Generali-Natixis: servirà più tempo? Cosa dirà il nuovo cda di Mediobanca targato MPS?

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
4 min

Si moltiplicano le incognite sul progetto di gigante europeo dell'asset management. Ecco il punto

Generali-Natixis: servirà più tempo? Cosa dirà il nuovo cda di Mediobanca targato MPS?

La conquista di Mediobanca da parte di MPS riporta indietro le lancette di Generali al progetto di Natixis e sembra chiaro che servirà un po’ di tempo in più per riprendere le misure del maxi-piano per un gigante dell’asset management da 1.900 miliardi di euro in gestione. D'altronde a soci sempre più forti, come Caltagirone, non sembra mai essere piaciuto.

L’estrema difesa di Piazzetta Cuccia aveva portato sul tavolo di Generali il dossier della vendita di Banca Generali. Saltato tutto, adesso il Leone di Trieste dovrà tornare al progetto con Natixis, ma i tempi rischiano di allungarsi.

Generali-Natixis, il nodo della penale

Ne rende conto oggi Il Sole 24 Ore, secondo il quale bisognerà prorogare i termini per la definizione dell’intesa e scongiurare il pericolo di una sanzione da 50 milioni di euro.

In realtà diversi adempimenti effettuati, compreso il via libera entro il 31 luglio scorso dei rispettivi sindacati, dovrebbero tranquillizzare su questo fronte; ma è chiaro che, cambiato il contesto, bisognerà anche saggiare la volontà delle parti di proseguire.

Un importante documento di Generali sull’operazione con Natixis del 4 febbraio scorso chiarisce diversi termini dopo la firma del memorandum d’intesa (MOU) del 21 gennaio 2025.

Sebbene il memorandum non sia vincolante, le parti si sono infatti impegnate a consultare i rappresentanti dei lavoratori, a mantenere un’esclusiva per la durata del memorandum stesso e fino a 9 mesi dopo il suo termine, a pagare – ed è questo il nodo da sciogliere nell’immediato – una break-up fee (la penale in parola) da 50 milioni di euro, se una delle due parti non abbia consultato i rappresentanti dei lavoratori e non abbia seguito le procedure previste entro il 31 luglio.

Sarebbe in realtà tutto a posto e Il Sole 24 Ore riporta anche di almeno due viaggi a Parigi del top management di Generali.

Generali-Natixis, i numeri del progetto

D’altronde il piano ambizioso di Philippe Donnet non può essere ignorato.
Generali si è detta pronta a metterci, tramite Generali Investments Holding, attivi in gestione per 600 miliardi di euro, mentre Natixis Investment Managers e la sua controllante Groupe des Banques Populaires et des Caisses d'Epargne (BPCE) ce ne metterebbero per 1.300 miliardi di euro, creando così il primo asset manager europeo per ricavi (4,1 miliardi) e il secondo per masse in gestione e risultato operativo.

Nonostante la disparità di apporti di asset in gestione, la governance dovrebbe essere assolutamente paritetica (50/50), con un cda composto da sei manager indicati da Generali, altrettanti da Natixis, più tre indipendenti. Nei primi 5 anni CEO e vicepresidente sarebbero indicati da Generali, presidente e deputy CEO da Natixis. In caso di raggiungimento dei target scatterebbe il rinnovo per altri 5 anni.

Contribuirebbe al riequilibrio dei ruoli un capitale di avviamento da 15 miliardi di euro apportato da Generali. Si tratta del cosiddetto Seed money, che non sarebbe però capitale di rischio delle società operative di gestione, ma una sottoscrizione di fondi e mandati di investimento regolamentati e coerenti con le regole di Generali.

Generali-Natixis, bisognerà anche comprendere l'orientamento del nuovo board di Mediobanca

Adesso mentre MPS lavora al nuovo consiglio di amministrazione di Mediobanca, inevitabilmente si dovranno fare i conti anche con la quota strategica di Generali nel portafoglio di Piazzetta Cuccia.
Al riguardo lo stesso ad di MPS Luigi Lovaglio, aveva detto di Mediobanca a febbraio: “Il contributore principale è il 13% della quota Generali che rappresenta circa il 40% dell'utile totale”.

Questo conferma però anche che bisognerà difendere il valore di quelle quote per tutelare il valore della neoacquisita e quindi bisognerà anche prendere una posizione coerente e decisa sulla più grande operazione del Leone degli ultimi, il polo dell’asset management con Natixis.

Non mancano le incognite. Resta da vedere se la previsione del direttore generale di Mediobanca Francesco Saverio Vinci di un’opas all’80% del capitale della banca milanese si avvererà al termine della riapertura dei termini.
Resta quindi da capire se Mediobanca continuerà a essere quotata o si procederà a un delisting.

C’è poi il nodo delle DTA, 2,9 miliardi di euro che sono uno dei cardini della proposta di valore di MPS, ma c’è anche il rischio che il governo proceda a un ulteriore rinvio fino al 2027 mettendo a repentaglio proventi per 300 milioni l’anno per Siena.

I capisaldi industriali dell’operazione MPS-Mediobanca non sono insomma in dubbio, a partire dalle collaborazioni su credito a consumo e CIB fino al wealth management, ma il nodo Generali molto presto verrà al pettine e per il dossier Mediobanca non è secondario.