Recordati, la vendita lampo del 5% deprime i corsi, ma il dossier resta caldo
pubblicato:CVC cede le quote a sconto e comprime i prezzi reduci da recenti nuovi massimi. Il dossier della vendita della maggioranza si congela per 90 giorni, ma è solo un rinvio e probabilmente se ne riparlerà nelle prossime settimane. D'altronde il private equity britannico si sta impegnando anche su TIM e quindi nuove risorse potrebbero far comodo

Quando nel 2018 la famiglia Recordati cedette la maggioranza del colosso farmaceutico al fondo di private equity britannico CVC per 3 miliardi di euro il prezzo pattuito per le azioni fu di 28 euro l’una.
Ieri CVC, tramite Rossini Sarl, la controllata lussemburghese che fa riferimento a un consorzio di fondi guidati da CVC, ha venduto il 5% circa di Recordati a 55,7 euro per azione. Su quei 10,5 milioni di azioni significa una plusvalenza di circa 290,8 milioni di euro.
D’altronde i sette anni per un private equity sono un periodo anche lungo per la detenzione di una posizione e in effetti, come noto, da tempo circolano voci di un disimpegno del colosso da 200 miliardi di asset in gestione guidato da Rob Lucas.
Oltretutto, come noto, CVC secondo i rumors sarebbe interessata a comprare le quote di Vivendi in TIM e starebbe già dialogando con Poste, neoazionista di Telecom con il 9,8% del capitale, per sbloccare un dossier che potrebbe approdare alla fusione tra TIM e Iliad. Quei 290,8 milioni di euro potrebbero insomma fare comodo, anche se sul fronte Recordati lasciano incerto il futuro del controllo del gruppo.
Recordati, scatta il lock up di 90 giorni sul 47% residuo
Ieri l’azione di Recordati aveva chiuso a 59,6 euro, il prezzo del collocamento rapido (l’accelerated bookbuilding in sigla ABB) da 55,7 euro implica quindi uno sconto sui corsi di oltre il 6,5% e questo si lega direttamente al crollo odierno del titolo (-4,67% a 57,1 euro in queste ore dopo un minimo a 55,4).
Ma la partita della cessione del controllo resta in piedi, anche se inevitabilmente appare rinviata.
Rossini/CVC mantiene il 46,82% del capitale di Recordati, ma ha siglato un contratto di lock-up di 90 giorni per queste quote, quindi ha tre mesi per studiare la situazione e trovare un eventuale acquirente.
Recordati, i prezzi accusano il colpo, ma non troppo
Il collocamento accelerato è stato gestito da Goldman Sachs, J.P. Morgan e Deutsche Bank, adesso si riparte, ma non si può dire che l’ABB di CVC abbia peccato di tempismo perché appena giovedì scorso il titolo di Recordati aveva aggiornato i massimi storici a 60,95 euro.
Il segnale era stato forte anche perché i prezzi avevano messo a segno un rally a partire dalla fine di dicembre e avevano scavalcato agevolmente i massimi dell’agosto 2021 a 57,9 euro, livello sotto il quale i prezzi oggi ridiscendono con un gap down da circa il 3,7% che ora potrebbe diventare una calamita al rialzo.
La struttura grafica delle azioni di Recordati non è troppo scossa neanche dallo strappo odierno al ribasso. La trendline rialzista in forza dai minimi dell’ottobre 2022 (a 34,52 euro soltanto) è stata ridimensionata dai minimi di novembre e dicembre, ma rimane un supporto dinamico solido e nel breve ci sono dei sostegni statici anche a 54,8 e a 53,4 euro circa.
Niente di preoccupante insomma, il titolo regge e anzi i ribassi odierni potrebbero costituire delle occasioni di ingresso, almeno per due ordini di motivi.
CVC, abortito il merger con Angelini si guarda altrove
Il primo è che CVC ha chiaramente l’intenzione di valorizzare il proprio investimento in Recordati, la società va bene e il titolo è appunto ben prezzato, quindi si apre un’opportunità. È vero che il progetto di un maxi-polo italiano farmaceutico da creare con la combinazione tra Recordati e Angelini Pharma è abortito.
La stessa CVC a smentito a fine gennaio le voci di una possibile fusione con il gruppo aggiungendo che non sono previsti dialoghi con il management o i soci di Angelini.
D’altronde per Angelini, che ha 3 miliardi di patrimonio e 1,7 miliardi di debito, l’acquisizione della maggioranza di Recordati, per un valore di Borsa di almeno 5,6 miliardi di euro, avrebbe comunque comportato un aumento di capitale o un supporto da investitori terzi, quindi vincoli rilevanti sul futuro.
CVC, secondo le indiscrezioni aveva anche sondato alcuni grandi fondi sovrani come Pif, Adia e l’Ontario Teachers’ Pension Plan, ma l’eventuale deal era parso subito in salita.
Così ora prende tempo e non è detto che non sia un vantaggio. Recordati infatti va bene e il settore farmaceutico rientra nei radar degli investitori internazionali dopo le secce del dopo-Covid.
Recordati, i risultati in crescita del 2024 sono piaciuti agli analisti
Appena lo scorso 13 febbraio Recordati ha pubblicato i dati preliminari del bilancio 2024 e ottenuto un coro di approvazione da diverse banche d’affari. Mediobanca ha commentato: “Il 2024 è stato ancora una volta un anno di risultati formidabili per Recordati” e ha alzato il prezzo obiettivo da 61,3 a 67,5 euro (outperform).
Banca Akros aveva alzato il target a 66,5 euro (accumulate) e sottolineato non soltanto la crescita delle vendite del 12,4% (a 2,34 miliardi) e dell’Ebitda del 12,5% (a 865,8 milioni) ma anche la generazione di cassa (free cash flow) di 535,1 milioni che era cresciuta di 79,1 milioni in un anno.
Per Banca Akros un atout non indifferente era poi costituito proprio dall’appeal speculativo regalato al titolo dalla volontà di disimpegno di CVC.
Anche Equita SIM aveva alzato il target a 65 euro (buy) e lodato la migliore visibilità sulla crescita dovuta al fatto che i 3 farmaci per le malattie rare di cui sono state alzate le peak sales garantirebbero il 4% di crescita annua dei ricavi.
Di certo Recordati si conferma solida, se il debito netto di 2,154 miliardi di euro supera il patrimonio netto pari a 1,876 miliardi, la leva finanziaria pro forma (PFN/EBITDA) è sotto il 2,4x, quindi molto bassa.
Ai prezzi di oggi il P/E 2024 (price/earnings ossia rapporto tra il prezzo e gli utili) è di 20,98x mentre il P/E Forward, calcolato sul punto medio degli utili rettificati attesi da Recordati in quest’anno 2025, scende a 18,23, scontando l’attesa crescita degli utili: da 568,9 milioni a 655 milioni di euro significherebbe un ricco +15%
D’altronde l’anno scorso i private equity come CVC hanno siglato nel settore sanitario dell'Europa occidentale accordi per ben 10 miliardi di dollari, accordi piccolini (il maggiore è stato l’acquisto del 67% di Vamed da parte di PAI Partners per 600 milioni), ma quest’anno probabilmente con il calo dei tassi i deal potrebbero crescere di dimensione.
A questo punto CVC ha, come detto, 90 giorni per trovare un nuovo acquirente per le quote di Recordati.
Le eventuali manovre su TIM potrebbero incoraggiare i lavori in tal senso, ma di certo la società sembra destinata per l’estate a rientrare nel mirino dell’alta finanza.