I dazi USA mettono alla prova la tenuta diplomatica ed economica del governo Meloni

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
4 min

Le tensioni geopolitiche alimentate dalle parole di Trump riaccendono i timori di uno scontro tra Roma e Bruxelles, mentre Meloni tenta di mantenere l’equilibrio tra UE, NATO e Casa Bianca

I dazi USA mettono alla prova la tenuta diplomatica ed economica del governo Meloni

Italia tra dazi USA e tensioni geopolitiche: un equilibrio fragile tra Bruxelles e Washington

La sfida dei dazi e il rischio per il Made in Italy

L’Italia si trova al centro di una delicata partita commerciale e diplomatica che intreccia economia reale, geopolitica e rapporti di forza tra Stati Uniti e Unione Europea.

La maxi-tariffa americana sulla pasta, che potrebbe scattare da gennaio, rischia di diventare il simbolo di una tensione più ampia. L’indagine antidumping avviata dal Dipartimento del Commercio statunitense su alcuni dei principali produttori italiani potrebbe portare a dazi fino al 91,74%, ben oltre il tetto del 15% concordato tra Bruxelles e Washington.

Un colpo durissimo per un comparto, quello agroalimentare, già provato dalle tensioni internazionali e dal rallentamento della domanda.

Eppure, c’è spazio per l’ottimismo: secondo Luigi Scordamaglia, AD di Filiera Italia, l’azione congiunta di Roma e Bruxelles potrebbe portare la tariffa a un livello molto più gestibile, “sotto il 5%, come già accaduto in passato”.

Ad agosto le esportazioni agroalimentari sono calate

Ma intanto, gli effetti si vedono già: ad agosto, le esportazioni agroalimentari verso gli Stati Uniti sono calate del 7-8%, e quelle complessive del Made in Italy del 21,1%, dopo mesi di crescita “anticipata” dovuta al cosiddetto front loading, ovvero l’aumento delle spedizioni per aggirare i futuri dazi.

Secondo il Centro Studi Confindustria, nel medio periodo le tariffe americane potrebbero costare 16,5 miliardi di euro alle imprese italiane in termini di minori vendite, pari al 2,8% dell’export manifatturiero.

Dazi, i settori più esposti

I settori più esposti sono automotive, alimentare, macchinari e moda, con conseguenze che potrebbero propagarsi lungo l’intera catena di fornitura europea.
Sommando gli effetti diretti e indiretti, Confindustria stima un calo del 3,8% dell’export manifatturiero e dell’1,8% della produzione industriale nazionale.

A complicare il quadro, il rafforzamento dell'euro che riduce la competitività di prezzo dei prodotti europei negli Stati Uniti, spingendo molte aziende a valutare rilocalizzazioni produttive oltreoceano per mantenere margini e quote di mercato.
“Nel lungo periodo — avverte Confindustria — cresce il rischio di perdere parti vitali del tessuto industriale europeo”.


Meloni tra Bruxelles, Washington e Kiev

Diplomazia in equilibrio: Meloni tra Bruxelles, Washington e Kiev
Ma la sfida non è solo economica.
Le dichiarazioni di Donald Trump, che ha lasciato intendere che Giorgia Meloni voglia smarcarsi dalla linea europea su dazi e Ucraina, hanno generato forte imbarazzo a Palazzo Chigi e a Bruxelles.

Il timore è duplice: da un lato, incrinare i rapporti con la Casa Bianca proprio mentre l’Italia cerca di negoziare condizioni migliori sul fronte commerciale; dall’altro, alimentare l’idea che Roma stia cercando una via autonoma su questioni geopolitiche sensibili.

Le parole di Sergio Matterella

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita di Stato a Bruxelles, ha cercato di ricucire la narrazione, dichiarando:

“Ci sentiamo a casa qui, in quanto capitale d’Europa.”

Un messaggio chiaro per riaffermare la collocazione europeista dell’Italia, mentre sul fronte interno le opposizioni chiedono una smentita formale delle parole di Trump.

Un’operazione difficile, perché significherebbe aprire un fronte polemico con Washington — qualcosa che il governo vuole evitare a tutti i costi.

Sul tema ucraino, poi, le sfumature politiche interne rendono il quadro ancora più delicato.

Aumentano i sospetti tra i partner europei

L’Italia è uno dei Paesi più cauti nel sostenere l’ipotesi di finanziare gli aiuti militari a Kiev con le riserve russe confiscate.
Le parole di Trump, secondo cui Meloni vorrebbe “ridimensionare l’appoggio italiano”, toccano quindi un punto sensibile.
La presenza della Lega nel governo, con la sua storica linea euroscettica e le simpatie per Mosca e lo stesso Trump, alimenta ulteriori sospetti tra i partner europei.

Tuttavia, sia Meloni che il ministro degli Esteri Antonio Tajani hanno ribadito la loro adesione piena alla strategia UE-NATO e il sostegno a Volodymyr Zelensky.

Il vero rischio, oggi, è che l’Italia venga percepita come un Paese oscillante, diviso tra l’alleanza atlantica e le esigenze politiche interne.


Il bivio per l’Italia:

Il bivio per l’Italia: diplomazia, industria e strategia economica
In questo scenario, il governo italiano si trova di fronte a un bivio cruciale: continuare a muoversi all’interno del quadro europeo, mantenendo un fronte comune contro i dazi e sostenendo le politiche comuni su Ucraina ed energia, oppure cercare una relazione privilegiata con Washington, rischiando però di isolarsi sul piano comunitario.

Le prossime settimane saranno decisive

La decisione americana sui dazi è attesa entro fine anno, e Bruxelles sta già preparando contromisure per tutelare i propri interessi commerciali.

Parallelamente, Roma dovrà evitare che la dialettica geopolitica si trasformi in un danno reputazionale e diplomatico, in un momento in cui l’economia reale — dalla manifattura all’agroalimentare — sconta già i costi della tensione.

Il messaggio che arriva dai mercati e dagli analisti è chiaro: senza una strategia coerente tra politica estera, industriale e commerciale, l’Italia rischia di pagare il prezzo più alto nella nuova guerra economica tra Stati Uniti, Europa e Cina.