Generali, in arrivo la grande Assemblea, ecco le squadre e la posta

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
7 min

Caltagirone contro Mediobanca, lista di minoranza contro lista di maggioranza. Unicredit punta a un ruolo nella partita, Assogestioni accoglie Mediolanum in territorio neutro. Palenzona fa una proposta indecente a Nagel... ecco cosa succede

Generali, in arrivo la grande Assemblea, ecco le squadre e la posta

 

La grande assemblea di Generali sarà il prossimo 24 aprile, un giovedì caldo del dopo Pasqua per il quale gli ulivi non sembrano essere previsti, dato che il rinnovo del consiglio di amministrazione da mesi tiene in allerta gli osservatori vicini e lontani della finanza italiana.

Lo scontro tra Caltagirone e Delfin da un lato e Mediobanca dall’altro ha messo sul piatto un tema molto concreto, quello della fusione dell’asset management di Generali con il risparmio gestito di Natixis, socio francese ingombrante con il quale però il Leone sembra aver strappato (e pagato) un accordo di governance paritetica. Che poi finora purtroppo le coabitazioni paritetiche fra soci francesi e italiani stiano facendo acqua da tutte le parti è forse un alto paio di maniche...

Generali, scontro tra Caltagirone e Nagel, ma non è come nel 2019

Sembra una riedizione del 2019, quando lo scontro tra gli stessi soggetti, portò a colpi di scena, come il prestito a Mediobanca di titoli di Generali da parte di BNP Paribas. In realtà molte cose sono cambiate.

Il duo Delfin (eredi Del Vecchio – Francesco Milleri) e Francesco Gaetano Caltagirone ha avviato una stretta su Mediobanca con un’offerta pubblica di scambio lanciata da MPS e sostenuta anche dal governo italiano.

Se poi la lista di riferimento di Mediobanca conferma gli stessi nomi dell’attuale consiglio di amministrazione, va sottolineato che nel 2019 la lista vincente era quella del consiglio di amministrazione uscente, mentre le nuove norme italiane hanno costretto Piazzetta Cuccia a presentare direttamente la propria lista per il consiglio di Generali, esponendosi ancor di più in termini di valutazioni del controllo della compagnia partecipata al 13,1%

Mediobanca ha comunque presentato la 'lista fotocopia' con Philippe Donnet visto alla conferma come CEO e Andrea Sironi candidato alla presidenza.

Generali, la 'lista di Caltagirone'

Nel frattempo Caltagirone ha lasciato nel 2022 la vicepresidenza e il consiglio di amministrazione di Generali dopo 12 anni, ma ha continuato a tessere la propria tela.

La lista di VM 2006, ha sulla carta soltanto l’1,456% di Generali e presenta solo 6 nomi (ma illustri come Flavio Cattaneo, Marina Brogi, Fabrizio Palermo per esempio), tutti dichiaratisi indipendenti.

E' però il segreto di pulcinella che dovrebbe essere sostenuta da Caltagirone, titolare di un 6,92% del capitale della compagnia (almeno) e dal Gruppo Del Vecchio (Delfin-Milleri) accreditato di un altro 9,93%.

Generali il ruolo incerto di Unicredit, la fatica di Assogestioni, gli altri...

Incerto il ruolo di Unicredit che ha costruito una posizione aggregata del 5,543% del capitale sul Leone di Trieste e potrebbe fare da ago della bilancia tra gli schieramenti. L'ad Andrea Orcel, fresco di via libera a salire in Commerbank e del non europeo al Compromesso Danese sul Banco BPM, potrebbe avere molto da dare e molto da chiedere.

I fondi coagulati (con una fatica inusuale) intorno ad Assogestioni hanno presentato un’altra lista con 4 nomi guidati da Roberto Perotti e sostenuti anche da Mediolanum, mentre Arca Fondi di Bper è rimasta fuori. La lista Assogestioni ha lo 0,77% del capitale appena di Generali, ma un grande appeal per i vari investitori finanziari.

Quanto alle pronunce dei proxy, i consulenti dei grandi investitori istituzionali che pesano molto in questi casi, sia ISS che Glass Lewis hanno suggerito di appoggiare la lista di Mediobanca.

In molti pensano che alla fine Alberto Nagel, l'astuto CEO di Mediobanca riuscirà a spuntarla un'altra volta, ma ci sono ancora indecisi di peso. La Edizione dei Benetton che avrebbe il 4,8% del capitale e un po' di più in termini di diritti di voto e la Fondazione CRT (sarebbe di poco oltre la soglia del 2%, ma le soglie rilevanti a Piazza Affari sono ormai sopra il 5%, quindi molti di questi azionisti non si vedono). Quest'ultima tra l'altro è un socio rilevante di Unicredit e potrebbe quindi avere più leve di quello che sembra.

