 30% — sono tornate vicino al 60%.

Perché tanta divisione?

La ragione principale è la combinazione di due rischi contrapposti:

  1. 1.

    Inflazione ancora sopra il target, che mostra progressi intermittenti e non lineari.

  2. 2.

    Mercato del lavoro in indebolimento, come confermato dal tasso di disoccupazione salito al 4,4%, un livello visto l’ultima volta prima della pandemia.

La recente chiusura del governo federale, che ha ritardato la pubblicazione di dati macro cruciali (occupazione, inflazione), rende il compito della Fed ancora più complesso: la banca centrale arriverà alla riunione di dicembre con un quadro informativo più lacunoso del solito.

Non sorprende quindi che elementi come il governatore Christopher Waller abbiano anticipato che la riunione del FOMC potrebbe essere una delle meno unanimi degli ultimi anni: “preparatevi a vedere meno groupthink del solito”.


Eurozona: crescita resiliente ma sotto pressione

Sul fronte europeo, i dati PMI preliminari di novembre mostrano un’economia che continua a espandersi con buona tenuta, anche se con differenze importanti tra settori.

  • Il PMI composito si è attestato a 52,4, in lieve calo rispetto ai 52,5 di ottobre ma comunque nell’undicesimo mese consecutivo di crescita.

  • Il settore servizi mantiene un ritmo solido (53,1), massimo da maggio 2024.

  • Il manifatturiero, invece, scivola in contrazione (49,7), segnalando un raffreddamento della domanda e intensificando i tagli occupazionali.

La BCE, dal canto suo, appare più serena rispetto alla Fed: secondo i membri Madis Müller e Martin Kocher, l’inflazione dell’Eurozona dovrebbe stabilizzarsi attorno al 2%, pur richiedendo vigilanza continua.


USA: segnali misti e mercati ipersensibili

Negli Stati Uniti, invece, il PMI manifatturiero è sceso a 51,9, minimo degli ultimi quattro mesi, suggerendo un rallentamento dell’attività industriale. La combinazione tra dati deboli e attese per la Fed sta generando oscillazioni elevate sui mercati finanziari, con forti movimenti intraday e volatilità in crescita.

La mancanza di chiarezza sui prossimi passi della banca centrale — e la profondità del dissenso interno — rappresentano uno dei fattori principali di instabilità per gli investitori.


Sintesi: una fine anno altamente incerta

  • La Fed è profondamente divisa e potrebbe vivere una riunione di dicembre con più dissensi formali del solito.

  • L’inflazione resta il nodo centrale: troppo alta per convincere i falchi, ma accompagnata da un mercato del lavoro in raffreddamento che rafforza i colombe.

  • L’Eurozona cresce più del previsto nel 2024-2025, ma il manifatturiero torna in sofferenza.

  • I mercati oscillano tra speranze di un taglio imminente e timori che la Fed resti ferma più a lungo.

In questo contesto, la traiettoria dei tassi e i prossimi dati macro — in particolare occupazione e inflazione — saranno determinanti per comprendere se il mese di dicembre segnerà un nuovo allentamento o un prolungamento della fase di prudenza monetaria.

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