Rame, nuovi record con i nuovi dazi Usa in arrivo

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Dagli ETF ai big minerari del metallo rosso, i modi per investire non mancano. Ma oltre alla volatilità tipica delle commodity, si devono considerare i pericoli per l'economia generale

Rame, nuovi record con i nuovi dazi Usa in arrivo

Lo strumento più semplice per investire sul rame è probabilmente l’ETF WisdomTree Copper da 871 milioni di euro di dimensione (GB00B15KXQ89). In queste ore passa di mano a 41,766 euro con un rally del 10,51% che ha lasciato uno strappo sul grafico giornaliero del fondo a gestione passivo.  Ma di cosa si tratta e perché ne parliamo?

Rame, dazi statunitensi al 50% in arrivo ad agosto

Le notizie sono due. La prima è che il presidente Usa Donald Trump ha annunciato nuovi dazi del 50% sul rame: significa un balzo delle tasse applicate all’importazione di rame negli Stati Uniti sui livelli già presenti per altri metalli industriali come l’acciaio e l’alluminio. Che ne sappiamo? Poco.

Il Segretario al Commercio USA Howard Lutnick ieri ha dichiarato che il presidente Trump imporrà questi nuovi dazi del 50% sul rame dal prossimo 1° agosto.

Si tratta del nuovo “Liberation Day” trumpiano che dovrebbe riattivare le tariffe del 2 aprile in diverse giurisdizioni del globo terraqueo dopo le ultime letterine di Washington.
Più o meno nello stesso periodo la Casa Bianca dovrebbe comunicare le proprie decisioni sui dazi su settori strategici come il farmaceutico e i semiconduttori.

Può sembrare che si metta troppa carne al fuoco con questa raffica di temi, ma serve a spiegare che anche questi ultimi annunci, così come il rinvio dal 9 luglio al 1° agosto e l'imposizione di nuove condizioni, si inseriscono nel contesto delle trattative muscolari dell’inquilino della Casa Bianca. Va inoltre precisato, a corollario, che sempre meno i mercati sembrano credere a Trump dopo le numerose giravolte effettuate anche di recente.

Rame, prezzi su nuovi record storici

Ma torniamo al rame. In questo caso il mercato ha reagito invece con decisione, come si vede dal balzo citato dell’ETF e soprattutto come si nota dalle performance del future sul rame al COMEX che ha aggiornato i massimi storici a 5,682 dollari a libbra.

Il contratto sull’LME, il London Metal Exchange della Borsa di Hong Kong che a Londra fissa un altro benchmark per diverse materie prime ha invece ripiegato fatto un ripiegamento su quota 9.665 dollari, ma va detto che si tratta di un prezzo aggiornato alla mezzanotte di ieri, con contratti caratterizzati da lotti da 25 tonnellate e regolamento fisico. In ogni caso anche questo prodotto ha registrato un rialzo dell’8,63% in tre mesi e del 10,6% da inizio anno.

I pericoli sono industriali e persino macroeconomici visto il carattere strategico del metallo rosso per l’elettrificazione dei consumi, compresi quelli dei server per l’AI, e per la transizione energetica.

Rame, dai rincari subito spunti per Prysmian

Il rally di queste ore del colosso italiano dei cavi Prysmian (+38,3% a € 61,86) conferma però il rapido adattamento del mercato che potrebbe scontare in questo caso l’acquisizione miliardaria da parte di Prysmian di Encore Wire, colosso Usa attivo proprio nella produzione di cavi in rame e quindi capace con la produzione domestica Usa di spuntare vantaggi competitivi importanti in caso di nuove barriere doganali sul rame.

A Reuters la stessa Prysmian ha confermato le opportunità del nuovo potenziale dazio del 50%: “Siamo il maggiore single buyer di rame a livello mondiale e il leader nel settore dei cavi negli Stati Uniti”.

Prysmian potrebbe insomma guadagnare ancora una volta dal proprio vantaggio competitivo dimensionale e dall’integrazione verticale sempre più completa nel rame Usa.

Rame, un mercato globale, gli Stati Uniti ne fanno metà a casa

Di certo il peso degli Stati Uniti nel mercato globale del rame travalica i confini domestici Usa. Va considerato che il mercato mondiale del rame, come sempre accade un multiplo finanziario delle effettive transazioni sul rame fisico, ammontava a 214,88 miliardi di dollari l’anno scorso.

I Paesi protagonisti per l’estrazione mineraria sono Cile (24% dell’estrazione mondiale), Repubblica Democratica del Congo (16%) e Perù (11%). Nella raffinazione eccelle invece la Cina (47%), seguita a distanza importante da Repubblica Democratica del Congo (7%) e dal Cile (6%). Gli Stati Uniti hanno importato nel 2024 ben 810 mila tonnellate di rame raffinato, circa la metà di quanto gliene serve.

Una quota molto rilevante del rame di cui gli servono giunge dunque da produzione locale e in particolare è nell’Arizona che si trovano circa due terzi delle produzioni nazionali. Questo apre la strada ad altre considerazioni per i potenziali investitori del rame.

Rame, i vari strumenti per investire

Un modo per investire in una commodity è quello di comprare i future sulla stessa, è un sistema cui ricorrono soprattutto investitori professionali e industriali che possono trattare lotti dal prezzo elevato e/o hanno bisogno davvero di tonnellate fisiche di materie prime per le proprie attività. Un altro sistema, decisamente più adatto ai piccoli investitori è quello che precede l’investimento tramite ETF, come appunto il citato WisdomTree Copper (GB00B15KXQ89). Bisogna sempre capire di cosa si tratta: è un fondo a gestione passiva, un ETF appunto, che prevede quindi dei costi di gestione (per esempio su Fineco sono dello 0,54% l’anno) e prevedibilmente anche delle commissioni per la compravendita dei titoli.

Il fondo replica sostanzialmente le performance dell’indice Bloomberg Commodity Copper Subindex 4W Total Return (BCOMHG4T). Si tratta di un indice che a sua volta replica le performance dei citati future sul rame.

Un altro modo ancora di investire in una materia prima è invece quello dell’investimento in ETF su società del settore, per esempio ETF sul settore minerario, come il VanEck S&P Global Mining UCITS ETF A (IE00BDFBTQ78) delle dimensioni di 575 milioni di euro, o direttamente in società specifiche che operano in queste campo, come per esempio degli operatori minerari statunitensi che estraggono rame negli States, come Freeport McMoran, colosso Usa del settore con un focus specifico sul rame che a New York capitalizzava ieri 64,81 miliardi di dollari dopo una seduta vivace che aveva visto un allungo fino a 49,12 dollari e una chiusura a $ 46,27.

Non si tratta in questo caso di prezzi record, perché i massimi del maggio 2024 a 55,24 dollari rimangono lontani, ma va detto che il titolo è reduce da un rally del 67% dai minimi di aprile e ieri ha registrato volumi decisamente superiori alla media.

Ci sono insomma tutti gli ingredienti per una scossa ulteriore ai prezzi del metallo industriale più famoso del mondo, il rame potrebbe davvero aggiornare nuovi record con la forzatura dei dazi Usa.

Ma va detto che sarebbe probabilmente un boomerang per numerosi altri settori dell’economia e che un rialzo dei prezzi eccessivo potrebbe non soltanto danneggiare la produzione industriale, ma anche generare spinte inflattive importanti capaci di manomettere le politiche monetarie della Fed.

Anche la Casa Bianca, insomma, rischia di prendere la scossa.