Manovra 2026: più risorse, ma il potere d’acquisto resta il vero nodo

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
3 min

Nonostante gli interventi, i salari italiani restano tra i più bassi d’Europa e in calo reale dal 1990: basterà questa manovra a invertire la rotta?

Manovra 2026: più risorse, ma il potere d’acquisto resta il vero nodo
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Manovra 2026: più risorse, ma il nodo dei salari resta irrisolto

La Legge di Bilancio 2026 cresce di dimensione e ambizione. Il valore complessivo sale a 18 miliardi di euro, due in più rispetto alle previsioni iniziali, segnale di un tentativo del Governo di ampliare la portata delle misure economiche e sociali in un contesto di forte tensione sul potere d’acquisto.

Le principali misure

Le novità più rilevanti si articolano su quattro direttrici:

  • Revisione dell’ISEE: intervento sul valore della casa con l’esclusione dell’abitazione principale e un impatto stimato di 500 milioni l’anno. L’obiettivo è favorire un accesso più equo alle prestazioni agevolate, soprattutto per le famiglie a reddito medio-basso.

  • Taglio IRPEF: la seconda aliquota scende dal 35% al 33% per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro. La misura, con uno stanziamento complessivo da 9 miliardi in tre anni, punta a sostenere il ceto medio.

  • Adeguamento dei salari: previsti 2 miliardi per compensare parzialmente la perdita di potere d’acquisto dovuta all’inflazione. Una misura simbolica ma insufficiente, considerando che l’Italia è l’unico Paese UE dove i salari reali sono diminuiti rispetto al 1990.

  • Sostegno alle famiglie e alla povertà: circa 3,5 miliardi nel triennio destinati a misure di welfare, con particolare attenzione ai nuclei con figli.

Altri interventi

Sul fronte della spesa pubblica e degli investimenti:

  • Sanità: rifinanziamento aggiuntivo da 2,4 miliardi nel 2026 e 2,65 miliardi nel biennio successivo, per rispondere alla crescente pressione sui servizi regionali.

  • Imprese: incentivi per gli investimenti in beni materiali, con una maggiorazione del costo di acquisizione ai fini fiscali (4 miliardi).

  • Edilizia: proroga per il 2026 delle detrazioni per gli interventi edilizi e una nuova edizione della “pace fiscale”, limitata ai contribuenti che hanno regolarmente presentato la dichiarazione dei redditi.

Le coperture finanziarie arrivano da più fronti: banche e assicurazioni contribuiranno per circa 4,5 miliardi, mentre ulteriori risorse deriveranno dalla rimodulazione del PNRR e dalla revisione di alcuni stanziamenti di bilancio.


Il nodo irrisolto dei salari e del potere d’acquisto

Oltre ai numeri della manovra, resta il problema strutturale del reddito da lavoro.
Dall’inizio del 2021 gli stipendi italiani hanno perso valore reale più che in qualunque altro Paese dell’Eurozona.

Il salario medio non è più sufficiente a coprire i costi essenziali:

  • Solo una persona su cinque riesce a risparmiare con regolarità.

  • Il 55% delle donne ritiene il proprio stipendio non commisurato al lavoro svolto.

  • Il 46% non riesce a mettere da parte nulla a fine mese.

  • Un italiano su dieci non può affrontare spese impreviste di 1.000 euro.

Questa erosione del potere d’acquisto si riflette anche sulla fiducia nel futuro: molti ritengono ormai irraggiungibile l’obiettivo di acquistare una casa o sostenere i figli nel farlo.


Conclusione: una manovra “espansiva” solo a metà

Il Governo presenta la manovra come un passo di responsabilità in un contesto di vincoli europei e risorse limitate. Tuttavia, pur introducendo misure di alleggerimento fiscale e sostegno ai redditi, l’intervento rischia di non incidere davvero sulle cause strutturali della stagnazione salariale e della bassa produttività italiana.

Come ha ironizzato il ministro Giorgetti, “Papa Leone ha fatto il miracolo”. Ma il vero miracolo, oggi, sarebbe restituire ai lavoratori italiani salari dignitosi e prospettive di crescita reale.

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