Dai Magnificent Seven al resto del mercato: il bull market cambia fase
pubblicato:Rotazione settoriale e allargamento della partecipazione: industriali, finanziari e materiali pronti a raccogliere il testimone della crescita azionaria nel 2026

I “Magnificent Seven” restano centrali, ma il mercato sta cambiando pelle
Nel mondo della finanza, i Magnificent Seven rappresentano molto più di un semplice gruppo di titoli tecnologici: sono stati il motore strutturale del rialzo dell’S&P 500 negli ultimi anni.
Il termine, coniato nel 2023 da Michael Hartnett di Bank of America, identifica Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft, Nvidia e Tesla, società che hanno ridefinito tecnologia, consumi e dinamiche economiche globali.
I numeri spiegano bene la loro forza: oggi i Magnificent Seven pesano circa il 35% dell’intero S&P 500, contro poco più del 12% nel 2015. Tra il 2015 e il 2024 hanno messo a segno un rendimento complessivo vicino al +700%, surclassando l’indice nel suo complesso.
Solo nel 2025 hanno contribuito a circa il 43% della salita dell’S&P 500, confermando un livello di concentrazione raramente visto nella storia dei mercati azionari.
Goldman Sachs crede nel proseguimento del rialzo delle Mag 7
Secondo Goldman Sachs, questa leadership non è destinata a scomparire nel breve: le mega-cap tecnologiche sono attese generare quasi la metà della crescita degli utili dell’S&P 500 nel 2026, con un aumento stimato del 23% per il gruppo “top 7”, contro un +11% per le restanti 493 società dell’indice.
Le stime portano gli utili complessivi dell’S&P 500 a circa 305 dollari per azione, con una crescita del 12% e un target di indice a 7.600 punti entro fine 2026.
Tuttavia, qualcosa sta iniziando a cambiare
Negli ultimi mesi, il dominio assoluto dei Magnificent Seven ha mostrato le prime crepe. I dubbi sulla sostenibilità degli investimenti in intelligenza artificiale, i margini più bassi legati all’AI infrastrutturale, l’aumento dell’indebitamento e alcune forme di finanziamento “circolare” all’interno dell’ecosistema tech hanno contribuito a raffreddare la performance relativa delle big tech nella parte finale dell’anno.
Allo stesso tempo, il mercato sta iniziando a guardare oltre. Goldman Sachs e un numero crescente di analisti evidenziano come settori tradizionalmente meno celebrati – industriali, materiali, utilities, finanziari e healthcare – mostrino segnali di accelerazione degli utili grazie a un’economia che continua a sorprendere per resilienza.
Non a caso, la Federal Reserve ha recentemente rivisto al rialzo le stime di crescita del PIL USA al 2,3% per il 2026, mantenendo stabile il tasso di disoccupazione atteso.
La rotazione settoriale è appena iniziata
Questa dinamica suggerisce che la rotazione settoriale è appena iniziata, non conclusa. Il mercato non sta “abbandonando” i Magnificent Seven, ma sta cercando di allargare la partecipazione al rialzo.
È un passaggio cruciale: la prosecuzione del bull market dipende sempre meno da pochi titoli e sempre più dalla capacità del resto del listino – i cosiddetti “altri 493” – di raccogliere il testimone.
Come osservano diversi strategist, il vero segnale di forza non sarà un nuovo record di Nvidia o Apple, ma la capacità dell’S&P 500 di salire anche quando le mega-cap rallentano.
Se il rally riuscirà a diventare più diffuso, con leadership condivisa tra tecnologia, finanza, industria ed energia, allora lo scenario di una prosecuzione del rialzo verso fine anno e inizio 2026 resta pienamente credibile.
In sintesi
I Magnificent Seven restano fondamentali, ma il mercato sta lentamente preparando il terreno per una fase più matura, meno concentrata e potenzialmente più sana del ciclo rialzista. Il passaggio del “testimone” è iniziato.
Ora la vera domanda non è se le big tech continueranno a contare, ma quanto velocemente il resto del mercato riuscirà a camminare con le proprie gambe.
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