Oro e dollaro salgono insieme: mercati in equilibrio tra fiducia e rischio di eccesso
pubblicato:L’oro aggiorna i massimi storici nonostante l’aumento dei rendimenti, mentre il dollaro resta sostenuto dalle divergenze monetarie e dal ruolo di valuta rifugio

Rialzo del dollaro, oro ai massimi e mercati in bilico: equilibrio sottile tra tagli dei tassi e rischi globali
Il rafforzamento del dollaro nelle ultime settimane riflette un equilibrio complesso tra aspettative di politica monetaria più espansiva da parte della Federal Reserve e debolezza strutturale delle altre principali valute.
Mentre la Fed ha iniziato il ciclo di tagli dei tassi — due finora nell’anno, con un terzo probabile entro dicembre — il contesto globale resta dominato da divergenze: la Banca Centrale Europea ha già raggiunto il suo obiettivo d’inflazione e mantiene una posizione più prudente, mentre la Bank of Japan prosegue con una politica ultra-accomodante che continua a deprimere lo yen.
Questo scenario di divergenze sostiene la valuta americana come porto sicuro relativo, specie in un momento di incertezza geopolitica e tensioni commerciali. A questo si aggiunge la solidità dell’economia statunitense, che pur rallentando, mostra ancora un mercato del lavoro robusto e una crescita positiva dei consumi.
Il paradosso dell’oro: prezzi record nonostante rendimenti in crescita
Una delle dinamiche più sorprendenti riguarda l’oro, che continua a segnare nuovi massimi storici nonostante i rendimenti obbligazionari — soprattutto i Treasury a 10 anni — restino su livelli elevati. Tradizionalmente, oro e rendimenti reali si muovono in direzioni opposte, ma oggi questa correlazione si è allentata per due motivi principali:
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Domanda di diversificazione e copertura: le incertezze politiche, in particolare in Europa e in Asia, spingono investitori istituzionali e banche centrali a incrementare le riserve auree.
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Perdita di fiducia relativa nelle valute fiat: anche se l’inflazione è sotto controllo, l’enorme espansione monetaria del periodo post-pandemia ha rafforzato la percezione dell’oro come asset di lungo termine non legato alle decisioni delle banche centrali.
Di fatto, l’oro è diventato il “bene rifugio” alternativo al dollaro: entrambi salgono, ma per motivi diversi — il dollaro per la sua liquidità, l’oro per la sua neutralità monetaria.
I verbali del FOMC: un equilibrio tra prudenza e flessibilità
Dalle minute dell’ultimo FOMC emerge un quadro coerente con questa fase: la Fed ritiene che il rallentamento dell’economia sia ordinato e che l’obiettivo d’inflazione al 2% sia raggiungibile senza una recessione. Tuttavia, diversi membri del comitato sottolineano la necessità di mantenere la flessibilità nel ritmo dei tagli, per non riaccendere squilibri nei mercati finanziari.
Il dibattito interno è chiaro: se da un lato i rischi per la crescita aumentano, dall’altro la continua espansione degli asset rischiosi (azioni, credito, real estate) suggerisce che le condizioni finanziarie sono ancora troppo accomodanti.
La Fed si trova quindi a bilanciare la necessità di sostenere l’economia reale senza alimentare un eccesso di liquidità che potrebbe gonfiare nuove bolle.
Elementi chiave tratti dalle minute del FOMC (settembre 2025)
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Sostegno diffuso ai tagli dei tassi entro fine anno
La vasta maggioranza dei partecipanti al FOMC ha ritenuto appropriato proseguire con tagli dei tassi oltre quello già attuato nel meeting di settembre.
In particolare, il documento conferma che i partecipanti attendevano almeno due riduzioni da 25 punti base entro fine anno, e molti ne prevedevano tre. - 2.
Dinamica dei rendimenti e curve dei tassi
Durante il periodo inter-meeting, i rendimenti nominali sui Treasury statunitensi sono scesi di 20-40 punti base, con il calo più pronunciato sui titoli a breve scadenza, provocando un irrigidimento della curva dei rendimenti.
