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Saipem prova a voltare pagina

di FTA Online News pubblicato:
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Saipem, nuovo piano, nuovi obiettivi e aumento di capitale garantito. Sarà quasi il doppio della capitalizzazione di oggi, ma i prossimi mesi saranno cruciali. La Borsa intanto sconta una diluizione prevedibile.

Saipem prova a voltare pagina

Il patrimonio netto di Saipem a fine 2020 (quando il gruppo aveva già perso 1,13 miliardi) era di 2,923 miliardi, a fine 2021 si polverizza a 326 milioni di euro. Nel mezzo un calo del 6,4% dei ricavi a 6,87 miliardi (grave, ma ancora gestibile) e soprattutto un rosso da 1,65 miliardi di euro nell’ebitda, contro un già ridotto saldo di 428 milioni di euro nel 2020 (-1,65 mld vs. +614 mln in termini di ebitda adjusted). Il risultato è la capacità di perdere 2,467 miliardi di euro nel 2021, un anno in cui invece il settore energetico è stato il migliore a Wall Street e in cui anche l’Euro Stoxx Total Market Energy non ha fatto male. Nel tagliare a febbraio il rating di Saipem da BB a BB- (ben inserito dunque nel livello dei junk bond), S&P ha evidenziato che i concorrenti della compagnia hanno registrato sì aumenti dei costi e delle materie prime oltre a problemi logistici dovuti al Covid, ma minori.

L’indebitamento finanziario netto del gruppo (post lease liability IRFS16, visto che ormai i nuovi standard sono a regime) è di 1,54 miliardi contro gli 1,22 miliardi di fine 2020: un aumento del debito netto del 25,7% mentre gli ordini acquisiti precipitavano del 16,8% da 8,66 a 7,2 miliardi. Certo c’è stato il taglio degli investimenti nel settore che ha pesato su tutti e che ora sembra destinato a un’inversione di tendenza, forse testimoniata dalla moltiplicazione per cinque degli ordini del quarto trimestre 2021 rispetto a quelli del terzo trimestre, ma i numeri restano duri.

Saipem, da dove i guai

Per Saipem il disastro maggiore è stato il passaggio nelle aree chiave dell’E&C Offshore (Exploration & Construction Offshore), passata da un ebitda adjusted positivo per 235 milioni a uno negativo per 954 milioni, e dell’E&C Onshore, passato da un ebitda adjusted positivo per 193 milioni a uno negativo per 436 milioni.
È stato effetto soprattutto di quella backlog review da 1,02 miliardi che ha tirato fuori il profit warning del gruppo, il terzo in soli 10 anni. In particolare le “difficoltà” su “specifiche commesse Offshore wind e E&C onshore”. Nei guai soprattutto 8 progetti sui 22 coperti dalla review.
Complessivamente il gruppo ha segnalato 580 milioni di impatto negativo in termini di ebitda da progetti dell’offshore wind e 440 milioni da progetti E&C Onshore. L’entità delle perdite e la rapidità della loro emersione hanno chiamato in causa - ca va sans dire - le responsabilità del top management e la credibilità della società. Oggi, nel giorno in cui i dati vengono ufficializzati al mercato insieme al piano di 2022-2025 e ai dettagli dell’aumento di capitale di cui il gruppo necessita immediatamente, il titolo segna una nuova ondata di vendite, un -6,99% a metà seduta (dopo sospensioni in mattinata) che riduce il valore del titolo a 1,01 euro e la capitalizzazione a circa 1,1 miliardi. Un anno fa la media mobile a 100 sedute del titolo era a circa 2,20 euro, a fine 2019, prima della pandemia sui 4,45 euro. Ma vediamo i piani per il futuro.

Saipem, aumento di capitale garantito (ma due volte la capitalizzazione)

Saipem ha annunciato entro la fine dell’anno un aumento di capitale da 2 miliardi di euro. Eni e CDP si sono impegnate, come previsto, a sottoscriverne il pro-quota del 43% (860 milioni), mentre il resto verrà senz’altro coperto, visto che è stato previsto un accordo di pre-underwriting con primarie banche nazionali e internazionali. Nell’immediato previsto un salvagente di liquidità da 1,5 miliardi di euro di cui 645 milioni approntati da Eni e CDP e il resto da un pool di banche a titolo di finanziamento.

Se si considera che un aumento di capitale da 2 miliardi si confronta con una capitalizzazione di circa 1,1 miliardi, si comprende il legittimo timore su una ulteriore diluzione dei valori di Borsa. Questioni temporanee? Forse. Sicuramente chi ha in portafoglio il titolo dovrà fare bene i suoi calcoli quando uscirà il prezzo proposto per l’aumento.

