Vuoi chiedere la NASpI ma hai partita IVA? Ecco come fare!

di FTA Online News pubblicato:
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Se un soggetto perde il proprio lavoro da dipendente e contemporaneamente è titolare di Partita IVA, può richiedere la NASpI? Ci sono delle condizioni da rispettare, eccole!

Vuoi chiedere la NASpI ma hai partita IVA? Ecco come fare!

Chi ha Partita IVA è in una condizione particolare, apparentemente incompatibile con la NASpI, l’indennità di disoccupazione riservata a chi perde involontariamente il proprio lavoro da dipendente. Purtroppo, dalla primavera 2020 (periodo del noto lockdown) molti soggetti hanno deciso di ricorrere a questa misura, proprio perché hanno perso il proprio lavoro.

Per questo motivo, è aumentata in maniera considerevole la spesa statale per soddisfare questa nuova domanda, ma sono nate anche numerose situazioni particolari di soggetti anche titolari di Partita IVA, vale a dire cittadini che esercitano un’altra attività.

In genere, Partita IVA e lavoro da dipendente sono due condizioni alternative, ma non è sempre così. Può infatti capitare che un soggetto che svolge lavoro da dipendente, scelga di aprire Partita IVA per un’altra attività. Magari temporaneamente, per crearsi un’altra entrata, magari stabilmente o ancora per andare a sostituire gradualmente l’attività da dipendente.

La domanda è quindi la seguente: chi ha Partita IVA, può richiedere la NASpI? Ecco la risposta.

NASpI e Partita IVA: cosa sono?

Partiamo dalla base, soprattutto per quanto riguarda l’indennità di disoccupazione NASpI. Si tratta di un aiuto economico rivolto a chi perde il proprio lavoro da dipendente, in modo da avere un’entrata che temporaneamente sostituisca lo stipendio, ormai perduto, in attesa di trovare una nuova occupazione.

Essa dura 24 mensilità e va a scendere nel tempo, con la prospettiva di riuscire a ritrovare un’occupazione in questo lasso di tempo. Due anni non sono effettivamente pochi, ma nella situazione post pandemia potrebbero non essere sufficienti per risolvere la propria situazione.

Al netto di ciò, per ricevere la NASpI è necessario: essere in stato di disoccupazione involontaria (licenziamento, dimissioni per giusta causa, risoluzione consensuale); rispettare un requisito contributivo (almeno 13 settimane di contribuzione nei 4 anni precedenti); rispettare un requisito lavorativo (attualmente sospeso causa pandemia, vale a dire 30 giorni lavorativi effettivi negli ultimi 12 mesi).

Come è semplice intuire, rispettare i criteri per la NASpI non comporta in alcun modo una incompatibilità con l’eventuale partita IVA, sia che sia preesistente, sia che invece venga aperta in un secondo momento. A fare veramente la differenza ai fini della ricezione della NASpI è in realtà la comunicazione che viene fatta nei confronti dell’INPS, che deve necessariamente essere tempestiva e precisa.

NASpI e Partita IVA: si può fare!

Insomma, abbiamo già capito che si può richiedere la NASpI se si è titolari di Partita IVA, ma come appena detto nel paragrafo precedente, bisogna darne comunicazione all’INPS. Una volta fatta domanda all’INPS per la ricezione dell’indennità di disoccupazione, si hanno sostanzialmente trenta giorni di tempo per comunicare anche la propria situazione rispetto ad una eventuale Partita IVA aperta.

Il termine di trenta giorni è necessario per dare questa comunicazione attraverso i moduli predisposti direttamente da INPS, con però anche un altro passaggio fondamentale: è necessario rispettare un importante criterio reddituale rispetto alla propria Partita IVA.

I redditi provenienti dall’attività esercitata con P.IVA devono infatti essere inferiori a 4.800 euro nell’ultimo anno. Se si supera tale soglia, semplicemente non si ha diritto alla NASpI, in quanto si ritiene che il reddito derivante dall’altra attività sia sufficiente.

In tal senso, bisogna tenere presente che 30 giorni è anche la scadenza in caso la Partita IVA venisse aperta successivamente, quando già si era percettori di indennità di disoccupazione. Le due misure sono compatibili, ma ci sono quindi degli obblighi da rispettare ed una soglia reddituale da non superare.

Limiti ragionevoli che rispetto all’obiettivo della misura sono effettivamente sensati, al netto di qualche considerazione che si potrebbe fare sull’importo di tale soglia reddituale.

NASpI e Partita IVA: c’è un’altra possibilità!

Un’altra interessante possibilità riguarda sempre chi è percettore di NASpI ed apre Partita IVA, ma con una prospettiva completamente diversa. Infatti, in questo caso il soggetto non vuole più essere titolare di NASpI ma vuole investire completamente le sue forze nella nuova attività, andando presumibilmente a superare la soglia dei 4.800 euro.

In questo caso, INPS dà una possibilità prevista dal Governo come vero e proprio incentivo per l’inizio di una nuova attività lavorativa: si tratta della cosiddetta “NASpI anticipata”, spettante a chi inizia una nuova attività lavorativa autonoma durante il periodo in cui percepisce NASpI.

La NASpI anticipata non è altro che l’anticipo di tutto l’importo spettante per i mesi rimanenti. Facciamo un esempio al fine di essere più chiari: se Mario Rossi è percettore di NASpI ed inizia una nuova attività autonoma, avrà diritto a ricevere tutta la quota rimanente; se il soggetto fosse arrivato alla decima mensilità, riceverà quindi le altre 14 rimanenti in un’unica soluzione (contando nel calcolo anche il normale décalage).

Queste le caratteristiche più importanti del legame tra NASpI e titolarità di Partita IVA, ma come sempre invitiamo i lettori a documentarsi sui portali ufficiali, in particolare forniti da INPS ed Agenzia delle Entrate.