S&P 500 e Nasdaq segnano i nuovi massimi. Tracollo per Intel
pubblicato:Dopo una seduta in negativo per l'Asia-Pacific (a Tokyo il Nikkei 225 aveva perso lo 0,88% venerdì) e contrastata per l'Europa (chiusura in calo di appena lo 0,06% per l'Euro Stoxx 50), l'ottava termina invece con il segno più per Wall Street. Ottava che, sviluppi della guerra commerciale di Donald Trump a parte, è stata caratterizzata nel bene e nel male dalle trimestrali della Corporate America. Secondo i dati di FactSet, citati dalla Cncb, oltre l'82% delle 169 aziende parte dell'S&P 500 che hanno presentato i risultati ha battuto le stime degli analisti.
S&P 500 e Nasdaq Composite aggiornano ancora i loro massimi (quattordicesimo record nel 2025 per l'S&P 500, il quinto consecutivo), con rialzi dello 0,40% (25,29 punti) a 6.388,64 punti, e dello 0,24% (50,36 punti), a 21.108,32 punti. Bene anche il Dow Jones Industrial Average, migliore dei tre principali indici newyorkesi con una crescita dello 0,47% (208,01 punti) a 44.901,92 punti, non lontano dai massimi storici di 45.014,04 punti del 4 dicembre 2024. In vetta al Dow Jones con un guadagno dell'1,36% si piazza intanto Goldman Sachs.
Tra gli 11 sottoindici che compongono l'S&P 500 una schiacciante maggioranza è in recupero. Solo due infatti sono quelli in arretramento: Energy in declino dello 0,40% dopo i netti guadagni registrati in settimana, e Communication Services (in calo dello 0,19%). Le performance migliori sono invece di Materials e Industrials, in progresso dell'1,17% e dello 0,98% rispettivamente, in scia al rally del 5,45% registrato dal gruppo chimico LyondellBasell Industries e ai rialzi dell'1,32% e dello 0,98% di 3M e Caterpillar, tra i migliori del Dow Jones.
Giornata da dimenticare, invece, per Intel che chiude con un tracollo dell'8,53% dopo avere comunicato per il secondo trimestre ricavi sostanzialmente invariati a 12,9 miliardi, contro i 12,0 miliardi stimati dagli analisti. La profittabilità del colosso dei chip è però ancora condizionata dalle spese per la ristrutturazione e nei tre mesi sono stati anche registrati svalutazioni per 800 milioni e 200 milioni di "costi una tantum". Il risultato è stato un rosso quasi raddoppiato da 1,6 a 2,9 miliardi (10 centesimi per azione, contro il centesimo di utile atteso).
Sul fronte macroeconomico, in giugno gli ordinativi di beni durevoli sono crollati in Usa del 9,3% sequenziale, dopo il rimbalzo del 16,5% della lettura finale di maggio (6,6% la flessione di aprile) e contro il declino dell'11,1% del consensus di Dow Jones Newswires e Wall Street Journal. Secondo quanto emerge dai dati dello U.S. Census Bureau, gli ordinativi di beni durevoli core (escludendo i trasporti) sono invece cresciuti dello 0,2% contro lo 0,6% del mese precedente (invariata la lettura di aprile) e l'incremento dello 0,1% atteso dagli economisti.
RR - www.ftaonline.com