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Vino italiano, problemi in vista: il nuovo allarme non è il prezzo ma il podio compromesso

di Emanuela Lombardi pubblicato:
4 min

Sia la grandine che ha rovinato le vigne, sia la siccità prolungata che ha prosciugato l’uva sono alla base del nuovo problema che affligge il vino italiano.

Vino italiano, problemi in vista: il nuovo allarme non è il prezzo ma il podio compromesso

Il vino italiano rischia di andare in corto circuito. D’altronde, trattandosi di un bene voluttuario è logico attendersi una forte correlazione con le congiunture negative.

Vendemmia scarsa ed export in calo, quest'anno 2023 è stato il più complicato degli ultimi 20 anni, stando ai dati monitorati dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly.

Purtroppo i dati dell’ultimo raccolto parlano chiaro. Sia per quanto riguarda le regioni del Nord come Veneto, Friuli e Piemonte, nonché per l'Abruzzo e la Sicilia, le quantità risultano nettamente ridotte, sia a causa della grandine che ha rovinato le vigne, sia per la siccità prolungata che ha prosciugato l’uva.

Il paradosso tra qualità e prezzi è in agguato. E l’Italia perde il primato dell’eccellenza sul podio.

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Vino italiano: i motivi del corto circuito

Il punto è che la qualità dell’uva italiana è da sempre eccelsa. Quindi, il fatto che la quantità si riduca per eventi avversi non significa che ci siano ripercussioni negative, da questo punto di vista.

Piuttosto, il calo di produzione provoca innanzitutto una tendenza al rialzo dei prezzi, fermo restando l’eccellenza qualità del prodotto (in realtà sembra che il vino rosso quest’anno godrà di un’annata ottima).

Il problema, come rileva il segretario generale di Uiv Castelletti è che

la posizione della parte industriale teme effetti speculativi a catena che potrebbero coinvolgere anche regioni e vini non particolarmente toccati da scarsità di prodotto.

Questo significa che anche laddove non ci sono gli estremi per giustificare una criticità, in realtà si tenta il rimbalzo verso l’alto dei prezzi, a causa delle contingenze. Ma la GDO non è disposta ad assorbire tale dinamica e anzi chiede di rivederli al ribasso.

In sostanza, è questo il grande paradosso che le aziende italiane stanno vivendo, in parallelo a un export in assoluto ripiegamento.

Il commercio internazionale del vino italiano

Sempre secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly, che ha esaminato i dati dei primi 7 mesi dell’anno, il commercio internazionale del vino italiano verso l’area extra UE ha registrato segnali negativi inequivocabili e praticamente tendenziali.

Ecco alcuni dati:

  • Stati Uniti -12%, con gli spumanti tricolori a -16% e i fermi imbottigliati a -10%

  • Regno Unito (-3%)

  • Svizzera (-10%)

  • Canada (-20%)

  • Giappone (-16%)

  • Norvegia (-13%)

  • Cina (-27%)

  • Sud Corea (-40%)

  • Australia (-20%)

  • Brasile (-4%).

Il vino italiano perde il primato nel 2023

Gli eventi climatici avversi determinano un calo generalizzato della produzione vinicola a livello globale, come non accadeva dal 1961.

E l’Italia registra una serie di problemi che, come appena riportato, oltre al rincaro dei prezzi e al calo dell’export, fanno sì che perda anche il primato sul podio nell’industria del vino a livello internazionale.

In sostanza, si tratta “solo” del 7% in meno a livello mondiale, che però in un’industria di tale portata equivale a 244,1 milioni di ettolitri.

Il punto è che l’Italia ci ha rimesso sicuramente più degli altri, dal momento che su un elenco di 29 Paesi che costituiscono la quasi totalità del mercato, è quella che registra ben un -12%. Ha fatto peggio solo la Spagna, che però nonostante il suo -14% difende il terzo posto sul podio.

L’Italia -e in questo continuiamo con il paradosso, nonostante la perdita inferiore, perde però il primato e lascia il primo gradino del podio alla Francia.

Dopo 9 anni.

Che dunque si tratti di una congiuntura negativa è sotto gli occhi di tutti. Un risultato ancora più bruciante alla luce dell’ottimo biennio appena concluso.

Ognuno dunque dovrà fare la sua parte, per contribuire al bilancio, nessuno escluso. E in ciò auspicando anche la presenza attiva del Governo, per quanto riguarda l’ideazione di un piano strategico per la promozione del business del vino italiano nel mondo.