Riforma pensioni 2026, TFR nei fondi in automatico e nuova Quota 41, quali sono le novità
pubblicato:Riforma pensioni 2026: dal TFR destinato in automatico ai fondi fino alla Quota 41 flessibile con esenzioni, ecco tutte le possibili novità in arrivo.

In sede di Governo prosegue la discussione sulla tanto attesa riforma pensioni 2026, che potrebbe stravolgere l’accesso al trattamento pensionistico per gli italiani a partire dal prossimo anno. Nelle ultime settimane, sono state moltissime le ipotesi sulle quali si è discusso: ampio spazio, ad esempio, è stato dato alla questione delle forme di accesso anticipato alla pensione. Si parla di una possibile Opzione Donna rafforzata, così come del probabile addio, a partire dal prossimo anno, alla Quota 103. Ma c’è una novità che, negli ultimi giorni, ha attirato l’attenzione, non solo dei lavoratori prossimi alla pensione, ma soprattutto dei giovani e di coloro che sono attualmente alla ricerca di un lavoro. A partire dal 2026, infatti, il TFR potrebbe essere versato in automatico nei fondi pensione.
Riforma pensioni 2026, TFR nei fondi in automatico: come funziona il silenzio assenso al contrario
Stando agli ultimi aggiornamenti sulla riforma pensioni 2026, l’esecutivo starebbe elaborando un provvedimento per far sì che il TFR confluisca in automatico all’interno dei fondi pensione.
Di questa possibilità ha parlato, nei giorni scorso, il Sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, il quale ha confermato che questa novità potrebbe essere inserita all’interno della Manovra 2026.
Se il provvedimento dovesse vedere la luce, la novità riguarderebbe i neoassunti. Non vige, ovviamente, alcun obbligo: non sarà dunque obbligatorio destinare il TFR alla previdenza complementare.
Tuttavia, il lavoratore non interessato dovrà eventualmente comunicare in maniera esplicita la propria scelta. Si parla per questo di “silenzio assenso al contrario”.
In questo caso, il lavoratore dovrà chiarire, entro sei mesi dalla prima assunzione, se desidera lasciare il TFR in azienda.
La proposta nasce dalla volontà del Governo di potenziare le forme di previdenza complementare, dato che la pensione statale non sempre garantisce il sostentamento del pensionato, dato il basso importo previsto.
La novità, invece, permetterebbe l’ottenimento di una rendita aggiuntiva, soprattutto a chi ha avuto una carriera lavorativa discontinua.
In cantiere una Quota 41 flessibile
Oltre alla novità sul TFR, c’è in cantiere anche la cosiddetta Quota 41 flessibile, della quale in realtà si parla ormai da diversi anni.
Dato che la Quota 103 quasi certamente non verrà confermata, la riforma pensioni 2026 dovrà prevedere una nuova forma di accesso alla pensione anticipata.
È quindi possibile che venga concesso l’accesso al trattamento in anticipo con 62 anni di età e 41 anni di contribuzione.
Penalità ed esenzioni
La Quota 41 flessibile, ovviamente, prevede anche una penalizzazione sull’assegno pensionistico, che verrà ridotto sulla base degli anni di anticipo.
La penalità ipotizzata è del 2% per ogni anno di anticipo rispetto all’età della pensione di vecchiaia (oggi fissata a 67 anni).
Tuttavia, si sta anche studiando un metodo per introdurre delle esenzioni in caso di reddito basso.
In sostanza, con la nuova riforma pensioni 2026, qualora venisse introdotta la Quota 41, gli interessati con ISEE basso potrebbero non dover fare i conti con le penalità all’assegno pensionistico previste dall’accesso alla pensione anticipata.
Si parla di un’esenzione dalla penalizzazione che potrebbe riguardare i redditi sotto i 35.000 annui, anche se non ci sono ancora conferme ufficiali.