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L'Angolo del Trader

di FTA Online News pubblicato:
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Banco BPM chiude il 2022 con margine d'interesse a 2.314,4 milioni di euro (+13,4%, +31,3% nel tim4) e utile netto a 702,6 milioni (+23,5%). Nel quarto trimestre l'utile ha fatto segnare +93,1% a/a a 209,9 milioni, ben al di sopra del consensus Reuters a 178. L'utile per azione si è attestato a 46 centesimi, poco sopra i 45 indicati a novembre: per il 2023 BPM prevede un'ulteriore crescita a 60. In generale l'attuale esercizio dovrebbe evidenziare "un significativo miglioramento dell'utile netto [...] rispetto allo scorso anno, con un trend che, anche in proiezione, supera sia la traiettoria di redditività che i target complessivamente delineati nel Piano Strategico". L'utile per azione 2024 sale a 75 centesimi contro i 69 del piano, per poi passare a 90 nel 2025. L'a.d. Giuseppe Castagna ha dichiarato che nella seconda metà del 2023 il piano potrebbe essere rivisto con estensione di un anno al 2026. L'analisi del grafico di Banco BPM mette in evidenza il segnale rialzista fornito dal recente superamento del massimo del febbraio 2022 a 3,7620 euro. Il titolo è ora proiettato verso i target a 4,80 e 6,30-6,40. Sotto area 4,00 probabile una fisiologica correzione verso 3,70-3,75.

Amplifon debole martedì: il titolo ha ceduto il 2,46% a 27,80 euro (oscillazioni di seduta tra 27,35 e 29,22 euro). Demant, un concorrente di Amplifon, ha annunciato i risultati del 2002 che sono coerenti con le aspettative. I risultati delle entrate del 2° semestre per Demant sono stati di DKK 10,208 milioni, rispetto alle previsioni di DKK 10,044 milioni concordate dal consenso aziendale. Amplifon non è riuscita a superare la soglia di 29,63 euro, massimo di metà novembre e 23,6% di ritracciamento del ribasso dal picco di fine 2021 (percentuale di Fibonacci), e la sua performance è stata influenzata dalle vendite a scopo di realizzo dopo un aumento del 13% rispetto alla fine di gennaio. Le ultime due candele giornaliere formano una figura ribassista "dark cloud cover", la violazione dei minimi di martedì a 27,35 confermerebbe il pattern prospettando un calo verso i 25,11 euro, minimo di fine gennaio. Sopra 29,63 atteso il test a 32,50 del 38,2% di ritracciamento del ribasso dai massimi di dicembre 2021.

Credem ha chiuso la giornata di ieri in territorio positivo dopo una prima parte di seduta sotto la parità. Il 2022 del gruppo bancario va in archivio con utile netto in calo del 10% a 317 milioni di euro "dopo aver spesato oltre 60 milioni di euro di contributi ai fondi per la gestione delle banche in difficoltà" e "rettifiche nette di valore su crediti pari a 49,1 milioni (+55,9% rispetto a 31,5 milioni nel 2021). Il risultato operativo si attesta a 572,6 milioni (+24,2%). Graficamente il titolo è risalito fino sui massimi del 2018 in area 7,90 ed ora sta cercando di lasciarli alle spalle. I prezzi stanno però accusando la fatica di un rialzo prolungato, condotto quasi del tutto in apnea, come è stato quello dai bottom di ottobre, ed ora potrebbero rifiatare prima di provare ad allungare ulteriormente verso i top del 2015 a 8,3850 euro. Rischio dunque di una correzione nel breve che potrebbe risultare anche corposa, potenziale in grado di ricondurre il titolo tra 7,20 e 7,40 circa. Solo la violazione di questi ultimi livelli tuttavia, muterebbe lo scenario positivo, ridimensionando le velleità di rialzo del titolo.

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