Cosa promette ora Saipem nell’orizzonte del piano al 2025?

L’obiettivo è aumentare i ricavi in media del 15% ogni anno dal 2022 al 2025. In particolare la maggiore crescita dei ricavi è prevista nel settore dell’Offshore Wind (CAGR 2021-25 >30%), seguito dal drilling offshore (CAGR 2021-25 = 16%) e dall’E&C offshore (CAGR 2021-25 = 8%).

Il gruppo punta inoltre a ridurre già quest’anno i costi di struttura di oltre 150 milioni di euro e di oltre 300 mln nel 2024.

Ci sono però anche alcune azioni rilevanti e non incluse nel piano che la società ha segnalato e potrebbero portare in cassa la rilevante cifra di 1,5 miliardi di euro (quanto la liquidità d’emergenza): “Tali azioni aggiuntive includono la monetizzazione di asset, la rinegoziazione di contratti esistenti e la valorizzazione del business drilling onshore.

In merito alla valorizzazione del drilling onshore, Saipem ha in corso un negoziato su base esclusiva con un primario operatore internazionale”. Dunque il drilling onshore potrebbe essere venduto in un tempo relativamente breve a un grande operatore del settore. Il suo peso sul portafoglio è ridotto: 1,5 miliardi di euro circa su un portafoglio ordini complessivo di 22,73 miliardi a fine 2021 (la cifra non cambia se si considera il portafoglio con le società non consolidate che è di 24,68 mld).

I nuovi piani ovviamente non prevedono nuove acquisizioni in Russia, d’altronde Mosca pesa l’1% dell’IFRS Backlog e l’8% (che non è poi così poco) se si considerano le società non consolidate.

Saipem, le prossime mosse

A questo punto serve ovviamente della prospettiva, se si vuole ricostruire una credibilità profondamente minata. Già si è imposta una revisione della governance non da poco con la nuova direzione generale assegnata ad Alessandro Puliti e l’ingresso di Paolo Calcagnini (vicedirettore generale CDP) nel management, una manovra che in molti hanno letto come una sorta di commissariamento dell’ad Francesco Caio. Nuove figure che si aggiungono ad Antonio Paccioretti, CFO di Saipem dallo scorso giugno. Di certo la figura di Caio resta in bilico, nonostante – riportano alcuni osservatori – goda ancora del supporto dell’ad di Eni Claudio Descalzi e forse del segretario del Pd Enrico Letta che lo nominò commissario per l’attuazione dell’Agenda Digitale nel 2014.

Caio è diventato ad di Saipem lo scorso anno, passando così dalla presidenza alla guida operativa della società che ha rilevato dall’ex ad Francesco Cao. Anche lo scorso aprile non mancavano però le difficoltà: Saipem aveva già chiuso un bilancio in pesante rosso nel 2020, la crisi di mobilità della pandemia e la svolta green europea avevano falciato pesantemente gli investimenti nel settore petrolifero, cause legali del passato continuavano a ipotecare il futuro e in Mozambico Total aveva annunciato che il progetto Mozambique LNG avrebbe subito un ritardo di almeno un anno. Un progetto da 20 miliardi di dollari nel Nord del Paese che solo da poco i francesi stanno provando a riavviare dopo averlo dovuto congelare per via di una rivolta l’anno scorso collegata ai rappresentanti dello Stato Islamico. Saipem era chiamata in causa pesantemente in quanto presente nel progetto fin dal 2019, quando il piano era di Anadarko e Saipem progettava una quota di competenza nel relativo contratto EPC da 6 miliardi di dollari circa.

Ora Saipem decide di voltare pagina, un po’ per cogliere l’aria che tira con la transizione ecologica, un po’ per necessità. Così il percorso di ritorno alla redditività passa da un’accelerazione sull’E&C Offshore e il drilling Offshore, da una maggiore selettività sui progetti E&C Onshore (meno Russia e in genere meno ordini previsti), da un controllato approccio all’Offshore Wind (2,8 miliardi di euro di ordini in acquisizione previsti nel periodo del piano) e da una maggiore attenzione al carbon storage, a robotica e servizi sottomarini, al riciclo della plastica, alla generazione di idrogeno verde. Complessivamente sull’Offshore Wind c’è un derisking. Di certo il passaggio del prossimo aumento di capitale, nonostante l’assicurazione sulla liquidità di medio periodo, sarà fondamentale.

(Giovanni Digiacomo)