Né sono da sottovalutare le alleanze trasversali come quella di Caltagirone che ha conferito le quote di Anima all'offerta del Banco BPM spuntando un alleato importante per la conquista di Mediobanca da parte di MPS... L'assemblea senese sarà domani e un'accelerazione su Mediobanca potrebbe valere più di mille telefonate sul dossier Generali...

Generali, un confronto tra proprietà

Difficile parlare di piani industriali perché a parte la rilevante eccezione di Natixis, la pressione di Caltagirone e Delfin per la discontinuità non ha partorito grandi prospettive in termini di business plan e Mediobanca ribadisce una continuità senza troppi spunti, ma carica di risultati, a partire dal dividendo da 1,43 euro che rappresenta per i soci di Generali un rendimento di oltre il 4,75% rispetto al valore di Borsa.

Eppure in gioco c’è la guida della cassaforte degli italiani, come in passato è stato definito il Leone di Trieste o, come ha detto il CEO Philippe Donnet, la scelta tra una public company (orientata da Mediobanca con la riconferma del top management) e una società controllata da privati (Caltagirone-Delfin).

Le posizioni sono chiare più delle motivazioni in realtà, anche perché alla fine quella di Caltagirone rimane una lista di minoranza composta in teoria di indipendenti.

Generali, la proposta di Palenzona

Il rischio di logoramento della direttiva strategica è però molto concreto, se è sceso in campo un peso massimo come Fabrizio Palenzona a chiedere a Mediobanca di sostenere la propria lista impegnandosi però a vendere quote consistenti di Generali.

Parole sibilline in nome di un rafforzamento del Leone di Trieste come public company. 

Ma quali sarebbero le conseguenze?

MPS avrebbe un gioco più facile nella conquista di Mediobanca, forse, lo stesso ceo della banca senese Luigi Lovaglio ha detto di guardare al business di Mediobanca più che alle sue quote in Generali, ma con il 40% circa degli utili di Mediobanca attribuiti proprio alla compagnia assicurativa, c’è un core business senza il Leone?

Inoltre se Generali andasse avanti con la fusione dell’asset management con Natixis, il governo potrebbe accettare il venir meno di azionisti italiani forti in una compagnia strategica come quella triestina? Ci vorrebbe un altro socio forte, meglio più d’uno, di quelli che posso fare investimenti industriali di lungo periodo?

Beh ci sono già Delfin (italiana fino a un certo punto) e Caltagirone (italianissimo), ma se ancora oggi non hanno la forza di presentare una lista di maggioranza, potrebbero guidare una compagnia con un cda al quale si sono opposti strenuamente senza i prevedibili attriti che già sembrano l’esito più probabile?

Le dimensioni di Generali sono di circa 46,8 miliardi di euro di capitalizzazione e Mediobanca ne vale appena 12,67 miliardi di cui una quota dovuta proprio alla stessa compagnia. Il controllo su una società più grande (non legale s’intende, ma fattuale) è ironico se si pensa che è l’accusa lanciata all’offerta di scambio di MPS sulla stessa Mediobanca.

Ma forse se invece quest’ultima operazione andasse in porto si potrebbero racimolare tra Caltagirone e Delfin e i fondi indecisi i nuclei di aggregazione per un nuovo nocciolo duro da portare alle trattative con Natixis. Ammesso che il piano non naufraghi per l’intemerata paura di scontare con meno controllo una crescita strategica.

Già da sé Generali può essere ed è una miniera d’oro e i risultati positivi degli ultimi anni sono sicuramente il biglietto da visita con cui Nagel rischia di vincere di nuovo la partita, forte anche della stessa crescita di Mediobanca.

D'altronde lo stesso Roberto Palenzona è uscito un anno fa dalla presidenza storica proprio della Fondazione CRT e ora è il presidente di Prelios, il gruppo immobiliare rilevato dalla ION di Andrea Pignataro (Cerved, Cedacri... ) un colosso che potrebbe lavorare molto di più con Generali, ma prima dovrebbe risolvere il dossier che il Tribunale di Bologna ha aperto per una questione fiscale da 1,2 miliardi di euro.

Insomma gli interessi non mancano, quello che manca sono forse le prospettive. L’alternativa Caltagirone-Delfin, sulla carta di minoranza, ne ha meno di quanta non ne avesse nel 2019.
Ma forse il supporto del governo e l’offerta pendente sulla stessa Mediobanca varranno all’assemblea di giovedì prossimo più di qualche slide.

O forse, ancora una volta, più che lo status quo, vincerà un vecchio adagio. Cavallo che vince non si cambia.