Questo movimento riflette il mercato che ha rivisto al ribasso le aspettative sui tassi futuri, più che un cambiamento radicale nella valutazione delle pressioni inflazionistiche. - 3.
Rischi per il mercato del lavoro e moderazione della crescita
Le minute mettono in luce che i partecipanti al FOMC percepiscono un aumento dei rischi al ribasso per l’occupazione, con segnali di un mercato del lavoro che sta rallentando rispetto ai mesi precedenti.
Il documento registra che la crescita economica si è moderata nel primo semestre e che gli investimenti “finali privati” mostrano segni di rallentamento, in particolare nel settore tecnologico. - 4.
Inflazione persistente e pressione sui policymaker
Nonostante i segnali di rallentamento, l’inflazione (inclusa la componente centrale, “core PCE”) resta sopra il target 2%, generando preoccupazioni tra alcuni membri del Comitato.
Alcuni partecipanti manifestano cautela: essi argomentano che un taglio troppo aggressivo dei tassi potrebbe rischiare di riattivare pressioni inflazionistiche. - 5.
Bilancio, riserve e operazioni di mercato monetario
Le minute offrono anche dettagli su come il FOMC intende gestire il ridimensionamento del proprio bilancio:- •
Si prevede un graduale calo del portafoglio titoli (SOMA) fino a poco oltre 6.000 miliardi di dollari entro la primavera del 2026.
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Viene segnalato un aumento dei tassi repo nel periodo intermedio a causa dell’emissione di titoli del Tesoro e della ricostruzione del Tesoro General Account (TGA).
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Il tasso “effective federal funds” è rimasto stabile, nonostante alcune pressioni sui mercati monetari.
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Voto e dissenso interno
Il voto finale sulla riduzione dei tassi è stato 11 voti favorevoli su 12, con Stephen Miran che si è astenuto in quanto preferiva una riduzione di 50 punti base.
Questa divergenza interna è significativa perché riflette discrepanze nell’appetito al rischio e nelle valutazioni sul bilanciamento tra supporto all’economia e controllo dell’inflazione.
Analisi tecnica: segnali di eccesso e rischio di “return to mean”
Dal punto di vista tecnico, la “pista ciclica” conferma che i principali indici azionari e anche alcune commodities si trovano in una fase di surriscaldamento relativo.
L’indice S&P 500, ad esempio, si muove oltre il 12% sopra la media mobile esponenziale a 200 giorni, una distanza che storicamente precede spesso fasi di consolidamento o correzione. Analogamente, anche il Nasdaq mantiene uno scarto di oltre il 15% dalla propria media di lungo periodo — livelli che in passato (2021, 2018, 2015) hanno anticipato fasi di ritorno verso la media.
In termini pratici, quando il mercato si allontana troppo da queste medie strutturali (200 giorni o 100 settimane), il rischio di un “return to mean” aumenta, ovvero di un rientro fisiologico dei prezzi verso livelli più equilibrati.
Tuttavia, l’attuale contesto di forte momentum e liquidità residua suggerisce che eventuali correzioni potrebbero essere brevi e opportunità di acquisto più che inversioni strutturali.
In sintesi: un bull market ancora sostenuto, ma più fragile
Il quadro generale non è quello di una bolla in senso classico — la crescita dei titoli tech, pur straordinaria, è finora supportata da fondamentali solidi e utili in espansione. Tuttavia, i livelli di concentrazione e le valutazioni elevate aumentano la vulnerabilità dei mercati a eventuali delusioni sugli utili o a un cambiamento di tono della Fed.
L’oro e il dollaro che salgono insieme segnalano che gli investitori stanno accumulando protezioni, anche se l’ottimismo di fondo resta intatto.
Il mercato azionario globale rimane in trend rialzista, ma la distanza dai fondamentali si sta ampliando: il ciclo resta positivo, ma la velocità di salita comincia a diventare un rischio in sé.